Come scrivere una sceneggiatura – Metafora, intreccio e scaletta
Come scrivere una sceneggiatura basata su un romanzo o su una novella sarà il tema dei miei prossimi articoli a partire da oggi e ogni venerdì, fino al 19 febbraio.
Non ho nessuna pretesa di dare lezioni di scrittura, ma desidero solo condividere, sotto forma di appunti, parte di un mio viaggio nella scrittura cinematografica e nella scrittura letteraria, a partire dall’adattamento di Angeline o la casa infestata di Émile Zola, in modo da fornire qualche indicazione utile
Sceneggiare richiede pazienza, disciplina e conoscenza tecnica del mezzo filmico.
In ogni articolo analizzerò due o tre tecniche tra le più efficaci per organizzare, strutturare e sviluppare una sceneggiatura, a cominciare da metafora, intreccio e scaletta
Negli anni '70, all'uscita di Taxi Driver, fu chiesto a Paul Schrader, lo sceneggiatore del film, che cosa fosse necessario per scrivere una sceneggiatura e lui rispose che erano fondamentali tre elementi:
1) un tema;
2) una metafora;
3) un intreccio.
Nel caso di Taxi Driver, il tema era la solitudine e il tassista era proprio la metafora della solitudine metropolitana.
Poi una volta individuati questi due primi elementi, spiegò Paul Schrader, si deve spingere il tema attraverso la metafora fino a veder nascere l'intreccio.
Seguendo questo procedimento, dapprima s'intravede l'idea di un intreccio e quindi si deve operare un paziente processo di modificazioni successive finché l'intreccio non rifletta perfettamente il tema e la metafora.
Nel nostro caso, siccome adattiamo un testo letterario, conosciamo già la metafora e parte dell'intreccio. Ciò che dobbiamo tener presente è che partiamo con una struttura narrativa, quella di un romanzo o di un racconto, per arrivare a creare una nuova struttura narrativa, quella di una scrittura per il cinema. Per essere più precisi partiamo da una struttura autonoma per giungere a un'altra struttura che esiste per diventare altro: un film.
La sceneggiatura è un tipo di narrativa di passaggio, che usa un linguaggio per rimandare ad altro. Pier Paolo Pasolini in La sceneggiatura come “struttura che vuol essere altra struttura” (in Empirismo eretico, Garzanti, 1972) la chiamò «una forma in movimento».
Venendo all'aspetto pratico dell'adattamento cinematografico di un'opera letteraria, la prima azione da fare è leggere il libro con il solo pensiero di godersi la lettura.
Terminato il libro, è bene fare una pausa di alcuni giorni per lasciare che la mente, la fantasia, trovino quei punti che sono vicini ai nostri interessi, al nostro sentire.
Annotiamoli e immaginiamo se possano essere di un qualche interesse anche per gli altri.
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La seconda dovrebbe essere una lettura più consapevole, più attenta all'impianto della storia e capace di individuare ciò che veramente l'autore vuole comunicare, in sostanza cogliere ciò che chiamerei lo spirito autentico del romanzo, che non è da confondere con il tema.
Mentre la fabula, la trama, gli ambienti, i tempi di un romanzo possono e devono essere traditi, il suo spirito profondo no, non dovrebbe essere tradito.
Durante una terza lettura dovremmo elencare su un foglio tutti i momenti, gli eventi che formano il romanzo e che sono vicini al tema che noi abbiamo scelto. In questo modo sfoltiamo già il testo letterario di tutti quei passaggi troppo psicologici o lungamente descrittivi e quindi difficilmente filmabili.
Alla fine di questo lavoro ci ritroviamo un elenco con le scene più evocative e in sintonia con quel tema che abbiamo scelto. Quest'elenco viene chiamato scaletta se il lavoro è rifinito oppure scalettone se il lavoro è ancora in forma di bozza.
Se è il caso possiamo seguire cronologicamente la trama che ha creato lo scrittore, ma si può anche ribaltare ogni cosa, per esempio partire da un episodio che sta a metà romanzo e da lì ricostruire un diverso intreccio.
Un elemento da chiosare sulla nostra scaletta sono tutti quei passaggi di tempo e cambiamenti di ambienti che nei romanzi possono variare oppure restare immutati con maggiore libertà che in un film.
Rileggendo la scaletta con tutte le sue annotazioni ci accorgiamo di possedere una griglia di eventi cinematograficamente scombinata, quindi adesso sarà necessario costruire un ritmo che rientri nei tempi di un film, ma questo sarà compito del prossimo post.
Prima di lasciarvi, voglio raccontare l'esperienza di Stanley Kubrick e della sua co-sceneggiatrice Diane Johnson durante la preparazione della scaletta di Shining.
«Il problema del romanzo – scriveva Kubrick – era quello di estrarre la trama essenziale e ricreare le parti più deboli. I personaggi poi dovevano essere sviluppati diversamente. Lo sfrondare di solito rovina i romanzi, ma Shining aveva un soggetto forte.
Dopo varie letture discutemmo a lungo con Diane, poi compilammo un elenco, una scaletta delle scene che dovevano essere incluse nel film e per un bel po' di tempo mescolammo e rimescolammo questo elenco, finché non trovammo la storia che funzionava davvero».
L'esperienza dei grandi sceneggiatori, il loro lavoro concreto, è sicuramente un faro per capire come scrivere una sceneggiatura e mantenere una disciplina e una forte passione per continuare fino all'opera compiuta.
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