Dire, fare e baciare a tempo di jazz. “Preludio a un bacio” di Tony Laudadio
Preludio a un bacio, il nuovo romanzo di Tony Laudadio, pubblicato da NN Editore, è un romanzo dove ogni azione e parola è vissuta e scandita a ritmo di jazz.
La Generative Typography tentò di riscrivere colonne sonore jazz «come piattaforme a partire dalle quali un algoritmo decide, a seconda dello strumento, della nota, del tono, come le parole appariranno sulla pagina.» Ma il romanzo di Laudadio va oltre la Generative Typography, ovvero coinvolge non solo con la parola ma anche con l'arte fine della musica intrecciando continuamente ritmi narrativi con una pluralità di espedienti musicali.
Si può affermare che la musicalità di Preludio a un bacio rievochi, in alcune parti, a quella de Il Grande Gatsby di Scott Fitzgerald.
Il romanzo di Laudadio è schietto, sincero e va dritto al punto come la musica. In particolare come il jazz così imprevedibile e toccante. La scrittura è gestita come se fosse una composizione trasmettendo melodie in previsione degli eventi che stanno per accadere.
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Laudadio ciò che pensa della parola lo esprime nell’introduzione e mantiene la promessa per tutto il romanzo:
«La parola è sorella stronza della musica. È invidiosa, perfida, ti convince a fidarti di lei mentre parli, e dopo ti accorgi di aver fatto un disastro. Anziché aiutarti a costruire ponti, si affanna a distruggerli. È disonesta, la parola, e per questo spesso taccio.»
Invece la musica non mente mai:
«Però con la musica, e qui sta il punto, non si può mentire neanche volendo, neanche provandoci con tutte le forze: la musica non mente mai. Quando suoni riveli sempre quello che sei, la tua misura d'uomo oltre che di musicista. Al contrario, la parola è sempre un artificio. Non svela ma nasconde, distorce o comunque tradisce ciò che vorrebbe comunicare. È un intralcio più che un aiuto, un abisso di distanza e inadeguatezza: la parola sta al pensiero come una candela al fulmine, una passeggiata ai viaggi interstellari, una giostra ad un terremoto.»
Il protagonista del romanzo, Emanuele, è un barbone e un artista di strada. Vive alla giornata nutrendosi unicamente della sua arte. Si accontenta di tutto e butta in alcol, dove affoga i suoi dispiaceri e la sua disillusione, il poco denaro che guadagna. Ha gettato via la propria giovinezza fino a ridursi a vivere di stenti e carità:
«Del resto, cos'altro puoi fare della giovinezza, se non dissiparla? Cos'è rimasto? Lo strumento, più che lo strumentista. Solo le cose restano, mai le persone, per questo compriamo i souvenir.»
Poi, un giorno mentre si sta esibendo con il suo sassofono, viene aggredito e si ritrova in coma in un letto di ospedale. Al suo risveglio qualcosa è cambiato, soprattutto il suo modo di vedere la sua vita. Prevale la consapevolezza del dover affrontare l’esistenza in modo diverso nonostante la paura del riacquistare la propria dignità:
«Dignità: come è facile diventare presuntuosi appena se ne recupera un minimo. Perderla, in fin dei conti, ridimensiona tutte le aspettative umane.»
L'unico rapporto umano che Emanuele ha coltivato è quello con Maria, la ragazza del bar che si prende cura di lui. Maria lo ama ma lui non potrà mai ricambiarla dello stesso amore poiché non gli è possibile. Il passato e il presente di Emanuele s’intrecciano tra ricordi e l'avvicendarsi dei nuovi eventi. Permane in lui il desiderio di riscatto e di ricostruire una giovinezza dissipata:
«Come sono belli, i ragazzi, penso mentre suono. Li invidio, vorrei la loro pace. Di più: vorrei la loro gioventù, gliela vorrei strappare a morsi, vorrei poter succhiare la loro età come un vampiro, riempirmene la pancia, o aspirarne completamente il profumo come da un fiore, rubare i loro anni e la loro freschezza, tornare ad essere come loro, esattamente come sono loro. È un pensiero estenuante e disperato, lo faccio passare attraverso il sassofono, in modo che non possa essere frainteso.»
Tutto si svolgerà e terminerà nel tempo breve e magico delle feste natalizie fino al giorno dell’Epifania: il giorno dove avverrà appunto una rivelazione che porterà ad un finale a sorpresa.
Il titolo del romanzo Preludio a un bacio è un riferimento al brano di Duke Ellington e interpretato dalla voce di velluto Billy Holiday, Prelude to kiss. La canzone è colonna sonora di due capitoli. Nel romanzo, Emanuele aspira da anni a un bacio che finalmente arriva, e quale poteva essere colonna sonora migliore di questa con la sua prorompente forza?
«Quel bacio ti sta esaltando, mi dice il sax, ammettilo. E certo, certo che sono esaltato, rispondo mentre avvio il tema Prelude to kiss di Duke Ellington, lo stesso che suonavo quando mi hanno spaccato la testa. E ora mi sembra che tutta la musica che ho suonato negli ultimi venticinque anni sia solo un preludio a questo bacio.»
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Lo stile dello scrittore è ironico e tagliente mai banale. Il romanzo è intenso, evocativo e intriso di una certa sensualità. Dov'è la felicità? Cosa è giusto? Questi sono gli interrogativi che emergono tra le righe “dello spartito” di questo romanzo. Che tocca il cuore e lo fa in profondità.
Tony Laudadio che si è formato alla bottega teatrale di Vittorio Gassman e ha lavorato con grandi interpreti (Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti, John Turturro, Margherita Buy, Toni Servillo), ha scritto e curato la regia di opere teatrali di successo.
Con il suo quarto romanzo Preludio a un bacio dà prova convincente di scrittura.
Per la prima foto, copyright: Dewet Willemse.
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