Daniel e Zeno
Lo ammetto, soffro del disturbo della doppia cultura, quella romena e quella italiana, e questo fattore interviene ogni volta quando leggo un libro. Se l’autore è italiano, vado subito a cercare mentalmente un autore romeno che gli somigli, per tema, stile, struttura. Idem al contrario. Certe volte, però, questo mio disturbo mi spinge anche a ricreare i quadri storici e culturali nei quali quel tal scrittore redigeva la sua opera. Ovvio, l’esercizio involontario mi ha creato certi dispiaceri, specie quando ho rivolto lo sguardo agli albori della letteratura e ho scoperto un abisso tra i due paesi. Mi sono rincuorata con la storia più recente, quando le differenze sono divenute più sfumate.
Seguendo, però, la consuetudine, mi è accaduto lo stesso anche nel caso di Cezar Paul-Badescu e del suo romanzo Le giovinezze di Daniel Abagiu (Tineretile lui Daniel Abagiu, ed. Polirom). Daniel è un giovane antieroe, goffo, imbranato nell’arte dell’amore, dall’entusiasmo facile. E fuma, specie alle superiori, nei bagni. E si racconta, senza tralasciare nemmeno i momenti che sfiorano la vergogna.
E mentre leggevo, divertita dall’ironia sottile dell’autore, il disturbo di cui accennavo prima si è manifestato senza preavviso, facendomi scorgere in Daniel un possibile Zeno Cosini adolescente. E romeno.
Entrambi sono messi a nudo, anche nei momenti più imbarazzanti. Ed entrambi sono degli antieroi. Daniel è un loser, Zeno un ipocondriaco. Daniel diventa “uomo” quando, in segno di ribellione adolescenziale, accende la prima sigaretta, assieme ai compagni del liceo, Zeno si sente un debole a causa dell’incapacità di smettere di fumare, vizio preso in adolescenza. Daniel fa a botte col padre, Zeno si porta appresso per tutta la vita l’impronta del rapporto conflittuale col genitore.
Ma se in certi passaggi Daniel potrebbe ricordare un giovane Zeno, trapiantato in Romania, dal punto di vista stilistico, i due romanzi si allontanano nettamente, colpa dell’epoca storica in cui sono stati scritti, quindi dei quasi cento anni di differenza.
Svevo resta un classico, a volte ostico. Paul-Badescu è ironico, frizzante e gioca con le parole in un modo così naturale da impedirti di sospendere la lettura. Inoltre, mette in atto un particolare gioco di piani. Reale e irreale si mescolano come le gocce d’acqua cadute sulla tavolozza coi colori. Il reale sgocciolato nell’irreale, lo diluisce, lo attenua, dandogli una nuova forma. Cezar Paul-Badescu sostiene, tra le pagine del romanzo, che lui è Daniel Abagiu, ma allo stesso tempo, leggendo le biografie ufficiali dell’autore, l’equivalenza è alquanto improbabile.
«Daniel Abagiu – spiega lo scrittore in un’intervista – è un personaggio, e Cezar Paul-Badescu che racconta le vicende di Daniel, è un altro personaggio. Il nome di Daniel Abagiu l’ho sentito alla radio, è un corrispondente della radio pubblica in Romania, e mi è piaciuta la risonanza masturbatoria. (In romeno, il nome Daniel Abagiu, letto tutto attaccato, contiene la parola labagiu – letteralmente, segaiolo –, la quale ha due significati: 1. Qualcuno che si masturba; 2. Un fallito, loser.) Daniel Abagiu non è affatto un eroe, al quale la letteratura debba erigere una statua, come è solita fare coi suoi eroi. Paragonato a quelli che ci mostrano i loro muscoli gonfiati dagli steroidi, è un perdente. Dunque, è un tizio qualunque, è uno di noi. In quanto al nome dell’altro personaggio, Cezar Paul-Badescu – questo, a causa delle circostanze, l’ho sentito nominare più spesso. Nel libro Cezar Paul-Badescu sostiene di essere Daniel Abagiu. Perché non credergli?».
Cezar Paul-Badescu (1968) si è laureato in Lettere a Bucarest. È stato redattore presso la rivista culturale «Dilema veche», mentre attualmente, redige la rubrica settimanale di analisi televisiva, Cultura sul vetro per la stessa testata. Nel 1997 ha curato il numero della rivista «Dilema veche» incentrato sulla discussione sui miti sorti attorno alla figura del poeta nazionale, Mihai Eminescu. L’argomento non ha lasciato indifferente il pubblico, scatenando molte reazioni nei media nazionali. Nel 1999 ha curato l’antologia Il caso Eminescu (Ed. Paralela 45), mentre nel 2000 ha ricevuto una medaglia per i meriti culturali da parte del Presidente della Romania. Ha esordito, nel 1995, nel volume collettivo Quadro di famiglia (ed. Leka Brincus), ottenendo il premio per il debutto dalla rivista Tomis. È caporedattore della cultura per il quotidiano Adevarul. Ha pubblicato Tineretile lui Daniel Abagiu, Luminita, mon amour, Umbre pe ecranul tranzictiei, Povestiri erotice romanesti, Care-i faza cu cititul, Primul meu job.
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