Che cos’è la non-fiction
Che cos’è la non-fiction? È questo che ci si chiede nel visitare i lit-blog più influenti di oggi e nel leggere le pagine di cultura delle principali riviste culturali.
Non-fiction è stata, letterariamente parlando, una parola d’ordine per lo scorso 2014. Sono stati pubblicati dalle case italiane titoli notevoli; dall’ansiogeno Spillover di David Quammen (Adelphi) – presente in molte classifiche dei migliori libri dell’anno –, al vendutissimo Il capitale del XXI secolo di Thomas Piketty (Bompiani); dal raffinato Guarigione di Cristiano de Majo (Ponte alle Grazie) a Grazie per questo momento (Corbaccio), della vendicativa ex-moglie del presidente francese Hollande, Valérie Trierweiler. E ancora La terra dei narcos di Anabel Hernandez (Mondadori); la biografia di Dario Argento uscita per Einaudi, Paura, senza nominare l’esempio che ha riscosso più successo di pubblico e premi: Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella, vincitore del Premio Strega Giovani, in corso di pubblicazione in tutto il mondo.
Leggendo questi titoli, però, salta subito all’occhio come essi abbiano, in termini concreti, poco in comune l’uno con l’altro: il libro di Piketty è frutto di un imponente lavoro di ricerca di carattere economico, Spillover un’indagine di stampo scientifico e orientamento narrativo, mentre La terra dei narcos ha nettamente un’impronta giornalistica che molto ricorda il nostro Saviano. Cosa c’entra un testo partorito dalla moglie dell’attuale capo di stato francese con la letteraria rivisitazione di un periodo della propria vita dominato da paternità e malattia, così com’è il libro di De Majo? Si tenga presente che in Italia (e non solo) c’è una lunga tradizione di opere che potrebbero, a buon titolo, entrare nel genere, nonostante da noi non si sia mai parlato propriamente di non-fiction, partendo da Primo Levi, passando per Arbasino e Oriana Fallaci, arrivando fino a Saviano. Cos’è allora la non-fiction? Tutto ciò che non può definirsi romanzo? Per non essere definita romanzo basta che un’opera sia priva di trama (intesa quest’ultima nella sua accezione classica)?
Sono forse queste alcune delle domande da cui nasce Fame di realtà di David Shields, testo pubblicato nel 2010 in Italia da Fazi, diventato uno dei cardini della non-fiction degli ultimi anni, suscitando un acceso dibattito all’interno del panorama letterario americano (e internazionale). In esso Shields (autore anche dell’ottima biografia di J.D. Salinger edita da ISBN Edizioni) raccoglie più di seicento tra riflessioni e aforismi che mirano a sottolineare e sostenere un forte bisogno della letteratura contemporanea di testimonianza, di realtà e autenticità, esprimibile senza restrizioni di forma e contenuto.
Mi sono imbattuto in Fame di realtà alla prima lezione a porte aperte di un interessante corso di non-fiction tenuto a Roma da Cristiano de Majo e Christian Raimo. I due, dopo aver domandato ai presenti quale fosse la loro idea di non-fiction e ottenendo risposte confuse, hanno elencato una serie di libri-manifesto utili a capire, per dirla alla Carver (o, visti i recenti risultati degli Academy Awards, alla Birdman), di cosa parliamo quando parliamo di non-fiction. A sangue freddo di Truman Capote; Shields, per l’appunto; tutto W.G. Sebald (con particolare attenzione ai suoi due capolavori: Gli anelli di Saturno e Austerlitz) e il già citato Catozzella. Questi autori con i loro testi hanno dato un forte impulso all’interesse per la non-fiction letteraria degli ultimi decenni, spingendo i lettori a chiedersi se la fiction a volte possa risultare insufficiente a trasmettere la realtà, se perfino la finzione letteraria, con la millenaria tradizione che ha alle spalle, a volte non riesca a raggiungere un livello di credibilità ed emozione che solo una storia vera si dimostrerebbe in grado di trasmettere. Arrivati fin qui, poi, ci si immergerebbe in un ulteriore dubbio: che cos’è una storia vera? Dove si trova, nella creazione letteraria, il confine tra la rielaborazione narrativa e gli avvenimenti reali a essa sottoposti?
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In Italia parlare di non-fiction oggi profuma ancora di novità, di avanguardia, i lettori di John D’Agata ed Emmanuel Carrère sono portati a compiacersi di se stessi (e chi può dargli torto?) nello sfogliare i libri di autori del genere sentendosi parte di una non-ben-definita élite di lettori di “nicchia”; al contrario negli Stati Uniti è presente una forte tradizione del genere propriamente detto: dal classico Morte nel pomeriggio di Hemingway alle opere di saggistica di David Foster Wallace, vero e proprio innovatore del genere con libri come Una cosa divertente che non farò mai più (minimum fax), Considera l’aragosta, Brevi interviste con uomini schifosi e Di carne e di nulla (tutti Einaudi Stile Libero).
L’amore per il lyric essay oltreoceano cresce di anno in anno, le long reads (nonostante la rivoluzione digitale sposti sempre più l’equilibrio di siti e blog su articoli brevi e concisi) sono d’obbligo all’interno di riviste culturali storiche, oltre al fatto che nascono continuamente nuove figure culto della non-fiction contemporanea, le ultime due il quarantenne J.J. Sullivan (qui intervistato da Tim Small per «Rivista Studio»), celebrato – forse con un po’ troppa fretta – come il “nuovo David Foster Wallace” per i suoi saggi, pubblicati in Italia da Sellerio in una raccolta dal titolo Americani; oppure il trentaseienne poeta Ben Lerner, i cui due romanzi finora pubblicati, Un uomo di passaggio (Neri Pozza) e Nel mondo a venire (Sellerio), sono ibridi di autofiction e continui micro-saggi-riflessioni su arte, tempo e letteratura. Non è facile orientarsi all’interno del mondo della non-fiction, soprattutto perché esso non presenta limiti definiti e non è semplice da circoscrivere e descrivere.
Perciò concluderei, per chi volesse intraprendere un viaggio all’interno di questo universo, nello stesso modo in cui de Majo e Raimo hanno iniziato la loro lezione: chiedetevi cosa vi trasmette la parola non-fiction, che idea ne avete; chiedetevi se il confine tra finzione letteraria e realtà oggettiva è chiaro e definito; domandatevi cosa rappresentano per voi concetti come “trama”, “personaggi”, “storia vera”. Concedetevi un po’ di tempo per rifletterci su, e poi cercate di entrare subito a contatto con i testi: può risultare utile la lista dei 100 libri per una biblioteca della non-fiction narrativa stilata proprio da Cristiano de Majo per potersi orientare e capire che cos’è la non-fiction.
La prima parte di questo articolo è stata presa dalla mia tesi di laurea, dal titolo I figli del postmodernismo: “Fame di realtà” e “New Italian Epic”.
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