Come presentare una proposta editoriale – Message in a bottle
Qualche anno fa i Police cantavano: «I’ll send an S.O.S. to the world / I hope that someone gets my / Message in a bottle» [«Manderò un S.O.S. al mondo / Spero che qualcuno raccolga il mio / Messaggio nella bottiglia»]. Nei due precedenti appuntamenti di questa rubrica settimanale ho delineato le strategie preliminari e alcuni importanti elementi di contorno per elaborare la vostra proposta editoriale; ora vi immagino, cari autori (non necessariamente esordienti), come dei novelli Robinson Crusoe, affidare al mare magnum dell’editoria i vostri messaggi nella bottiglia. A prescindere dalla compliance di un editore – non tutti rispondono, anche in caso negativo; per alcuni, i tempi di risposta sono biblici, ma questo è un argomento che affronteremo più avanti –, rimanendo nella metafora, è opportuno che vi tuteliate affinché il messaggio pervenga senza intoppi a chi vi potrebbe salvare dal naufragio in un pelago remoto e riportare, indenni e “famosi”, nella cosiddetta civiltà (letteraria).
A meno che non abbiate usufruito del servizio di un’agenzia letteraria (ne parleremo a tempo debito), accade che la scelta del modo più appropriato di presentare la propria opera a un editore sia lasciata all’autore. Diciamo, perciò, che l’autore affida il suo destino al suo testo, racchiudendo per lo più le informazioni generali che lo riguardano in una lettera. C’è chi invia il testo integrale, un capitolo o una sintesi, chi fornisce un indice o un riassunto del libro. Che si tratti di testi di fiction o di non-fiction (saggi, biografie, teatro, poesia, eccetera), non esiste una modalità di proposta editoriale universalmente valida. Certo è che mentre l’autore tende a procedere in modo casuale, gli editori hanno pareri piuttosto precisi e distinti sull’argomento. Di questo potete facilmente rendervi conto nella sezione “invio manoscritti” o “contatti” presente nel sito di una casa editrice. Seguite con attenzione le indicazioni; in alcuni siti ci sono dei form di contatto preliminare, dove acquisire informazioni più precise per l’invio della proposta.
Per colpire e impressionare favorevolmente i lettori, i redattori, i consulenti e i direttori editoriali va comunque posta molta attenzione nella cura di ciascuna delle parti in cui possiamo suddividere una proposta editoriale:
- Lettera di presentazione.
- Indice dell’opera.
- Sinossi delle parti dell’opera (dei capitoli, oppure un riassunto del testo con note sul concept, sul registo, sullo stile eccetera).
- Un campione significativo (un capitolo o più capitoli, quando richiesto).
Soffermiamoci, ora, con più attenzione, su ogni singola parte.
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Lettera di presentazione
La lettera di presentazione è la parte più nevralgica di una proposta editoriale. Pensatela come il vostro biglietto da visita: la vostra capacità di scrivere e di incuriosire chi vi sta leggendo verrà subito messa alla prova dalla concisione e immediatezza con la quale presenterete il vostro progetto. Niente impiego di effetti speciali roboanti; lasciate perdere le gigionerie o inutili digressioni. Convergete rapidi sull’obiettivo: condensate in una o due cartelle (con interlinea 1) una visione d’insieme della vostra opera. Esponete con chiarezza, nelle sue linee essenziali, l’argomento del vostro testo e il suo titolo, pure se provvisorio. Provate a indicare, secondo voi, quale sarà la lunghezza del libro (a meno che il manoscritto non sia già impaginato in previsione della stampa) e a quale pubblico potrebbe rivolgersi. Potreste anche azzardarvi, con delicatezza, a nominare la collana in cui il vostro lavoro dovrebbe figurare. Individuare il target di lettori e la collocazione in un catalogo potrebbe agevolare l’editore nelle sue ricerche di marketing, se interessato alla vostra proposta. Fate sapere all’editore contattato che avete letto uno o alcuni dei titoli presenti nel suo catalogo, che lo avete apprezzato e spiegatene i motivi. Non è una forma di adulazione: un buon editore tiene conto di una proposta mirata, articolata con cognizione di causa.
Spiegate le motivazioni che vi hanno spinto alla stesura del vostro testo e spendete qualche frase sul registro che avete adottato e sul vostro stile, soprattutto se ritenete di aver dato al vostro libro una declinazione particolare: un registro improntato a un sottile humor piuttosto che a un tono cupo e drammatico; uno stile discorsivo e articolato in subordinate in luogo di un andamento concitato e paratattico; un orientamento divulgativo per un’opera di saggistica piuttosto che alcuni apparati molto tecnici, da specialisti.
In chiusura della lettera includete le vostre informazioni personali. Alcuni editori preferiscono ricevere, entro il breve spazio della lettera, un breve profilo dell’autore, con le esperienze professionali più significative. In generale, questo è valido per gli autori esordienti, che non hanno un percorso professionale particolarmente variegato. Per gli autori noti o i grandi nomi l’editore richiede un più accurato curriculum vitae, al fine di valutare meglio tutti gli aspetti del suo investimento, pure in rapporto alla concorrenza e alle indagini di mercato che ha avviato. Nel caso di un nome nuovo, invece, non è di solito interessato a raccogliere molte informazioni sull’autore, bensì a concentrarsi e valutare la qualità del progetto. Perciò non tirate fuori dal recinto il concorso rionale di scrittura a tema che avete vinto sbaragliando i cinque concorrenti iscritti, ma corredate le vostre note biografiche di informazioni che possono aumentare la vostra credibilità di autore: menzionate la vostra formazione e attuale professione, le vostre eventuali precedenti pubblicazioni, articoli, segnalazione a concorsi di valore, oppure la vostra partecipazione a iniziative pertinenti al contesto editoriale e/o a quello dove si colloca l’opera, nonché l’aver preso parte a corsi di scrittura. Tutto questo testimonia la costanza dei vostri interessi e del vostro impegno.
La prossima volta parleremo, manco a dirlo, del resto. Nel frattempo, rispetto alla vostra proposta editoriale, preparatevi ad armarvi di una “ciclopica” pazienza. È senza dubbio l’unica risorsa indispensabile che farà la differenza e vi permetterà di resistere alla lunga attesa e ai momenti di scoramento, per non cantare con Sting: «Rescue me before / I fall into despair, oh!». Soccorretemi prima che io cada nella disperazione!
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