Come ti rivisito i fumetti: le "action figure" di Federico Burroni
Quando pensi di averle viste tutte, ti capita di imbatterti in questo. E cominci a ridere, a ridere e ridere; e con le lacrime agli occhi sfogli le pagine, vai alla ricerca di nuove idee, non ti bastano mai. E allora vale la pena crederci e scriverne.
Le action figure sono dei "pupazzetti", di solito di plastica e gomma, che rappresentano personaggi di serie televisive, film, videogiochi, fumetti, cartoni animati e manga. In Italia, non sono molto diffuse come in altri Paesi, in cui sono oggetto di collezionismo per molte persone; si tratta infatti, al di là dell'apparenza, di un oggetto per gli adulti, poiché spesso sono di "giocattoli" molto delicati, ricchi di piccoli pezzi che possono essere persi facilmente. Federico Burroni, nel suo blog, ha deciso di creare delle strisce che hanno per protagonisti questi personaggi, i quali si confrontano su questioni di tutti i giorni o su grandi problemi morali. Il tutto con un'ironia dissacrante e, davvero, divertentissima: c'è da perdere il fiato a leggere certe uscite comiche di Batman o di He-man.
Il blog di Federico, oltre che per la straordinaria inventiva e capacità verbale, colpisce anche perché torna a sfiorare il problema, o il tema, dell'originalità. Oramai, lo sappiamo perfettamente, ha poco senso impiegare, in arte, l'aggettivo "originale": tutto, così sembra, è stato sdoganato, e il postmoderno è il trionfo dell'utilizzo di quanto è venuto prima di noi, non più con reverenziale attenzione classicista, ma con spirito libero e creativo. Ora, l'autore del blog è riuscito, fosse solo per mere questioni materiali (come spiega nell'intervista qui di seguito), a esprimere la sua comicità in un modo nuovo, cui si aggiunge l'effetto "amarcord"; per chi li ricorda, quei personaggi hanno un bagaglio affettivo davvero ampio, che aumenta la portata comica delle strisce.
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Come ti è venuta l'idea del blog?
Nasce principalmente dalla voglia di realizzare delle vignette. Ne avevo parecchie in testa da realizzare, ma purtroppo questa mia necessità si scontrava con una peculiare quanto cronica incapacità nel disegno. Sono decisamente negato. Fortunatamente avevo a disposizione un numero inquietante di action figure. Forse qualcuno si ricorderà di mitiche riviste come «Grand Hotel» (che comunque è ancora in edicola), dove venivano pubblicate storie di amori e intrighi con la tecnica del fotoromanzo. Ed ecco come ho aggirato la natura beffarda che non mi aveva fornito doti artistiche, realizzando fotoromanzi (o forse sarebbe più corretto definirli fotovignette) con i miei pupazzetti. Se proprio devo essere sincero non è stata un'idea davvero originale. Già in molte delle riviste per bambini che leggevo da piccino c'erano fotoromanzi "interpretati" dai giocattoli in voga in quegli anni (principalmente i Masters of the universe). In tempi più recenti anche qui in Italia sono arrivati i volumi che raccolgono le storie degli americani Twisted ToyFare Theatre, con la stessa tecnica, che vede protagonisti i pupazzi della Mego.
Quanto tempo dedichi alla creazione delle strisce?
Dipende molto da striscia a striscia. Prima di tutto devo avere l'idea giusta (e quella arriva quando vuole lei, la maledetta), poi devo scegliere gli "interpreti" adatti, scattare le foto e infine con un programma ad uopo comporre la vignetta definitiva. Insomma, idea a parte, direi che ci vuole circa un’oretta.
Qual è il tuo personaggio preferito?
Non credo di avere un personaggio preferito. Il piacere che mi dà leggere le storie di un determinato personaggio dipendono sempre dagli autori che le realizzano. Posso dire, però, di essere legato affettivamente a Batman. Forse grazie ai vecchi telefilm interpretati da Adam West che guardavo da piccolo. Riguardandoli ora fanno ridere, ok, ma da piccino li prendevo molto sul serio.
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