Da certi luoghi puoi fuggire, non liberartene. “I ragazzi della Nickel” di Colson Whitehead
Un romanzo di formazione, di avventura, di tragica deformazione, un romanzo storico, per certi versi, benché si tratti di vicende a noi tremendamente vicine.
I ragazzi della Nickel, il nuovo romanzo di Colson Whitehead, già autore de La ferrovia sotterranea (che gli è valso il Premio Pulitzer 2017), racconta la storia del giovane e integerrimo Elwood Curtis, confuso per un ladro e mandato alla Nickel Academy, un terrificante amalgama di violenza e discriminazione. Per lo Stato si tratterebbe di un riformatorio con funzioni scolastiche, ma nulla del genere è al centro della missione della Nickel.
Siamo in Florida, nei primi anni Sessanta. E dire che Elwood voleva studiare, andare al college. I suoi lo hanno abbandonato quando era piccolo e a crescerlo è stata la nonna Harriet, affettuosa e piena di paure. Sono entrambi neri. A non troppi chilometri da loro sta muovendo i primi passi il movimento per i diritti civili, e il dottor King, Martin Luther King, fa sentire la sua voce (Elwood conosce certi suoi discorsi a memoria), ma ancora, nella quotidianità, se ne sente soltanto una lontanissima eco. E per sentirla devi proprio avere un buon udito.
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Come rivela l’autore nei ringraziamenti finali, i personaggi sono di fantasia ma le vicende legate alla Nickel sono ispirate alla storia della Dozier School for Boys di Marianna, in Florida. Nell’estate del 2014 un’approfondita inchiesta di Ben Montgomery sul «Tampa Bay Times» portò alla luce le tragiche storie dei giovani capitati in questo riformatorio del Sud e grazie ad alcuni studi archeologici è stato possibile risalire alla prassi con cui veniva seppellito chi veniva stroncato dalla botte, le fruste e le diverse abitudini di tortura.
Grandioso racconto d’avventura, il romanzo di Colson Whitehead si colloca su una linea che immagino possa partire da Tom Sawyer (Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn) e passare, tra i tantissimi, per l’Arturo Bandini del fantiano Chiedi alla polvere, Stanley Mitchell (Joe R. Lansdale, La sottile linea scura) e tutta quella narrativa americana che ponendo al centro il mondo dei ragazzi riflette con disincanto sul mondo degli adulti.
L’intreccio si snoda attorno alcune opposizioni: bianchi e neri, la perfidia e l’umanità, il coraggio e la paura, sogni e realtà, amore e odio, comprensione e sopraffazione. Il personaggio di Elwood incarna tutti questi conflitti, li vive sulla pelle, ne porta le cicatrici. Non c’è modo di affrontare traumi come quelli causati dalle torture che i ragazzi dell’Accademia subiscono dai loro bianchi aguzzini. Il buio a un certo punto stronca le ossa, il dolore non transita ma si ferma. Le parole del dottor King appaiono così lontane, difficili da comprendere, eppure indicano una direzione. «Metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora… Ma state certi che vi logoreremo con la nostra capacità di sopportazione, e un giorno conquisteremo la libertà…»
La narrazione è allusiva, la denuncia è manifesta. Contro uno Stato cieco, come quello dentro cui vivono i personaggi del romanzo di Whitehead, ciò che si può fare è coltivare la resistenza, portare argomenti, raccogliere informazioni, organizzare le idee. Alla violenza non si può opporre la violenza. John Lennon diceva che combattere per la pace è come fare sesso per la verginità. Elwood, rinchiuso alla Nickel Academy ingiustamente, picchiato ingiustamente, torturato ingiustamente, riesce ancora a sperare che qualcosa cambi. Coltiva alcuni rari ed eccezionali rapporti umani, prende appunti, nella speranza che quel grande equivoco possa essere risolto.
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I dettagli, i gesti minimi, i piccoli movimenti, le sfumature di un pensiero mutevole, in una narrazione in terza persona che si muove tra una focalizzazione e l’altra. Quale altra? Principalmente quella dell’amico Jack Turner, che quando Elwood arriva alla Nickel è già al secondo giro. Lui è spavaldo, furbo, sa come comportarsi in un luogo del genere, sa che evitare gli scontri è fondamentale per aver salva la vita, che la fuga è possibile, basta solo pensarla bene e, al momento giusto, correre senza voltarsi indietro. Detto ciò, da certi luoghi puoi fuggire, non liberartene.
Per la prima foto, copyright: Mitch Lensink su Unsplash.
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