«Ciao, come va?»: ecco come risponderebbero i personaggi famosi
Quante volte ci capita di salutare qualcuno con un «Ciao, come va?». Le risposte, di solito, sono simili, quasi sempre banali. In ogni caso la domanda, pleonastica, nella gran parte dei casi ci serve solo per “rompere il ghiaccio”, giusto per “attaccar bottone”. Ma avete mai provato a immaginare come avrebbero risposto a un «come va?» alcuni personaggi famosi?
È un gioco che hanno portato avanti Umberto Eco e alcuni amici qualche anno fa, e riportato dallo stesso Eco tra le pagine del suo Secondo diario minimo (precisamente le pagg. dalla 288 alla 290 dell’edizione I grandi tascabili Bompiani, Milano 1994). Scopriamo così che Icaro avrebbe detto «Uno schianto», Proserpina rendendoci partecipi del fatto che «Mi sento giù», mentre Prometeo magari avrebbe ammesso che «Mi rode...».
Gli esempi riportati da Eco sono decine, alcuni divertentissimi. Ogni battuta richiama aneddoti, curiosità, opere o frasi famose di personaggi (storici o letterari), così una risposta a un banale «come va?» in tal modo rivela sintesi esasperatamente eloquenti di vite, miti e opere. Edipo, ad esempio, potrebbe rispondervi che «La mamma è contenta». Damocle con un saggio «Potrebbe andar peggio». Priapo con un laconico «Cazzi miei», mentre Ulisse potrebbe dirvi che «Siamo a cavallo». E se Eraclito dice «Va, va...», Parmenide invece risponde «Non va», mentre per Pitagora «Tutto quadra» e per Ippocrate «Finché c'è la salute...».
Il gioco continua, strappando sorrisi, e potrebbe probabilmente andare avanti all’infinito anche con personaggi moderni. Soprattutto adesso, nell’epoca di social network come Twitter, nella quale ben figurerebbero un Muzio Scevola che sbotta con un «Se solo mi dessero una mano...», un Dante che twitta: «Sono al settimo cielo» mentre Leopardi si sarebbe limitato a ribattere: «Sfotte?», che va già un po’ meglio della risposta di Kafka: «Mi sento un verme». L’esatto contrario di Sotheby, che risponderebbe: «D'incanto».
Ora che van di moda i selfie anche spudorati sicuramente Onan ne avrebbe pubblicato uno commentando «Mi accontento»", a differenza di un Casanova che più signorilmente avrebbe accompagnato un sorriso sornione con un... «Vengo», mentre Serena Grandi avrebbe aggiunto un malizioso «Ho un peso sul cuore» che avrebbe forse attirato l’attenzione di D'Annunzio: «Va che è un piacere», mentre avrebbe giocato sugli spazi Ungaretti: «Bene (a capo) grazie».
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Poco sarebbe cambiato qualche anno fa, quando ancora usavamo solo Sms con caratteri limitati. Ad un «come va?» messaggiato da un amico Cartesio avrebbe risposto di sicuro con un «Bene, penso», Galileo con un «Gira bene», mentre Vico si sarebbe limitato a un «Va e viene». E se per Foscolo la risposta ideale sarebbe stata «Dopo morto, meglio», di contro Manzoni avrebbe detto «Grazie a Dio, bene», giusto l’opposto di Sacher-Masoch: «Grazie a Dio, male» e, parzialmente, da Sade: «A me bene». Più difficile per D'Alambert e Diderot, perché «Non si può dire in due parole» o carpire qualcosa da un Paganini che risponde «L'ho già detto», nessun problema invece per Darwin: «Ci si adatta».
A un Orlando che frettolosamente direbbe «Scusi, vado di furia» farebbe da contrasto un più pacato Einstein: «Rispetto a chi?», mentre per Stakanov: «Non vedo l'ora che arrivi ferragosto...», probabilmente in accordo con la sig.ra Riello: «Sono stufa!».
Il gioco, come dicevamo, potrebbe continuare all’infinito. Se avete voglia di provare dare pure sfogo alla vostra fantasia qui nei commenti. E già che ci siamo, a voi come va?
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