Dalla rabbia alla calma. “Il paradiso per sottrazione” di Daniele Trovato
Per la casa editrice indipendente viterbese Alter Ego, nella collana Specchi, è uscito lo scorso marzo Il paradiso per sottrazione di Daniele Trovato.
L’autore, classe 1976, è uno speaker e autore radiofonico per il collettivo da lui co-fondato Guerriglia Radio, ed è molto attivo su Twitter, dove commenta i fatti salienti del giorno. La sua prima opera, Ali e Corazze, è stata pubblicata dalla casa editrice Autodafé edizioni nel 2011. Ha partecipato anche a molti contest letterari (ha vinto il concorso Racconti Mondiali nel 2014 con il racconto La scomparsa di Valseca). Nello stesso anno, ha pubblicato la raccolta di racconti Filosofavole, edita da Smasher, dal quale ha tratto il romanzo breve Valpurga (2017), che, nello stesso anno, ha debuttato al Teatro di Tor Bella Monaca.
Tornando alla sua ultima uscita, il protagonista, Marco Bezzi, ci viene presentato, all’inizio del romanzo, in medias res, tramite una scena di guerriglia urbana, violenta, nella quale il sangue scorre, rosso e denso. Così tanta adrenalina filtra impetuosa nelle sue vene quando vive per le strade quanto la calma piatta regna sovrana nella sua vita di coppia con Monica, fatta di serate «a dormire e a far l’amore», mentre il caldo asfissiante dell’estate entra da fuori e la compagna dorme, appagata dopo aver fatto sesso.
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Marco non ci riesce proprio a dormire, qualcosa gli impedisce di serrare le palpebre, di trovare un po’ oblio, di pace. E così sfrutta la tortura dell’insonnia per uscire, ritrovare i fantasmi del suo quartiere, che mostra anche a noi. Marco è una sorta di anti-supereroe, che di notte non dorme (ma non per vigilare sui deboli, semmai per ricordarli) e di giorno assume l’identità di anonimo impiegato che fa un lavoro noioso e che non gli piace. Assume diverse sfumature, sente la mancanza dell’amico Valter, finito in prigione, ma non ne parla con nessuno, se non con Nadia, la sua alleata. Ci si mette un po’ a farselo piacere, questo personaggio, a scivolare accanto a lui nelle tenebre, ad acquisire una certa vista su quel mondo. Va sottolineato che, all’inizio, il protagonista non si presenta al lettore, quasi volesse rimanere anonimo, nascosto sotto una maschera.
La parte migliore del romanzo, per quanto mi riguarda, è la seconda, in cui la questione diventa più dolorosa e più intricata, e nel cuore di Marco si forma una crepa difficile da ricomporre, che lo allontana da tutti, soprattutto da Monica. Diventa, per usare una citazione «Minotauro a se stesso». Proprio per questo, per la sua ossessione e per il suo dolore lancinante, il personaggio diventa più autentico, dunque, ovviamente, più godibile.
Questo romanzo si potrebbe definire “di formazione”, perché il lettore assiste alla parabola di cambiamento di Marco, dalla rabbia dolorosa alla calma. Nella parte finale ricorda vagamente il Milton di Una questione privata di Beppe Fenoglio, così concentrato su se stesso e sulla sua ossessione (la ragazza di cui è innamorato, Fulvia, gli ha davvero preferito il suo amico Giorgio?) fino alla liberazione finale: così come Milton si rende conto che Fulvia lo stava ossessionando fin quasi a farlo ammazzare, apprezzando la libertà; così Marco ottiene la pace, affidandosi al futuro e alla speranza del cambiamento e del rinnovamento, rifiutando la vendetta.
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Ho veramente apprezzato la scrittura di Trovato, autentica e sanguigna. Mette una cura meritevole (e un po’ naturalista) nella descrizione dei dettagli (nell’abbigliamento, nei caratteri, nei fisici, negli odori) che giustifica, da sola, la lettura del romanzo. I personaggi sono tutti convincenti, realistici, per le loro storie e le loro manie, come l’anziano vicino di casa, ex militare, che vive in compagnia dei suoi cani; o l’ex compagno di scuola che rievoca i tempi andati. È raro che in un romanzo tutti i personaggi siano ugualmente ben delineati, Trovato sembra voler bene a tutti loro, sembra che, come Prometeo, li abbia plasmati dalla sabbia infondendo loro lo stesso, amorevole, soffio vitale.
Per la prima foto, copyright: Elias Arias su Unsplash.
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