“Consuelo” di George Sand: i pregi e i difetti di un’opera complessa
Consuelo è un’immensa opera di George Sand: 900 pagine di un racconto in continua evoluzione. Un romanzo di formazione che presenta anche caratteristiche del romanzo storico, gotico, d’avventura e che da argomenti quali l’amore e il sentimento passa ad affrontare tematichemusicali, sociali e religiose; una ricchezza che insieme stupisce e spaventa il lettore.
Pubblicato tra il 1842 e il 1843 su una rivista politica e letteraria, il testo narra le vicende di una cantante italiana nella seconda metà del XVIII secolo. Consuelo, questo è il suo nome, è figlia di una zingara e vive in povertà a Venezia, ma il maestro Porpora riconosce in lei una voce straordinaria e fa di tutto perché la musica e il teatro diventino il suo unico obiettivo nella vita. Delusa e tradita dal fidanzato Anzoleto, la ragazza si reca in Boemia per insegnare canto in una famiglia nobile e qui il conte Albert, inquieto e folle, si innamora di lei e le chiede di sposarlo. Consuelo lo ama, ma il divario sociale e l’amore per il teatro la inducono ad affrontare un tortuoso viaggio pieno di avventure fino a Vienna, insieme al giovane Haydn, per chiedere consiglio al suo maestro.
L’opera si colloca nel periodo in cui George Sand aderisce alle teorie socialiste e, infatti, nel testo trovano spazio l’idea dell’unificazione delle classi sociali, anche grazie ai matrimoni misti, una volontà di indipendenza della protagonista molto femminista, un’idea della religione vicina a quella di Rousseau; Consuelo rifiuta i pregiudizi e il conformismo, è umile ma non cede quando si tratta della sua dignità, neanche davanti all’imperatrice.
La ricchezza del romanzo è data anche dalla varietà dei personaggi, degli usi e costumi, dei paesaggi che attraversano le pagine, anche se le innumerevoli digressioni, soprattutto quelle filosofiche e religiose, possono interrompere e scoraggiare la lettura.
La stessa autrice scrive in una prefazione cosa pensa del suo lavoro, e nell’individuarne i pregi e i difetti, ci regala una visione del suo modo di fare letteratura.
***
Il romanzo non è sempre ben pilotato. Spesso vaga senza una meta, è stato detto; manca di proporzioni. Questa è l’opinione dei miei amici e mi pare fondata. Il difetto, che non consiste tanto in una scucitura, quanto nella sinuosità eccessiva di avvenimenti, è stato la conseguenza del mio solito difetto: l’assenza di un piano. Di solito faccio molte correzioni quando, una volta terminato, il testo è per intero tra le mie mani. Ma il grande consumo di libri nuovi che si è fatto in particolar modo tra il 1835 e il 1845, la concorrenza dei giornali e delle riviste, l’avidità dei lettori, complice di quella degli editori, furono in quella circostanza cause di una produzione veloce e di una pubblicazione per così dire forzata. Avevo un vivo interesse per il successo della «Revue indépendante», fondata dai miei amici Pierre Leroux e Louis Viardot, e portata avanti dagli amici Ferdinand François e Pernet. Avevo iniziato Consuelo con l’idea di farne solo un racconto. L’inizio piacque e mi esortarono a svilupparlo, facendomi intuire tutto quello che il diciottesimo secolo offriva di interessante sull’arte, sulla filosofia e sul meraviglioso, tre elementi generati da quel secolo in modo molto eterogeneo in apparenza, ma il cui legame tuttavia era singolare e brillante da dimostrare senza troppa fantasia.
Continuai quindi a sviluppare il soggetto, giorno per giorno, leggendo molto e componendo subito, per ogni numero della «Revue» (poiché mi pregavano di non interrompermi), un passo abbastanza notevole.
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Mi rendevo conto che quel modo di lavorare non era normale ed esponeva a grandi pericoli; non era la prima volta che mi ero lasciata coinvolgere; ma per un’opera di così ampio respiro e che si reggeva su numerosi fatti storici, l’impresa era temeraria. La prima condizione per un’opera d’arte sono il tempo e la libertà. Parlo della libertà che consiste nel ritornare sui propri passi quando ci si rende conto di aver lasciato la via principale per infilarsi in una scorciatoia; parlo del tempo che bisognerebbe riservarsi per abbandonare i sentieri rischiosi e ritrovare la linea retta. L’assenza di queste due sicurezze mette all’artista un’ansia febbrile, a volte favorevole all’ispirazione, altre pericolosa per la logica, che alla fine, deve assoggettare il capriccio, qualsiasi sia il percorso da seguire in un lavoro del genere.
La mia riflessione dunque condanna questa maniera di scrivere. Si lavori pure nel modo più veloce che si vuole e che si può: non è questo che conta; ma tra la creazione spontanea e la pubblicazione, servirebbe assolutamente il tempo di rileggere l’insieme e di espurgarlo dagli allungamenti che sono proprio la tipica conseguenza della fretta. […]
In Consuelo e ne La contessa di Rudolstadt c’è il materiale per tre o quattro bei romanzi. Il difetto è stato aver ammucchiato troppe ricchezze brute in uno solo. Queste ricchezze mi venivano a profusione dalle letture che affiancavo al lavoro. C’era più di una miniera da esplorare e non riuscivo a resistere alla voglia di attingere qualcosa da ognuna, col rischio di non mettere bene in ordine le mie conquiste.
Così com’è, l’opera ha dell’interesse e, contrariamente alle mie abitudini quando si tratta di un mio testo, ne consiglio la lettura. Vi si leggeranno molte cose che non sono nuove per le persone istruite, ma che essendo messe a confronto, fanno un po’ di chiarezza sulle preoccupazioni e, di conseguenza, sullo spirito del secolo di Maria Teresa e Federico II, di Voltaire e di Cagliostro: un secolo strano, che inizia con delle canzoni, si sviluppa in bizzarre cospirazioni e termina, attraverso idee profonde, con rivoluzioni formidabili!
Tenete in poco conto l’intreccio e l’implausibilità di alcune situazioni; guardate oltre le persone e le avventure della mia fantasia, scoprirete un mondo in cui non ho inventato niente, un mondo che è esistito e che è stato più straordinario dei miei personaggi e delle loro vicissitudini: potrei addirittura dire che ciò che c’è di più impossibile nel mio libro e proprio quello che è successo nella realtà dei fatti.
George Sand
Nohant, 15 settembre 1854
***
Ecco le riflessioni di George Sand sulle condizioni in cui si è trovata a scrivere Consuelo e su come non abbia avuto il tempo per una rilettura finale del testo in modo da eliminare le parti di troppo. Ma la scrittrice mette anche in evidenza il valore dell’opera nella sua complessità e nella sua capacità di farci immergere nella musica, nella filosofia e nella rivoluzione culturale del XVIII secolo.
L’autrice ci offre un personaggio memorabile, scandaloso nella sua purezza d’animo e nel mettere in atto il principio di libertà in cui crede; per questo, anche se oggi è un po’ dimenticato, Consuelo di Geroge Sand è un’opera davvero interessante.
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