Come diventare se stessi. I consigli di Jiddu Krishnamurti a un giovane amico
Diventare se stessi, liberandosi di quello che dentro di noi si è sedimentato nel tempo, non è facile perché implica prima di tutto di dover fare i conti con tutto ciò a cui ci siamo affidati fino a un dato momento della nostra vita.
Ed è proprio da qui che Jiddu Krishnamurti parte nello straordinario dialogo a distanza con un giovane amico «ferito nel corpo e nella mente» che a lui si era rivolto proprio in cerca di consigli per intraprendere un sano percorso di “guarigione”, di ritorno in sé.
Un dialogo che da poco Lindau ha reso disponibile anche in italiano, nel volume Lettere a un giovane amico, con traduzione di Davide Platzer Ferrero.
Krishnamurti prova subito a trasformare in un’immagine il dolore dell’amico, in modo da riuscire a farglielo visualizzare e allo stesso tempo porlo come qualcosa di non naturale, di non partecipe dell’armonia presente nella natura:
«Com’è adorabile la pioggia che cade sulle montagne solitarie e sul placido lago. L’odore che sale dalla terra dopo che è piovuto, accompagnato dal canto delle rane. Dopo la pioggia, ai tropici tutto assume uno strano incanto. L’acqua lava ogni cosa, sciacqua via la polvere dalle foglie. I fiumi prendono vita e ovunque si sente un rumore di acque scroscianti. Dagli alberi spuntano germogli verdi, e l’erba selvatica cresce dove prima c’era solo terra arida. Migliaia di insetti emergono da non si sa dove, e il suolo secco viene nutrito ed è soddisfatto e pacificato. Il sole sembra aver perduto la propria capacità penetrativa, e la terra è diventata verde, un posto pieno di bellezza e di abbondanza. L’uomo continua a fabbricare la propria infelicità, ma il mondo attorno a lui è nuovamente ricco, l’aria piena di incanto».
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Diventare consapevoli del fatto che si è artefici della propria felicità, così come della propria infelicità, è il primo passo per Krishnamurti affinché si possa comprendere qual è la vera radice del nostro dolore e ciò che ci impedisce di diventare noi stessi:
«L’insoddisfazione umana è reale e inevitabile. Si tratta di un oggetto prezioso, di un gioiello di grande valore. Ma ne abbiamo paura; la dissipiamo; la utilizziamo o permettiamo che venga utilizzata per ottenere certi risultati. La temiamo, ma si tratta in realtà di un gioiello di inestimabile valore. Vivila, fanne esperienza: osservala giorno per giorno, senza interferire coi suoi movimenti. Così facendo, essa diviene una fiamma che purifica da ogni scarto, lasciando soltanto ciò che non ha luogo ed è incommensurabile. Accogli queste mie parole saggiamente».
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Come si arriva a questo? È così che Krishnamurti attiva, attraverso le sue lettere, un vero e proprio percorso di crescita per il suo giovane interlocutore, un percorso durante il quale elargisce una serie di consigli che qui di seguito esponiamo in maniera più schematica:
1. Sii flessibile mentalmente
Essere flessibili è per Krishnamurti la vera forza che «non risiede nella durezza e nella rigidità, ma nella flessibilità. L’albero flessibile rimane in piedi in mezzo alla burrasca. Raccogli la forza di una mente rapida. […] La vita è come la lama di un rasoio, e dobbiamo camminare su questo filo con estrema cura e con una saggezza flessibile».
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2. Non combattere il passato
Vivere il passato come qualcosa di negativo, soprattutto se parliamo di esperienze dolorose, amplifica il dolore stesso, impedendoci di ergerci verso l’alto:
«Vivi nel passato, se devi, ma non combatterlo; quando il passato riemerge, osservalo senza respingerlo e senza attaccarti troppo a esso. L’esperienza di questi anni, il dolore e la gioia, i colpi subiti e la coscienza della separazione, il senso di lontananza: tutto questo arricchirà e aggiungerà bellezza. Ciò che è importante è quello che hai nel cuore. E, dal momento che il tuo cuore è traboccante, tu hai tutto, tu sei tutto».
