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“Chi ha ucciso David Crane?”: romanzo ipertestuale made in Italy

Chi ha ucciso David Crane?«Un giallo postmodernista […] che non riesce a prendere in giro neppure se stesso»: viene presentato in questo modo Chi ha ucciso David Crane?, “romanzo” di Fabrizio Venerandi edito da Quintadicopertina. Le virgolette sono d’obbligo, per un’iniziativa come questa. 

Perché? Perché cambiano i tempi, anche nell’arte del narrare, sviluppandosi con un andamento circolare, come abbiamo visto (o almeno così sembrerebbe) più che viaggiando lungo una semiretta. Ma gli elementi costitutivi minimi, sebbene organizzati, utilizzati, accostati in maniera diversa, persistono, con una straordinaria regolarità.

E Chi ha ucciso David Crane? ne è una dimostrazione. Nonostante la calma, almeno apparente, della secca presso cui si è arenata la discussione su hypertext fiction e simili, a distanza di anni dall’avvento del beneamato libro game, o da opere di grande “alternatività” come Grammatron, emerge un’esperienza del genere, tutta italiana, che, con semplicità, riproponendo di fatto pari pari la forma del libro con “bivi decisionali”, moltiplica la narrazione, e ci dà ancora una volta l’illusione (ma sempre di patto narrativo si tratta) di avere il controllo.

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A ben vedere, pur rimanendo nel grande ambito della “narrazione”, all’estremo opposto di quanto descritto si situa l’estetica sandbox che, attraverso l’utilizzo, felice, di un termine inglese persino banale, è passata a indicare, nel corso del tempo, tutti quegli ambienti virtuali che si danno al fruitore in quanto tali, senza essere condizionati, e senza condizionare, per mezzo di “obiettivi” da conseguire. Ma questa è un’altra storia, di cui ci occuperemo la prossima volta.

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