“Corpo e anima”, quando l’amore nasce in sogno
Un nuovo film ungherese arriva nelle sale cinematografiche italiane: Corpo e anima, di Ildikó Enyedi, vincitore dell'Orso d'oro del Festival internazionale del film a Berlino 2017 e fra i nove candidati per l'Oscar per il miglior film straniero 2018.
Testről és lélekről, tradotto letteralmente in italiano Del corpo e dell'anima, è la ventesima regia dell'ungherese Ildikó Enyedi (nata a Budapest il 15 novembre 1955) nota in Europa soprattutto per due suoi film: Il mio ventesimo secolo e Simone il Mago.
Corpo e anima è una storia ricca, molto intima, sulla relazione fra due persone. Un film d'amore ambientato in un luogo fra i più insoliti: il mattatoio di Budapest, dove il protagonista maschile, Endre, fa il direttore amministrativo, e Mária il controllore di qualità. Endre è un uomo di mezz'età serenamente distaccato che non spera più, la giovane Mária invece non ha mai conosciuto la felicità, quindi non ha nemmeno idea di quello che potrebbe desiderare.
I due protagonisti, senza rendersene conto, si erano già incontrati in sogno, nelle sembianze di due cervi che all'alba di un giorno avevano formato una coppia per la ricerca del cibo. Ne diventano consapevoli soltanto nel momento in cui per fare luce su un incidente accaduto al lavoro vengono sottoposti a un test psicologico.
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Seppure Endre, che ha una mano paralizzata, e Mária, che ha tratti che ricordano i sintomi dell'autismo, si desiderino, nella realtà si sentono molto distanti. I loro sogni promettono però un'unione perfetta e decidono quindi di provare a realizzarla. Sono due persone chiuse, non preparate a lasciarsi avvicinare, ma la loro decisione è più forte delle loro paure. I loro approcci provocano sorrisi e lacrime, sono verosimili, non confinano mai nel kitsch perché Enyedi vuole dimostrare che la realtà sa essere molto più interessante della fantasia creativa.
In fondo potremmo definire il film una banale commedia d'amore, una favola senza fronzoli sull'incontro di due anime, ma la storia è raccontata schierando tante riflessioni e tanti momenti gioiosi da lasciare lo spettatore incantato. Il pregio maggiore rimane comunque la capacità di funzionare anche se il vistoso contrasto fra le magiche immagini oniriche e il crudele universo del mattatoio mancassero l'effetto desiderato, o se non si avesse voglia di approfondire di che cosa è fatto un amore. La grazia ironica, la grottesca empatia della commedia romantica fanno perdonare anche la lunghezza eccessiva e la non perfetta omogeneità di questo film diretto, recitato e fotografato in modo eccellente. E fanno dimenticare anche le polemiche scatenate dalla dichiarazione della regista sull'Ungheria di Viktor Orbán a Susanne Berg che l'aveva intervistata per Deutschlandrundfunk: «È una vergogna quello che succede nel nostro Paese». In seguito, per riportare i riflettori sull'opera e spegnerli sulla politica, Enyedi ha mitigato i toni fortemente critici nei confronti del governo ungherese e ha dichiarato di aver voluto girare un film leggero e adatto a tutti, di destra e di sinistra.
Come già accennato, il film è stato premiato a Berlino l'autunno scorso con l'Orso d'oro e figura anche nella lista dei nove film candidati all'Oscar per il miglior film straniero quest'anno. Che dubito possa vincere, perché nel 2017 questo premio è andato già a un'opera ungherese, Il figlio di Saul. La protagonista femminile, la trentunenne attrice di teatroAlexandra Borbély, ha vinto, direi davvero meritatamente, il titolo di Migliore attrice europea degli European Film Awards 2017per il ruolo di Mária.
La sorpresa più grande per il pubblico ungherese, in particolare per gli amanti della letteratura, è il protagonista maschile, Géza Morcsányi. Permettetemi di presentare una delle figure più determinanti della pagina stampata ungherese degli ultimi decenni.
«Nato nel 1952, si laurea in Economia e Commercio e coltiva la passione per la drammaturgia. Per qualche anno lavora come redattore editoriale anche di periodici, dopodiché su proposta di Péter Esterházy gli viene affidata la casa editrice Magvető, che sotto la sua direzione editoriale viene insignita cinque volte del premio Casa editrice dell'anno dell'Associazione degli Editori e dei Distributori Ungheresi (premio istituito nel 2001). Magvető è l'editore di Ádám Bodor, Péter Esterházy, László Krasznahorkai, Imre Kertész, Lajos Parti Nagy, Pál Zavada, László F. Földényi, per menzionare alcuni dei nomi più insigni del panorama letterario ungherese, e traduce un gran numero di autori stranieri della statura di Garcia Marquez, Thomas Pynchon, o Ljudmila Ulickaja. Nel frattempo Morcsányi continua la sua attività di drammaturgo ed è anche un prolifico traduttore del teatro russo. Dal 2015 è direttore generale del gruppo editoriale Líra che comprende le case editrici Magvető, Atheneum, Corvina, Rózsavölgyi, Manó Könyvek e General Press» (Intervista a Géza Morcsányi – pubblicata nel numero 10/2015 del settimanale ungherese Magyar Narancs /Arancia Ungherese/).
Morcsányi ha commentato il suo esordio sul grande schermo, tra l'altro subito da protagonista, con una battuta che rivela la sua personalità: «Tocca dire di sì se un'artista del calibro di Ildikó Enyedi vuole vedere la mia faccia in un suo film».
Bella, evocativa e potente anche la colonna sonora, che fa venire la voglia di risentire anche a casa almeno il brano di Laura Marling, What He Wrote, qui montato nell'edizione ungherese del film.
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Corpo e anima è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), con la motivazione: «Un film capace di tracciare il racconto della storia d’amore che unisce due solitudini, sospendendolo con lucidità visiva tra la materialità della vita reale e l’impalpabile spiritualità del sentimento. Ildikó Enyedi realizza un’opera che si consegna alla semplicità di una magia tutta ideale, nella quale esprime un concreto senso di fiducia nella purezza dei sentimenti».
Concludo ringraziando il distributore, Movies Inspired, per il coraggio. So di che parlo: sono pochi gli interessati alle cinematografie minori, e anche questa volta temo le sale vuote, malgrado la qualità, la bravura, l'ingegno, e anche il doppiaggio.
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