"Cose terribili", licantropi, terrorismo e molto altro ancora nel romanzo di Jakob Nolte
Quali sono le Cose terribili (Il Saggiatore, 2019 – traduzione di Eleonora di Blasio) che ci racconta Jakob Nolte, scrittore e drammaturgo tedesco trentenne non ancora tradotto e conosciuto in Italia?
Tutto comincia in una notte di luna piena del 1973 a Bergen, cittadina della Norvegia: Hilma Honik, una signora cinquantenne, si trasforma improvvisamente in lupo e uccide a morsi il marito Gabriel. Viene ricoverata in ospedale, uccide altre persone, subisce nuove trasformazioni e scompare, mentre i due figli gemelli di appena vent'anni, Edvard e Iselin, restano soli a porsi domande sull'accaduto e a cercare di capire quale sarà il loro futuro: Hilma è infatti portatrice di un morbo che infesta la sua famiglia da generazioni, per cui uno di loro, oppure entrambi, potrebbero essere destinati a subire la stessa metamorfosi materna.
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Sbalzati di colpo dall'apatia di una vita familiare del tutto anonima alla realtà di un evento tanto spaventoso quanto assurdo, fratello e sorella reagiscono in maniera del tutto differente l'uno dall'altra: Iselin decide di cercare possibili cure e rimedi, mentre Edvard programma di compiere un lungo viaggio attraverso l'Europa nel tentativo di mantenere sotto controllo i propri demoni personali. Si separano così, andando anche contro la loro natura di gemelli, che dovrebbe portarli a restare insieme anziché inseguire destini differenti. Da quel momento partono due narrazioni parallele, ricche di incontri e di avventure più o meno verosimili.
Jakob Nolte esordisce nella narrativa con un romanzo che è quasi impossibile classificare come appartenente a un genere letterario ben definito: Cose terribili potrebbe infatti presentarsi come un horror, ma fin dalle prime righe l'approccio dell'autore alla storia spiazza completamente il lettore, perché agli elementi classici di un horror si mescolano sin da subitosia annotazioni pseudo scientifiche, sia osservazioni politiche e sociologiche sul mondo degli anni Settanta, il tutto raccontato in modo molto bizzarro. E mentre la metamorfosi di Hilma rimane sullo sfondo, a fare da tenue filo conduttore per le evoluzioni successive, le vicende personali dei due gemelli si snodano lungo percorsi raccontati in parallelo ma del tuttodifferenti, che li vedono attorniati da molti altri personaggi in luoghi differenti e lontanissimi tra loro.
Se Iselin affronta, tra le altre urgenze, il tema della sua identità sessuale e si immerge ben presto nel terrorismo diffuso degli anni Settanta, tra incontri con militanti di vari gruppi estremisti e improbabili dirottamenti aerei, Edvard fa suo il mito del viaggio in Oriente alla ricerca di se stesso, tanto caro a chi era ragazzo in quel periodo, salvo poi lasciarsi distrarre in continuazione da luoghi e persone incontrati lungo il percorso.
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La narrazione è quindi spesso spiazzante, in quanto Nolte passa da un argomento all'altro senza nessun apparente collegamento logico, tanto che a volte diventa difficile restare ancorati alle vicende principali di Edvard e Iselin senza perdere il filo a causa delle continue divagazioni su temi spesso ai limiti dell'assurdo. La parte finale del romanzo contiene poi una storia che è difficile collegare a quella precedente, se non considerando Cose terribili come un insolito divertissement d'autore, destinato a lettori curiosi e amanti di storie decisamente fuori dal comune.
Per la prima foto, copyright: Jp Valery su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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