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3. Presta attenzione ai tuoi pensieri e ai tuoi sentimenti
C’è, secondo Krishnamurti, una forte dose di sensibilità nel riuscire a «vedere ed essere consapevoli dei propri pensieri», anzi è proprio questo che «rende la persona infinitamente sensibile, flessibile e attenta» verso se stessa e verso gli altri, potendo giungere a «non condannare o giudicare». Solo questo livello di attenzione così alto ci permette di raggiungere «la capacità di vedere chiaramente» anche dentro di noi e di vedere «che ogni cosa assumerà da sé la forma corretta senza alcun intervento da parte tua».
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4. Evita la banalità e la routine
«Non lasciarti soffocare dal fumo della banalità. Non lasciare che il tuo fuoco si estingua. Devi andare avanti, strappando via, distruggendo, guardandoti sempre dal mettere radici». È un consiglio all’apparenza destabilizzante, ma nell’ottica di Krishnamurti mettere radici equivale a cedere alla routine allontanando da sé la bellezza e l’amore, incluso quello insito in una relazione di coppia:
«Con quale facilità cadiamo nell’abitudine quando abbiamo una relazione. Tutto viene dato per scontato, la situazione viene accettata così com’è e non si tollera alcuna variazione; non vi è movimento verso l’incertezza, nemmeno per un istante. Ogni cosa è regolata così accuratamente, così ben assicurata e legata, che non resta spazio per la freschezza, per il respiro vivificatore della primavera».
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Una visione dell’amore capace insieme di destabilizzare e renderci feliciproprio per questa capacità di causare «l’unica rivoluzione in grado di darci la felicità totale». A patto però che siamo in grado di non fare «dell’amore una merce negoziabile» perché «non è dare per ricevere».
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5. Vivi la paura
Vivere la paura significa non abbandonarsi al terrore ma essere pronti ad accoglierla, sapere che solo affrontando ciò che ci fa paura possiamo ricercare quella novità a cui tanto aspiriamo. È per questo che Krishnamurti consiglia di «non lasciare che essa ti colpisca improvvisamente, inaspettatamente: ricercala diligentemente e deliberatamente».
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6. Affronta i problemi
Possiamo considerare questo consiglio come strettamente connesso a quello precedente perché si tratta comunque di affrontare i nostri limiti e riuscire a trovare il modo di farsi attraversare senza che riescano a «lasciare il segno». Bisogna aprirsi «un varco attraverso di essi come se fossero di burro» per bloccarli sul nascere. Certo, «non è possibile non avere problemi, ma è possibile scacciarli immediatamente». E per scacciarli Krishnamurti intende il fare in modo che questi non debbano scontrarsi con la nostra rigidità che ci spinge a vivere i nostri problemi come qualcosa che “invade” tutti gli aspetti della nostra vita, mettendo così radici dentro di noi.
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7. Scegli la dignità autentica
E qui Krishnamurti dà forse il consiglio più autentico e attuale al suo giovane amico:
«La dignità non può essere acquisita, coltivata, e sentirsi degni equivale ad avere coscienza di sé stessi […]. Semplicemente essere – non in un modo o nell’altro, in uno stato o nell’altro –: questa è la vera dignità. Non ci può essere portato via, è ciò che è sempre».
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Diventare se stessi è una «completa rivoluzione, non solo nelle grandi cose, ma anche in quelle piccole di tutti i giorni», possiamo concludere con Krishnamurti. Consiste nel «vivere in modo semplice, liberi dalle influenze anche quando tutto e tutti cercano di influenzarci, liberi dagli umori altalenanti e dalle nostre molteplici esigenze».
Certo non è facile ma proprio per questo che, una volta che il diventare se stessi è una realtà, ci dobbiamo sforzare per «non tornare alla comodità ma vai avanti. Tieni quel fuoco acceso, internamente».
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