“Compito per domani” di Nicolae Dabija, storia di un amore che vince un regime
Fino alla stella ch’è sorta
la strada è tanto lunga,
che mille anni la luce
ha impiegato a percorrerla.
Forse da secoli s’è spenta
nelle azzurre lontananze,
e solo ora il suo raggio
brilla ai nostri occhi.
L’immagine della stella ch’è morta
lenta ascende nel cielo.
Era viva quando non si vedeva,
oggi la vediamo e non è più.
Così quando il nostro desiderio
muore nella notte profonda,
la luce della spenta passione
ci accompagna ancora.
(La stella, Mihai Eminescu)
Compito per domani dello scrittore moldavo Nicolae Dabija è stato pubblicato da Graphe editore nella traduzione di Olga Irimciuc.
Per parlarne vorrei iniziare da una breve sinossi della trama e poi passare alle molte suggestioni e sussurrate dalle pagine di questo libro, che, per stile e costruzione, mi è parso come una dura e bellissima metafora di vita vera.
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Mihai Ulmu è un giovane insegnante di lettaturara al liceo di Poiana, in Moldavia; la letteratura e la poesia sono le passioni che muovono la sua vita e non si risparmia in nessun modo di trasmetterle ai suoi studenti. Quello al liceo di Poiana è il suo primo anno come insegnante, e l’argomento cardine per la sua classe, che è all’ultimo anno, è l’opera del poeta Mihai Eminescu.
Sono gli anni Quaranta e il regime stalinista ha da tempo cominciato a conquistare la Russia e l’Europa dell’Est, e la Moldavia, come tutta la Bessarabia, non rimane esule dalla lotta del proletariato.
È il 28 giugno 1940, quando la lezione del professor Ulmu viene interotta dal suono della marcia dei soldati, e dall’annuncio: «Da oggi siete liberi, cari compagni! Il grande Stalin, il padre dei popoli, vi ha liberato e vi ordina di essere felici!»
I soldati poi, provvedono alla repentina sostituzione del ritratto appeso al muro di Mihai Eminescu con quello di Stalin. Ma a scuola le bravate e gli scherzi sono all’ordine del giorno, e il quadro di Stalin, alla fine della lezione, viene decorato con un bel paio di corna e baffi da uno degli studenti. Il regime stalinista però non tollera nessuno scherzo, e il giorno dopo il professor Mihai viene convocato a scuola per spiegare il fattaccio. Mihai non ha idea di chi abbia staccato il quadro dal muro, ma nonostante ciò si prende la responsabilità del gesto, e, agli occhi del regime, il romantico professore di letteratura diventa un nemico di stato, un oppositore da eliminare. Per questo motivo, Mihai Ulmu viene condannato a 25 anni di lavori forzati in Siberia, distante settimane di treno da Poiana.
È a questo punto che il romanzo cambia e la trama viene intrappolata tra le mura del lager, plasmata dalla routine disumana del lavoro forzato.
«Secondo il programma, la sveglia suonava alle cinque. Ma in certi periodi dell’anno, quando l’aurora boreale trasformava la notte in giorno e le esecuzioni dei piani di lavoro subivano dei ritardi, oppure da un momento all’altro poteva arrivare il revisore, Kudreavtzev ordinava di nascosto che le lancette dell’unico orologio presente nel lager – sull’edificio dell’amministrazione –fossero spostate in avanti di due ore alla mattina e indietro di due ore la sera.»
Ma mentre i giorni passano e Mihai lotta per non scordarsi chi è e per rimanere ancorato alla realtà, qualcuno a Poiana pianifica la sua liberazione. È Maria, una delle studentesse che erano sedute ai banchi il giorno in cui Mihai è stato arrestato. Maria ama Mihai con tutta se stessa, e parte verso la Siberia per la sua liberazione. È qui che il romanzo diventa più dolce, e i toni nefasti della descrizione del campo si mischiano a quelli di un romanzo d’amore, poetico, che descrive un amore puro dalle tinte cortesi.
«Da dove era apparsa questa meraviglia? Armoniosa come un salice che lotta contro il vento, agile come un capriolo; con la pelle come i bianchi e profumati fiori di tuberosa; delicata come una stella di montagna cresciuta sulla vetta… Forse, proprio in quell’attimo la vide. era la perfezione incarnata: il corpo grazioso, le spalle, il petto, il sorriso, le labbra, gli occhi, la pettinatura, il suo vestito sobrio. Di lei ricordava la camicetta, indossata chissà quante volte durante le lezioni.»
La passione che nascerà tra Mihai e Maria li aiuterà a superare il dolore, o meglio ancora, a dargli una ragione per cui resistere, anche se il regime non perdona e non ha pietà di nessuno, neanche di loro.
Il romanzo di Nicolae Dabija si struttura su una solida impalcatura di contrasti. Da una parte troviamo il regime, il campo, la lotta all’individuo, alla libertà di pensiero, alla cultura, alla passione, dall’altra troviamo amore e solidarietà umana, cultura, poesia, letteratura, troviamo il mondo fuori dal lager, immenso e libero.
Queste due fazioni infondono al romanzo una continua tensione, di concetti ma anche di stile. Le parole stesse dello scrittore diventano lotta, i campi semantici si contrastano in una continua battaglia che si conclude nell’ultima pagina, con l’ultimo punto fermo.
Ma il romanzo è narrato dal punto di vista della speranza: come in un flashback di ricordi infatti, è il figlio di Mihai e Maria, Miricea, a raccontare la storia dei genitori. Miricea è nato nel campo ed è sopravvissuto, e scegliere lui come narratore del romanzo è come assegnare fin da subito un vincitore a quella lotta tra bene e male, è soffiare speranza tra le pagine, anche quando le descrizioni delle atrocità del campo diventano difficili da sopportare.
«Maria razesu». Nell’aula si fece un silenzio tombale. sembrava che la voce del professor Ulmu si riempisse di lacrime. Ma, all’improvviso, si udì una vocina sottile: la voce da campanellino di Mircea. «Maria razesu è mia madre… so che mi amava tantissimo…so che vi amava tantissimo…» Mircea restò per un attimo in piedi e a Mihai sembrò di vedere Maria. Gli occhi di ulmu custodivano ancora la sua immagine, le dita ricordavano ancora il calore del suo corpo, le narici mantenevano ancora il profumo di lei, come si conserva per diverso tempo l’odore di incenso dopo la messa, come l’odore di bruciato che persiste dopo un’esplosione in miniera.
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L’autore del romanzo Nicolae Dabija è nato il 15 Luglio 1948 a Codreni, nella Repubblica di Moldavia, ed è giornalista e scrittore. Tra i molti libri da lui pubblicati Compito per domani o, in lingua originale Tema pentru acasă, è quello che ha goduto di più visibilità e prestigio, grazie anche alle molte traduzioni in altre lingue.
Per la prima foto, la fonte è qui.
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