Chi paga per Stefano Cucchi?
Chi, chi paga per Stefano Cucchi? Per la morte di un ragazzo? Per la sconfitta della giustizia ordinaria contro la barbarie straordinaria dei tutori dell’ordine pubblico?
L’Italia rivive, ancora una volta, il dramma dell’impunità, dell’omicidio senza colpevoli in galera, della violenza senz’autori.
Non stupisce la sentenza, in qualche modo siamo abituati al ribaltamento della verità in sede di giudizio, ma la spocchia dei colpevoli, l’arroganza dei complici e la tenuta di un sistema corrotto e garantito. Sì, di questo si tratta, di una diffusione violenta delle coperture tra poteri che atrofizza la giustizia e la priva di senso.
La commozione che ci prende pensando ai genitori di Cucchi è quella della vergogna e del lutto, perché quando una sentenza ribalta la verità, si piange una seconda e una terza volta.
Il Paese sopporta da troppo tempo il trucidamento della responsabilità penale e civile. Non bastano più i proclami dei media e le parole degli avvocati a restituire senso ai fatti, perché i fatti, l’assassinio di un ragazzo, hanno già narrato a tutti i nomi e i cognomi dei colpevoli.
La responsabilità morale di quanto accaduto, però, è dentro le camere di una Politica cialtrona che difende ad ogni costo le forze dell’ordine manco fossimo sotto una dittatura sudamericana. Allora noi che sappiamo chi ha colpa e chi no, chi è morto e chi gode e se la ride, cominciamo a non credere più nell’infallibilità della giustizia e nell’equanimità delle polizie.
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L’effetto perverso di questa sentenza è la caduta di credibilità delle nostre istituzioni, dello Stato che si fa complice materno dei suoi figli assassini. Ecco allora che si ribalta la direzione della sentenza e intimamente non la si rispetta: perché ingiusta, certo, e perché folle. Quando la follia, demone terrificante, si appropria delle stanze del buon senso, le mette a soqquadro, produce caos e disordine. Il rischio è tutto qua, nella demolizione del senso di responsabilità verso la vita altrui, quella di Cucchi, e verso la sicurezza di tutti noi brava gente.
Responsabilmente sappiamo chi ha ucciso questo ragazzo, ne custodiremo i volti, i nomi, i sorrisi. La nostra memoria non ci farà dimenticare questa pagina sporca della storia italiana, né il suo odore di sangue e menzogna. Custodiremo gelosamente il rancore nella speranza forse vana che una giustizia differente ribalti questo verdetto e ci dica, infine, chi paga per Stefano Cucchi.
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