Cortometraggi in giro per l'Europa: intervista a Petros Silvestros
Qual è stato il tuo percorso artistico?
Finora ho diretto cinque cortometraggi: “Dark Stranger”, “Error”, “Familial”, “Stain”, “The Admirer”. Sono tutti film noir o thriller o di suspense, che raccontano, in modo non convenzionale, storie inquietanti di personaggi ambigui. Uso la tecnica della suspense per raggiungere l'empatia e l'identificazione. Mi piace molto creare tensione per manipolare, inquietare e torturare psicologicamente il pubblico. In fondo il pubblico ama essere torturato. Anzi più soffre, più è felice quando esce dal cinema. La gente guarda questo genere di film per vivere situazioni che non avrebbe mai il coraggio di affrontare nella vita reale. Il mio obiettivo è che il pubblico viva storie classiche, viaggi attraverso l'insolito, da un punto di vista inquietante e doloroso. Il cinema è in realtà il posto più sicuro per vivere la paura, lo stress, il dolore psicologico. In un certo senso il regista è come un sadico e il pubblico come un masochista.
Qual è la vita di un artista a Londra?
Vivo a Londra da otto anni e penso che sia un luogo ideale per un regista. Londra è un pozzo di opportunità e un luogo di artisti di talento. Ha un mercato efficiente, dove si ha la possibilità di fare film in inglese e nello stesso tempo indirizzati a un pubblico internazionale. È un luogo ricco di cultura in cui si possono trovare attori carismatici, musicisti e fotografi con cui lavorare. E un regista non può fare un grande film, se non dispone di collaboratori capaci. Ma la cosa più bella di Londra è il tempo. Per un regista di thriller o noir non esiste un clima migliore. Le strade bagnate e le nuvole scure sopra la città offrono un ambiente molto suggestivo, ispiratore di uno strano “buon pessimismo”.
E in Grecia, nel tuo paese di origine?
La Grecia non è un luogo fertile per un artista. Non esistono né una formazione seria né una tradizione cinematografica. Il mercato è completamente morto e la società greca ha un atteggiamento molto triste e un complesso d'inferiorità profondo. Persone di talento e lavoro di qualità sono molto rari. In generale la carica emotiva del luogo è completamente fuori gioco. Per un regista la Grecia è semplicemente un paese del terzo mondo.
Cosa hai voluto dire in “The Admirer”, il cortometraggio che è stato premiato in Italia?
Il mio modo non convenzionale di fare cinema consiste nel prendere le storie classiche e raccontarle dal punto di vista di un altro personaggio. Per esempio se io fossi interessato a “Cappuccetto rosso” lo rileggerei dalla parte del lupo cattivo: “come prepara il suo piano, quali precauzioni perché vada a buon fine? Ha dei crucci, delle tensioni, delle paure? Si sente peggio dopo aver messo in opera il suo piano?” Questo è ciò che succede in “The Admirer”. Ho rigirato la struttura del thriller classico, in cui la minaccia è ciò che è furtivo, strano, sconosciuto e dove la storia è vissuta dal punto di vista della vittima. Nel mio film le cose sono diverse. Se si guarda attentamente, il film potrebbe essere la storia di Hitchcock, “La finestra sul cortile”, raccontata dal punto di vista di un altro personaggio. E così il pubblico, identificandosi con il personaggio che nella vita reale non vorrebbe mai incontrare, vedrà il mondo dall'angolo opposto.
La mia filosofia è di progettare attentamente ogni ripresa come se fosse un'impercettibile corda collegata al cuore del pubblico. Ogni corda deve essere pensata attentamente, deve essere sottile, quasi invisibile, ma anche forte e solida. È necessario essere cauti su quando si deve spingere la corda, quanto deve essere tesa e per quanto tempo.
Come vedi il tuo futuro di artista?
In futuro spero di poter fare un film inquietante, non convenzionale, per un pubblico molto ampio e per il circuito tradizionale. Potrebbe sembrare una contraddizione o una cosa impossibile, ma credo che è proprio questo che rende ciò una sfida e una cosa valore.
Quali sono i tuoi progetti?
Per quanto riguarda i nuovi progetti ho due sceneggiature per lungometraggi. Adesso sono alla ricerca di fondi per la produzione di uno script, ”Tick-Tock”, è un thriller di fantascienza che parla della rischiosa corsa di un uomo contro il tempo per salvare la propria moglie. È uno sguardo pessimista sul tempo e sul destino. Ho anche un progetto chiamato ''Antigua'', parla di una famiglia felice che programma di lasciare per sempre il Regno Unito e di iniziare una vita nuova nella lontana Antigua. Ma i loro piani vengono rovinati dall'arrivo di un biglietto, dove lo sconosciuto mittente minaccia di rivelare un segreto importante che soggiace in mezzo a loro.
Hai presentato qualche lavoro in Francia?
Per quello che mi ricordo non ho presentano nessun film o progetto in Francia. Spero però che possa accadere in futuro.
Come pensi che potrebbe reagire il pubblico francese nei confronti dei tuoi lavori?
La Francia ha una grande tradizione per quel che riguarda il cinema noir e il thriller, quindi credo che il pubblico francese apprezzerebbe il mio stile. Io personalmente amo il noir alla vecchia maniera francese e ammiro moltissimo il regista Jean-Pierre Melville.
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