Come presentare una proposta editoriale – Intervista a Gabriele Dadati
Gabriele Dadati (Piacenza, 1982) è uno scrittore, un editor, un insegnante di scrittura, un collaboratore di testate, un chiacchierone, un maniaco della rete. Ha pubblicatoSorvegliato dai fantasmi (peQuod, 2006; Barbera, 2008), finalista come Libro dell’anno per Fahrenheit di Radio 3 Rai, Il libro nero del mondo (Gaffi, 2009), Piccolo testamento (Laurana Editore, 2012, presentato al Premio Strega 2012). Nel 2009, ha rappresentato l’Italia nel progetto Scritture Giovani del Festivaletteratura di Mantova sulla nuova narrativa europea.
Ciao Gabriele e grazie per aver acconsentito a questa chiacchierata con noi sul tema “Come presentare una proposta editoriale”. Ci racconti qualcosa del tuo esordio narrativo, le difficoltà che hai incontrato come autore e l’importanza di alcune figure di riferimento (addetti ai lavori e non) nel tuo affacciarti al “nebuloso” mondo editoriale?
Io credo che possa esistere un sano percorso di accreditamento progressivo, nella repubblica delle lettere, o meglio: si possa fare una sana gavetta. Vale a dire, provare a partecipare ai premi piccoli (o non piccoli, come il Campiello Giovani, il Chiara e altri) per inediti, provare a mandare i propri testi alle riviste più serie – ammesso che ancora ne esistano, in assenza delle storiche «Fernandel» e «Maltese Narrazioni», per citarne due – o (e questi esistono) ai siti internet ben fatti e così via. Per pubblicare testi brevi e ricevere i primi giudizi da un pubblico non amicale, che non è obbligato da vincoli d'affetto a riconoscere qualità che magari latitano. Questo permette di orientarsi, di migliorare, di avere qualcosa da scrivere nelle lettere che accompagnano i dattiloscritti, insomma di qualificarsi (o squalificarsi: citare la pubblicazione di propri testi con noti editori a pagamento o il terzo posto nel concorso organizzato dalla parrocchia di uno sperduto paesello non è esattamente un modo di valorizzarsi...). In più, si può venire a contatto con qualcuno che si interessa al nostro lavoro, ci incoraggia e ci fa crescere. È quello che è successo a me, dapprima con Marco Bosonetto e, in seguito, con Giulio Mozzi.
Oltre a essere uno dei più personali e interessanti autori della narrativa contemporanea italiana hai esperienze di editor. Quanto è importante, dall’altra parte della barricata, una proposta editoriale ben congegnata perché si possa concretizzare in una pubblicazione e quali requisiti deve avere una proposta editoriale per conquistare il Dadati editor?
Recentemente mi è capitato di mettere giù così la faccenda: «Un libro è un edificio di cui, avendo a che fare con l’esecuzione (la mole delle pagine effettivamente scritte), si intravvede in controluce il progetto, la planimetria inseguita dall’autore nel mentre costruiva, lo studio più o meno attento dei pesi e contrappesi che avrebbero retto i muri. Quel che cerco in un libro è dunque che l’edificio sia quanto più vicino possibile al progetto che c’era alla base, e ancor prima tento di valutare quanto opportuno e sano e peculiare fosse quel progetto. Se progetto e prossimità dell’esecuzione al progetto mi convincono, tento di avere a che fare con quel testo». Credo sia la risposta che mi sento di ribadire.
Al contrario: cosa ti infastidisce di più in una proposta editoriale abborracciata?
Il combinato di confusione (se una pretesa sinossi di accompagnamento non è in grado di riassumere la vicenda, l'impressione che l'autore non abbia alcuna consapevolezza è forte) e di scorrettezza grammaticale, che emerge chiara dalla lettura di poche righe. E, si badi, questo combinato caratterizza un gran numero di testi che mi arrivano.
Hai tenuto vari corsi di scrittura creativa e presumo tu abbia spesso affrontato la questione della ricerca di un editore. Cosa consigli agli autori esordienti che hanno intenzione di togliere un manoscritto dal cassetto e di tentare di proporlo a un editore?
Cercare un editore significa richiedere la sua attenzione nei nostri confronti, che gli siamo sconosciuti. Dunque la prima regola è: rendersi graditi. Come si fa? Mostrando consapevolezza e rispetto nei confronti dell'interlocutore che interpelliamo, il che si traduce nel mostrare che si conosce il suo lavoro. Mandare mail a casaccio allegando un romanzo di fantascienza a un editore di romanzi di forte stampo realista come a uno che si occupa solo di horror e così via significa dimostrare scortesia e disinteresse nei confronti di colui che si vorrebbe ci trattasse con attenzione e rispetto. Questo è un caso di scortesia macroscopica e facilmente individuabile, ma ce ne sono molte altre (insistere a mandare in allegato un testo laddove il sito dell'editore indica che accetta solo cartaceo, per dire, o viceversa; mandare testi illeggibili o privi di recapiti ecc.) che occorre evitare. L'editore è un compagno di strada: da prima ancora che ci sia un rapporto, bisogna chiedersi come fare a creare presupposti perché l'eventuale rapporto possa essere buono.
