Chiude l’Alexanderplatz, lo storico locale jazz romano
L’Alexanderplatz, lo storico locale jazz romano a due passi dal Vaticano, è stato chiuso l’8 luglio scorso dall’ufficiale giudiziario in seguito a uno sfratto moroso. Sono passati trent’anni di ininterrotta programmazione da quel lontano 18 maggio 1984, anno in cui si inaugurò l’Alexanderplatz con il primo concerto jazz. Grazie all’amore per la musica di Giampiero Rubei e del figlio Eugenio, oggi direttore artistico, hanno suonato su quel palco nomi illustri del calibro di Chet Baker e Michel Petrucciani. Il locale, inoltre, è stato il trampolino di lancio per Marcello Rosa, Biseo, Pieranunzi, Gatto, Bollani, Giuliani, Boltro, Di Battista, Piana e tanti altri. Gli artisti che vi si sono esibiti hanno lasciato le loro firme sulle pareti del locale.
«Stiamo cercando degli aiuti per aprire una scuola di musica dentro l’Alexanderplatz, basterebbe un contributo minimo (poche migliaia di euro) del Comune per evitare la chiusura definitiva», ha spiegato Eugenio Rubei, lanciando un appello al Comune di Roma. La data ultima per trovare una soluzione è quella del 28 luglio.
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Ci auguriamo che l’appello trovi una risposta da parte delle istituzioni culturali: è a rischio il mondo jazz della Capitale. La Casa del Jazz, gestita negli ultimi tempi da Giampiero Rubei, è attualmente stata data in appalto agli organizzatori della Festa dell’Unità democratica e la rassegna di Villa Celimontana quest’anno non è entrata in graduatoria per ricevere i fondi del Comune di Roma.
La grande bellezza della Città Eterna sfiorisce nel degrado del patrimonio archeologico. Chiudono i musei; si smantella Cinecittà che una volta dava lavoro a 250mila persone; i teatri sono in via di estinzione. L’Alexanderplatz rischia di fare una fine altrettanto indecorosa.
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