Chi sta con Erri De Luca?
Chi se la sente, chi sta con Erri De Luca? Qual è il movimento intellettuale di idee a sostegno di una presa di posizione contro la Tav?
Lo scrittore napoletano ha fatto una scelta di campo, coraggiosa, se vogliamo, e determinata. Ha detto delle cose, le ha argomentate, le ha sostenute, e adesso rischia di essere condannato per istigazione a delinquere.
In un particolare momento storico e politico italiano, che vede al governo forze reazionarie e poco inclini al dibattito, De Luca dovrebbe rappresentare una specie di mito, di capopolo, di nuovo Masaniello della rivoluzione intellettuale. Ma non è così, per niente. Anzi, tiepidamente ci si schiera a favore della sua battaglia, o non lo si fa per niente. Perché? Probabilmente perché Erri De Luca rappresenta una generazione di autori dentro il mercato, dentro il mainstream, dentro una logica che ha partorito l’annullamento del dibattito politico-culturale. Perché di prese di posizione un po’ sessantottesche e un po’ da centro sociale siamo tutti stanchi. E perché, in fondo, una voce isolata non conta niente se non c’è un movimento di idee diffuso, un qualcosa che assomigli a una fucina nazionale della contrapposizione al potere.
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Possiamo essere tutti contrari alla Tav – io lo sono – ma non tutti aderiamo a un percorso di isolamento, perché desideriamo che il contro-potere abbia altri portavoce, altre idee, altri volti. Dunque, c’è poco da fare: o cambia tutto, nomi compresi, o non cambia niente, e i rapporti di forza non vengono né ribaltati, né scalfiti, né incrinati.
Sta nella storia delle cose: non basta che un singolo diventi un po’ la vittima sacrificale di una battaglia ideologica e materiale, perché tutto cambi davvero. Diventa necessario ripristinare il senso della militanza culturale – vale a sinistra quanto a destra, al centro non ne hanno bisogno – per ridare senso all’agire dell’intellettuale in questo Paese senza egemonia democratica. Diventa necessario far piazza pulita di una bella generazione autoreferenziale, di scrittori, registi, autori televisivi che hanno insultato il buon senso arricchendo se stessi e i grandi gruppi editoriali. Diventa necessario, in sostanza, tornare a far cultura militante come azione comunitaria, non isolata e singola, un po’ come ha provato a fare il Teatro Valle Occupato senza troppo riuscirvi.
Per questo, e per tanti altri motivi, chi sta con Erri De Luca siamo pochi, ma pochi davvero.
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