Come scrivere una sceneggiatura – Logline, titolo, e struttura
Nel post precedente, trattando di come scrivere una sceneggiatura a partire da un romanzo abbiamo percorso i primi sentieri della scrittura cinematografica e ci siamo imbattuti nella metafora, nell'intreccio e nella scaletta. In quella prima fase, abbiamo indicato l’importanza di estrarre da un romanzo o da un racconto un elenco di scene, anche solo per formare una griglia di eventi, uno scalettone cinematograficamente non ordinato.
Cos'è allora che potrà dare ritmo, coesione e vero linguaggio filmico agli eventi che compongono la griglia? La struttura. E come si arriva a ottenere una struttura funzionante? Elaborando una logline e mettendo a fuoco il titolo.
Quindi il viaggio prosegue con il processo di ideazione di una logline, di un titolo e di una struttura, che di per sé sono già strumenti per stimolare e direzionare la creatività, inoltre i primi due hanno anche la qualità di essere utili dal punto di vista economico. Infatti, un buon titolo o una brevissima e accattivante sintesi, cioè una logline, che faccia intuire il genere e l'argomento della storia possono essere determinanti per l'acquisto di una sceneggiatura o per la visione di un film.
Per narrare efficacemente bisogna sapere cosa scrivere e come scriverlo. Si potrebbe obiettare che noi siamo al sicuro perché adattiamo un romanzo e quindi abbiamo tutti i contenuti a portata di mano, compreso il titolo, ma non è esattamente così. Abbiamo visto nella puntata precedente che un romanzo è molto ampio e ha molte più libertà narrative rispetto a un film, inoltre non sempre i romanzi sono adatti a essere sceneggiati. Quindi estrarre dal romanzo una logline può essere un modo per verificare le sue potenzialità filmiche e selezionare una sola rotta lungo la quale veleggerà la sceneggiatura. E a quel punto anche il titolo sarà da ripensare perché potrebbe non essere più così pertinente al film come lo era al romanzo.
È importante avere chiaro il differente comportamento degli elementi drammaturgici in un romanzo o in una sceneggiatura. Pertanto riporto lo schema di comparazione di Eugene Vale.
| Romanzo | Sceneggiatura |
Lunghezza | Indefinita | Dagli 80 ai 180 minuti |
Presentazione degli eventi | Narrata | Rappresentata |
Numero delle scene | Illimitato | Ristretto |
Numero dei personaggi | Illimitato | Moderatamente limitato |
Corso del tempo | Libero, in avanti o a ritroso | In avanti, Flashback, Flash-forward |
Intervalli di tempo | Non essenziali | Importanti |
Uso del dialogo | A libertà | Parziale |
Pensiero del personaggio | Descritto | Nascosto |
Collegamento tra le scene | Descrittivo | Mancante |
Esposizione di luogo e di tempo | Descrittiva | In modo indiretto o con i titoli |
Esposizione dei motivi | Descrizione psicologica | Per mezzo degli eventi |
Tempo a disposizione del pubblico | Illimitato | Una seduta |
Fatte queste considerazioni siamo pronti per scrivere una logline, cioè una sintesi chiave che riassuma l'intreccio e il suo genere di appartenenza.
Ricordiamo che noi, oltre al romanzo, abbiamo anche una scaletta e un tema, e quindi la logline deve essere necessariamente costruita dalla sinergia di tutti e tre gli elementi.
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Una buona sintesi chiave dovrebbe contenere un paio di periodi formati da venticinque o ventisette parole in totale e deve necessariamente fornire informazioni sul protagonista, descrivendolo con aggettivi mirati ed essenziali, sull'obiettivo del protagonista e sulla forza dell'antagonista e degli ostacoli.
La logline di Rocky, film sceneggiato da Sylvester Stallone, potrebbe suonare così: un pugile mediocre sul ring e nella vita ha l'occasione di riabilitarsi grazie a un incontro-esibizione con il campione del mondo dei pesi massimi.
Il secondo passo è quello di ri-pensare il titolo.
Il nome di un'opera letteraria o cinematografica dovrebbe lasciar trapelare o meglio evocare il suo contenuto e il genere a cui si ispira.
Giulietta s'interroga rivolgendosi a Romeo «What's in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet». Quindi parafrasando a nostro uso Shakespeare diciamo che anche un titolo dovrebbe avere lo stesso profumo della sceneggiatura.
Con una scaletta, una logline e un titolo a disposizione possiamo intraprendere l'impegnativo cammino all'interno della struttura che sorregge la narrazione filmica.
Che cosa hanno in comune tutte le sceneggiature oltre al fatto di essere raccontate per mezzo di immagini? Hanno una struttura di base che tiene insieme tutti gli elementi o i pezzi di una storia. Hanno un inizio, una parte centrale e un finale, e per questo possiamo dividere un racconto filmico in tre atti.
Il primo atto è un'unità di azioni di circa venti o trenta pagine che imposta la storia, introduce i personaggi e fornisce i presupposti drammatici. Il primo atto si conclude con un primo colpo di scena, che porta la storia in un'altra direzione.
Il secondo atto è un'unità di azioni di circa cinquanta o sessanta pagine lungo le quali si sviluppa il confronto. È in questo atto che il protagonista affronterà gli ostacoli e i conflitti per realizzare le esigenze drammatiche. Il secondo atto si conclude con un secondo colpo di scena, che conduce la storia lungo una direzione ancora nuova.
Riguardo al conflitto, Vincenzo Cerami scriveva nel suo libro Consigli a un giovane scrittore: «I racconti sono viaggi dentro un conflitto. E alla fine del viaggio nulla è più come prima».
Il terzo atto è un'unità di azioni di circa venti o trenta pagine lungo le quali si raggiunge una risoluzione al conflitto.
Sono davvero necessari tutti questi passaggi dove una storia viene sminuzzata in vari segmenti, che a loro volta verranno rimescolati e ricuciti?
Sì, e per comprendere quanto la conoscenza della tecnica sia determinante per scrivere un film ci viene in aiutoIl ladro di orchidee (Adaptation), dove si narra la storia di Charlie, uno sceneggiatore che va in crisi durante il lavoro di adattamento di un romanzo di Susan Orlean, Il ladro di orchidee. Storia vera di un'ossessione.
Il film è un decalogo sulla creazione di un racconto filmico e il suo sceneggiatore reale, Charlie Kaufman, gioca magistralmente tra le regole e il superamento delle stesse.
Detto questo, cominciamo a scrivere la nostra sceneggiatura mettendo nero su bianco la scena iniziale e la scena finale.
Questo esercizio sicuramente ci aiuterà a fare chiarezza su ciò che vogliamo dire e come vogliamo dirlo. Come scrivere una sceneggiatura vuole essere anche un percorso pratico alla scrittura.
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