Cos’è la disobbedienza civile? La chiarissima risposta di Henry David Thoreau
Cos’è la disobbedienza civile? Difficile rispondere in maniera univoca a questa domanda, perché significa dover entrare nel merito di posizioni tra loro a volte anche molto diverse, perché basate su presupposti filosofici differenti, se non addirittura opposti.
Come nel caso della resistenza non violenta, quando ci siamo affidati alle parole di Martin Luther King, per provare a dare una definizione di disobbedienza civile utilizzeremo le parole di Henry David Thoreau che, in un saggio intitolato Resistance to Civil Government (meglio noto come Disobbedienza civile), offre alcune basi teoriche e un esempio concreto.
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Thoreau, come racconta BrainPickings, inizia ponendo il serio problema del rapporto tra la maggioranza al governo in un Paese e la minoranza che è uscita sconfitta dalle elezioni e della posizione del singolo cittadino dotato di coscienza civile:
Lasciate che ogni uomo faccia sapere quale tipo di governo avrebbe il suo rispetto, e questo sarà un passo avanti per ottenerlo.
Dopo tutto, la ragione pratica per cui, quando il potere è una volta nelle mani della gente, a una maggioranza è permesso governare, anche per un lungo periodo, non è perché è più probabile che sia nel giusto, né perché questo sembra giusto alla minoranza, ma perché è fisicamente più forte. Ma un governo in cui la maggioranza governa e detta le regole in tutti casi non può essere basato sulla giustizia… Può non esserci un governo nel quale le maggioranze non decidono virtualmente ciò che è giusto è sbagliato, ma la coscienza?... Deve il cittadino anche solo per un momento, o in ultimo grado, abbandonare la sua coscienza nelle mani del legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza? Penso prima di tutto dovremmo essere uomini, e poi soggetti. Non è desiderabile coltivare rispetto per la legge, così tanto come per il giusto. Il solo obbligo che ho il diritto di assumere è di fare sempre quello che penso sia giusto. È abbastanza vero che una corporazione non ha coscienza, ma una corporazione di uomini coscienziosi è una corporazione con una coscienza. La legge non ha mai reso gli uomini più giusti; e, con il loro rispetto per essa, anche quelli ben disposti sono resi quotidianamente degli agenti di ingiustizia.
[…]
Sotto un governo che imprigiona ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è anche una prigione.
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Ed ecco, come diretta conseguenza di questa posizione, cosa Thoreau intende per disobbedienza civile:
Esprimi il tuo voto, non solo una striscia di carta, ma tutta la tua influenza. Una minoranza è senza potere se si conforma alla maggioranza, e non è più nemmeno una minoranza, ma è irresistibile quando si oppone con tutto il suo peso.
Se l’alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, o rinunciare alla guerra e alla schiavitù, lo Stato non esiterà a scegliere. Se un migliaio di uomini non pagassero le loro tasse quest’anno, questa non sarebbe un’azione violenta e sanguinaria, come lo sarebbe il pagarle e mettere lo Stato nelle condizioni di commettere delle violenze e versare sangue innocente. Questa è la definizione di una rivoluzione pacifica, se una tal cosa sia possibile.
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Grazie a Thoreau dunque possiamo azzardare una prima risposta alla domanda iniziale: lo sforzo del singolo di attuare una rivoluzione pacifica senza sottomettere la sua coscienza al volere dello Stato anche quando questo è concepito come ingiusto, ecco cos’è la disobbedienza civile.
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