Come costruire un io narrante davvero coinvolgente
La narrazione in prima persona è tra le tecniche narrative più usate, in alcuni casi però non sempre viene adoperata in modo ottimale.
Anzi alcuni (aspiranti) scrittori, pensando che sia una tecnica molto facile, tendono a commettere spesso errori grossolani.
Vediamo dunque da vicino cinque accorgimenti da seguire per costruire un io narrante che sia al tempo stesso funzionale alla narrazione e coinvolgente per il lettore.
1. Il modo in cui il narratore parla rivela il suo carattere
Quando usi un narratore in prima persona, ricorda: la prospettiva, il punto di vista è tutto. Arricchisci la narrazione con parole che rivelano la personalità del narratore e ovviamente il suo punto di vista unico rispetto a quello degli altri personaggi.
Per trasmettere al lettore la personalità dell’io narrante, usa dispositivi come:
- Registro: il tono del tuo narratore è formale, oppure ricco di espressioni dialettali? In che modo questo riflette l’età e il contesto di provenienza del narratore?
- Scelta delle parole: Mark Twain scrive: «Il carattere di un uomo si deduce dagli aggettivi che di solito usa in una conversazione». Il tuo narratore usa parole positive o perlopiù negative per descrivere persone e luoghi? Cosa ci rivelano di lui queste sue scelte?
- Struttura delle frasi: anche questo può essere una spia per evidenziare qualcosa. Un narratore che parla usando frasi semplici e brevi potrebbe essere una persona che ama parlar chiaro e andare subito al sodo. Al contrario un narratore che usa frasi molto lunghe o veri e propri giri di parole potrebbe far pensare a una persona eccessivamente concentrata sui suoi pensieri.
- Linguaggio del corpo e gesti: quando costruisci il tuo “io narrante” ricorda di includere i suoi gesti o movimenti abituali (ad esempio, toccarsi spesso i capelli con la mano destra).
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2. Elimina le parole inutili
Nella narrazione in prima persona, spesso ci si sofferma troppo su ciò che il narratore vede o su ciò di cui fa esperienza diretta. Parole o espressioni come “Ho visto che…” andrebbero eliminate il più possibile da una scena perché altrimenti si resta troppo concentrati sul narratore e il lettore finirebbe col sentirsi escluso, non partecipe.
Leggi questa frase:
«Ho visto che la porta era rimasta socchiusa e al solo pensiero di cosa potesse esserci dietro avevo paura, specialmente quando ho visto qualcosa di scuro e umido che sembrava stesse lentamente scivolando sotto di essa.»
Ora questa:
«La porta era rimasta socchiusa. Rabbrividii quando notai qualcosa di scuro e umido che sembrava fuoriuscire da sotto.»
Nella seconda frase vediamo immediatamente la porta, non il narratore che vede la porta. Riusciamo a osservare la scena direttamente con gli occhi del narratore e questo ci fa sentire al suo fianco in quel momento.
***
3. L’io narrante può confidarsi con il lettore
Ci sono molti casi di narrazione in prima persona in cui l’io narrante si rivolge direttamente al lettore. Ad esempio in Jane Eyre, quando la protagonista del romanzo di Charlotte Brontë afferma: «Mio lettore, l’ho sposato.»
Non è però necessario rompere il muro che separa il narratore dal lettore. Si può optare anche per una soluzione diversa e più sottile che fa leva su una serie di confessioni e ammissioni. Tieni conto però che queste devo essere utili alla narrazione e al lettore:
- Rivelando informazioni chiave sulla personalità dei personaggi, sui loro valori e punti di vista, contribuendo a rendere ogni personaggio più interessante.
- Creando empatia e connessione emotiva: il lettore potrebbe sentirsi vicino a un personaggio che sta vivendo una situazione particolarmente difficile.
Quindi, anche senza rivolgersi direttamente al “mio caro lettore”, il narratore in prima persona può comunque fornire al lettore informazioni preziose e rilevanti per lo svolgimento della trama e/o per costruire delle connessioni emotive con i personaggi.
***
4. Usa la prospettiva “limitata” dell’io narrante per aumentare la tensione
La prospettiva, il punto di vista nella narrazione in prima persona è tutto. Un narratore in prima persona, a differenza di un narratore onnisciente che conosce tutto dei pensieri e della vita interiore dei personaggi, possiede informazioni e conoscenze limitate. Deve usare questo suo punto di vista parziale per comprendere gli eventi. Questo apre una serie di interessanti possibilità per lo sviluppo della storia. Ad esempio, puoi rivelare in un capitolo in che modo un personaggio interpreta gli eventi dal suo punto di vista, e poi mostrare come gli stessi eventi sono visti e interpretati da un altro personaggio.
Questa caratteristica dell’io narrante, cioè il poter contare su un punto di vista limitato, permette di far leva su quell’insieme di ombre e incertezze che aumentano la tensione della storia.
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5. Non usare sempre e solo il pronome “io”
Un punto debole della narrazione in prima persona è che spesso chi la utilizza tende a optare per uno stile monotono facendo iniziare tutte le frasi con il pronome “io” o con il verbo alla prima persona singolare.
Ad esempio:
«Sento un colpo alla porta. Penso sia il vento ma un altro colpo più forte mi spinge ad alzarmi. Mi dirigo verso la porta, la apro, ma non c’è nessuno.»
Ora paragonala a questa:
«Un colpo alla porta. Forse è il vento… no, eccolo di nuovo (questa volta devo alzarmi). Sono preoccupato quando vado ad aprire. Ma non c’è nessuno.»
Confronta i due esempi. Nel secondo caso entriamo direttamente nella testa del personaggio/narratore. Vediamo l’evoluzione dei suoi pensieri e dubbi, è come se noi stessimo provando le stesse sensazioni anche se stiamo solo leggendo.
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