Con “Amanti e rivali” si conclude “Il volo delle aquile” di Cinzia Tani
Con Amanti e rivali (Mondadori, 2020) si conclude la trilogia Il volo delle aquile che Cinzia Tani ha dedicato al XVI secolo e all’ascesa europea della dinastia degli Asburgo.
Nei volumi precedenti Figli del segreto (2018) e Donna di spade (2019) avevamo assistito alle vicende di un’importante famiglia nobile spagnola, gli Acevedo, i cui membri si trovano a vivere nelle maggiori corti europee, e in parallelo ai principali avvenimenti di un secolo fitto di personaggi ed eventi che hanno influenzato anche i secoli successivi. In questo terzo volume, mentre in Europa cambiano regnanti e si combattono grandi battaglie, la maggior parte dei protagonisti iniziali esce di scena e vengono svelati i misteri che avevano accompagnato il lettore nel corso dei primi due romanzi.
Ora che la trilogia si è conclusa, abbiamo fatto qualche domanda a Cinzia Tani, giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice eclettica, su questa sua ultima fatica.
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Amanti e rivali chiude la trilogia che ha dedicato al Cinquecento e all’ascesa al potere in Europa degli Asburgo. È riuscita a raccontare tutto ciò che l’ha colpita di quel periodo?
Non ce l’avrei fatta con un libro solo. Il Cinquecento è il secolo più denso di avvenimenti importanti nella storia dell’umanità, al livello del Novecento. Sono riuscita a raccontare tutto. L’ascesa di Carlo V, le sue conquiste, il suo immenso potere, la sua abdicazione a favore del figlio Filippo II che mantiene la grandezza dell’impero. Le guerre di religione, dallo scisma di Martin Lutero a quello di Enrico VIII: le battaglie fra protestanti e cattolici, la strage degli Ugonotti a Parigi (anche donne e bambini trucidati), il Sacco di Roma. I grandi personaggi come Giovanni dalle Bande Nere, Don Giovanni d’Austria, Alessandro Farnese, Caterina de’ Medici, Solimano il magnifico, il pirata Barbarossa, il pirata Francis Drake. Le grandi battaglie, da quella di Lepanto alla sconfitta dell’Invincibile Armata e la fine del potere spagnolo. Le rivalità fra Elisabetta I e Maria Stuarda. E poi l’arte, la politica, i matrimoni combinati, i figli bastardi. Insomma, credo di non aver dimenticato niente.
Le sue pagine sono molto dense di fatti, personaggi e vicende che s’intrecciano continuamente. Come autrice, quali sono state le difficoltà maggiori che ha incontrato nel raccontare un mondo così vasto senza smarrirsi?
La ricerca è stata complicata e lunghissima. Ho letto centinaia di libri in varie lingue per arrivare alla versione più vicina alla verità. Ho fatto sopralluoghi nei posti in cui sorgevano le varie corti. E poi scalette, cronologie, elenchi… Ho dovuto dosare gli eventi perché ogni romanzo della trilogia avesse lo stesso numero di colpi di scena, di avvenimenti emozionanti, di personaggi appassionanti. Inoltre, poiché nei miei libri, come in questi, c’è sempre un filo noir che si scioglie alla fine e poiché non è detto che i lettori leggano tutti e tre i romanzi, ho fatto in modo che in ogni libro si capisca che cosa è successo prima.
Forse la difficoltà maggiore è stata quella di far convivere, con estrema verosimiglianza, i personaggi realmente esistiti e quelli di fantasia. Questi ultimi sono fondamentali perché il lettore si immedesimi in storie che avrebbe potuto vivere: amori, tradimenti, gelosie, rivalità, abbandoni, fallimenti e vittorie.
Descrivendo un’epoca dominata in gran parte dagli uomini, lei ha scelto di dare maggiore risalto ai personaggi femminili. Cosa le piace di più di queste eroine di cinquecento anni fa?
L’ho fatto perché studiando la storia, a scuola, non si parla quasi mai dei personaggi femminili. Sembra che siano stati solo i maschi ad aver fatto tutto e non è così. Nella mia trilogia ci sono donne fenomenali, Giovanna di Castiglia, Margherita di Valois, Caterina de’ Medici, Maria Stuarda, Margherita d’Austria, la figlia bastarda di Carlo V, che rifiutò di fare sesso con il giovane che le era stato destinato, mettendosi contro l’imperatore e il papa.
C’è l’intrigante e misteriosa Ana de Mendoza, donna bellissima con una benda sull’occhio, perso in un allenamento con il fioretto da ragazza, che ha un potere immenso e lo usa per la sua ambizione. Non tutte le donne erano vittime dei costumi dell’epoca che le volevano sottomesse agli uomini, che non le facevano scegliere il marito e le privavano di ogni potere.
Le donne che ho raccontato non sono così, nel male e nel bene. Eroine e assassine. Ma sempre donne che combattevano per affermare le proprie scelte.
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La sua scelta di raccontare tutto al presente si distacca dalla tradizione del romanzo storico, generalmente narrato al passato. Non teme di aver “modernizzato” un po’ troppo i suoi personaggi?
Modernizzo sempre i miei personaggi, certa del fatto che le passioni, i sentimenti, le emozioni siano sempre gli stessi, nel Duecento come nel Duemila. Ho usato un linguaggio semplice e attuale e ho scelto il presente influenzata anche dalle grandi serie televisive storiche. Non voglio che il lettore si annoi e il presente serve a farlo immergere totalmente nella storia come se si stesse svolgendo davanti ai suoi occhi.
Lei ha già scritto diversi romanzi storici, ambientati in epoche diverse. C’è un momento storico che l’affascina in modo particolare e che vorrebbe prima o poi scegliere come scenario di un futuro romanzo?
Ho già scelto la trama per il prossimo romanzo. Si tratta di una storia accaduta in Alaska nel 1989 e che moltissimi ricorderanno: la superpetroliera Exxon Valdez si incagliò in una scogliera sversando quaranta milioni di litri di petrolio. Flora e fauna furono devastate. Fu un dramma per i nativi che vivevano di pesca e caccia.
A questa vicenda intreccerò un noir con personaggi di fantasia. Mi interessa raccontare quell’incidente (il comandante era ubriaco) ma anche la vita in Alaska, le proteste dei nativi quando fu costruito il grande oleodotto lungo ottocento miglia che attraversa tutto il paese. Ho già fatto i sopralluoghi e comprato molti libri sia sugli Inuit sia sull’Alaska e ovviamente sulla tragedia ambientale.
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