“Cose che nessuno sa” di Alessandro D’Avenia
Nel suo romanzo d’esordio, Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori, 2010), Alessandro D’Avenia trattava un argomento delicato e la ragazzina dai capelli rossi malata di leucemia è rimasta impressa a tutti coloro che hanno letto il libro e ha fatto versare qualche lacrima ai più sensibili.
Anche in Cose che nessuno sa (Mondadori, 2011), i personaggi principali sono degli adolescenti, ma i temi trattati e i toni sono sicuramente meno tragici, seppur seri, rispetto al primo.
La protagonista è Margherita, una quattordicenne alle prese con i consueti problemi dell’adolescenza: l’inizio del liceo, nuove amicizie e nuovi incontri come quello con Giulio, un ragazzo più grande e con un passato difficile che l’affascina a prima vista.
Ma nella vita basta distrarsi un attimo e tutto cambia, e così accade anche a Margherita, che un giorno, rientrando a casa, ascolta un messaggio del padre alla segreteria telefonica.
Suo padre è andato via.
È l’inizio di un incubo: tutte le certezze di Margherita crollano, il solido legame con il genitore si frantuma.
Margherita sprofonda nel buio delle sue paure e, non riuscendo a capire le motivazioni che hanno spinto il padre ad abbandonarla, incolpa la madre.
Nel frattempo, la ragazza ritrova una figura maschile di riferimento nel giovane professore di lettere. Un insegnante che ha scelto questa carriera per passione e che, nonostante la disapprovazione dei genitori e le ristrettezze economiche, è sempre disponibile ad ascoltare i suoi alunni e riesce a tenere le sue lezioni con tale sentimento e partecipazione da lasciare la classe esterrefatta. Come in Bianca come il latte, rossa come il sangue, infatti, anche in questo romanzo riveste una particolare rilevanza la figura del giovane professore che cerca di trasmettere ai suoi alunni veri e propri insegnamenti di vita, non limitandosi a spiegare solo nozioni teoriche.
Nello stesso periodo in cui Margherita soffre per l’abbandono del padre, il professore legge agli alunni l’Odissea e si sofferma sul rapporto tra Telemaco e Ulisse.
«Non devi più avere i modi di un bimbo perché ormai non sei tale»: sono proprio questi versi a suggerirle la soluzione ai suoi problemi: Margherita deve partire alla ricerca del padre, deve scoprire per quale motivo è andato via; come Telemaco, ha bisogno di risposte.
La ragazza chiede al professore di accompagnarla nel suo viaggio ma quest’ultimo rifiuta. Così Margherita, dopo aver rubato l’automobile della madre, parte insieme a Giulio.
È proprio sul viaggio che si concentra il libro, un viaggio fisico e interiore che accompagna una quattordicenne nel percorso verso l’autonomia, fino a farle comprendere che anche i genitori, gli eroi dell’infanzia, possono sbagliare.
D’Avenia è un insegnante di latino e italiano e, essendo a stretto contatto con i giovani, li conosce bene e riesce a sondare il loro animo; immedesimandosi in loro, propone i sogni e le delusioni tipici dell’adolescenza, senza banalizzarli: probabilmente uno dei suoi meriti maggiori è proprio quello di prendere sul serio amori, amicizie e difficoltà dei ragazzi che gli adulti, di solito, minimizzano come “problemi adolescenziali”.
Forse i lettori che hanno amato il primo romanzo di D’Avenia e che avevano alte aspettative potrebbero restare un po’ delusi dalla conclusione, ma nonostante ciò Cose che nessuno sa si rivela un buon libro ricco di considerazioni che permettono di riflettere sul significato della vita e sulle difficoltà che si presentano a ognuno di noi.
L’autore non solo riesce a riportare alla mente del pubblico la magica età dell’adolescenza, durante la quale tutto sembra possibile nonostante le difficoltà, ma dipinge anche il mondo degli adulti alle prese con i loro errori e incomprensioni.
Perché in fondo siamo tutti un po’ come Telemaco e Margherita: stiamo tutti cercando qualcuno o qualcosa.
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