Come rifiutare una proposta di matrimonio. Straordinaria lettera di Charlotte Brontë
Rifiutare una proposta di matrimonio non dev’essere facile né per una donna né per un uomo, sempre ammesso che siano dotati almeno di una piccola dose di sensibilità. Il timore principale dovrebbe essere infatti quello di ferire l’altro o l’altra che ha deciso di esporsi al punto di chiederci di diventare la donna o l’uomo della sua vita.
Eppure potrebbe essere capitato o potrebbe succedere in futuro di dover fare i conti con una proposta di matrimonio che giunge dalla persona verso cui abbiamo sì una simpatia, ma che non amiamo al punto da volerla sposare.
In questo caso potrebbe venirci in aiuto Charlotte Brontë che effettivamente si trovò in una situazione molto simile. Infatti verso la fine di febbraio del 1839 ricevette una proposta di matrimonio da Henry Nussey, curato del Sussex, che Charlotte conobbe perché era molto amica della sorella Ellen.
Il 5 marzo dello stesso anno Brontë inviò a Henry una lettera con un rifiuto netto ma al tempo stesso molto gentile, un esempio nell’arte del “non dipende da te ma da me”.
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Mio caro Signore,
prima di rispondere alla vostra lettera, avrei potuto passare molto tempo a considerare il suo oggetto, ma fin dal primo momento che l’ho ricevuta e letta decisi come proseguire, mi sembrava che ritardare fosse totalmente inutile.
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Voi siete consapevole del fatto che ho molte ragioni per sentirmi grata verso la vostra famiglia, che ho ragioni particolari per provare affetto verso almeno una delle vostre sorelle, e anche che ho molta stima di voi. Pertanto non mi accusate di motivi sbagliati quando vi dico che la mia risposta alla vostra proposta dev’essere decisamente negativa. Nel formulare questa decisione, credo di aver dato ascolto ai dettami della coscienza più che a quelli dell’inclinazione, non ho alcuna personale ripugnanza all’idea di un’unione con voi, ma sono convinta che la mia non sia la disposizione giusta per rendere felice un uomo come voi.
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È sempre stata mia abitudine studiare il carattere di quelli tra cui ho l’opportunità di trovarmi e penso di conoscere il vostro e posso immaginare quale donna sarebbe adatta come vostra moglie. Il suo carattere non dovrebbe essere troppo forte, ardente e originale – il suo temperamento dovrebbe essere mite, la sua pietà indubbia e il suo spirito allegro, e le sue “attrattive personali” sufficienti a dare piacere ai vostri occhi e a gratificare il vostro orgoglio. Per quanto riguarda me, voi non mi conoscete, non sono l’individuo serio, austero, dal sangue freddo che supponete – voi mi pensavate romantica e [eccentrica] dite che ero satirica e [austera]. [Tuttavia, io disprezzo] l’inganno e non prenderò mai per marito un uomo degno che sono consapevole di non poter rendere felice solo per raggiungere la distinzione del matrimonio e sfuggire lo stigma di vecchia zitella.
[…]
Addio! Sarò sempre lieta di avere vostre notizie come amico.
Credetemi.
Cordialmente
C Brontë
Successivamente Charlotte Brontë si sposò, ma ormai mancava solo un anno alla morte. Il fortunato fu Arthur Bell Nichols, vicario di suo padre e che era innamorato di lei ormai da anni. Non è un caso forse che Currer Bell fosse stato lo pseudonimo maschile usato per mettersi al sicuro una volta iniziate le sue pubblicazioni.
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Non possiamo dire cosa sarebbe stato di un capolavoro come Jane Eyre se Charlotte Brontë avesse deciso di non rifiutare la proposta di matrimonio di Henry Nussey cedendo ai dettami dell’epoca, ma di certo possiamo ringraziare lui per non essere stato molto convincente.
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