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Ritieni utile, per uno scrittore esordiente o per un qualsiasi autore che intenda proporre un suo testo a un editore, rivolgersi a un’agenzia letteraria?
Se si tratta di un'agenzia seria, in cui lavorano persone competenti, oneste e appassionate, può senz'altro essere un buon percorso. Anche perché l'agente ha competenze legali che quasi sempre mancano all'autore, e può dunque tutelarlo.
Come editor preferisci fare una prima scrematura dei testi che devi vagliare con un capitolo campione o preferisci, a prescindere dalle direttive della casa editrice, valutare il manoscritto nella sua interezza?
Senz'altro il manoscritto nella sua interezza. Anche perché – al di là di testi di certa bruttezza – spesso è più interessante vedere una capacità strutturale che non una lingua perfettamente rifinita. È difficile infatti aiutare a costruire dove non c'è attitudine alla costruzione, mentre rendere efficiente una lingua, con chi sa costruire, è un lavoro più che possibile.
Essendo tu un frequentatore del web: quanto ritieni possa essere importante per un autore veicolare il proprio libro su internet e sui social network? Ci sono altre modalità con le quali un autore può attivamente contribuire con l’editore e il suo ufficio stampa a diffondere i suoi lavori (presentazioni, concorsi letterari, contatti eccetera)?
Credo che il web come luogo di accreditamento debba ancora trovare le sue dinamiche certe. Ci sono, è vero, dei meccanismi che funzionano in modo misurabile, se parliamo del lato commerciale, ma sono in mano alle aziende, non ai singoli (ad esempio una newsletter di Amazon che proponga come primo prodotto, magari a prezzo ridotto, un libro o un e-book è qualcosa che ha un effetto significativo sui numeri del prodotto, quel giorno). Piuttosto che l'effetto istantaneo, a me preme sottolineare l'effetto-memoria del web, che spesso non si valuta, e cioè: la rete, nei suoi giacimenti, raccoglie tutto quello che ci è transitato anche solo per un attimo. Non importa quanto sia sconosciuto tu o irrilevante il tuo editore. Sappi che quello che fai sul web (ad esempio rispondere a questa intervista) salterà fuori anche tra dieci anni, quando qualcuno (da un giornalista a una grande casa) cercherà il tuo nome in Google. Per cui, bada bene, ma bene bene, di ragionare sui tuoi contenuti e sulle tue forme.
A fine mese esce il tuo nuovo romanzo, edito da Barney, Per rivedere te. Le premesse sono intriganti: qualcuno ha parlato di «romanzo spudorato, dove la vita vera viene passata nel tritacarne della letteratura». In questo libro, tra l’altro, si parla anche di libri-intervista a intellettuali italiani, di editoria e altro. Materia non facile da “smerciare” in libreria. Ci racconti come hai strutturato questa proposta (pensando, magari a un pubblico di lettori potenziali) e trovato questo editore per il tuo libro? Hai curato tu stesso l’editing o ti sei avvalso del supporto di alcuni collaboratori?
Guarda, a me pare che un pubblico per i “libri che parlano di libri” esista: penso ai lettori di Paolo Nori e quelli di Philip Roth, a quelli di Paul Auster e ai tanti che hanno apprezzatoLa grande bellezza di Sorrentino, per dire. Però devo allo stesso tempo ammettere che io non ho mai ragionato in termini di potenziale pubblico, quanto di sensatezza del progetto narrativo a cui mi accingevo: per me scrivere quel libro aveva senso e l'ho fatto. Poi, se abbia un suo valore, uscirà forse dai commenti che verranno fatti, così come se ha una sua commerciabilità lo scopriremo dai rendiconti. Per quanto riguarda il trovare editore, è stato compito del mio agente: Stefano Tettamanti di Grandi&Associati. Cosa abbia detto all'editore, con che parole gli abbia presentato il romanzo, non saprei: è, del resto, il suo mestiere, non il mio. Per quanto riguarda l'editing, direi che alcuni consigli proprio di Stefano, alcuni di Valentina Balzarotti dell'ALI (che l'aveva letto e mi aveva detto cose molto sensate), altri di Giulio Mozzi, sono stati piuttosto utili.
Grazie Gabriele, anche a nome della redazione diSul Romanzo. In bocca al lupo e i miei migliori auguri di tanta fortuna editoriale al tuo libro in uscita. Appuntatevelo: Per rivedere te.
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