«Charlie Hebdo» e “Sottomissione” di Michel Houellebecq: l’Europa saprà reagire?
7 gennaio 2015: la redazione del giornale satirico francese «Charlie Hebdo» viene decimata da due terroristi islamici. Nello stesso giorno Michel Houellebecq presenta nelle librerie Sottomissione, il suo ultimo romanzo.
L’attentato ha sconvolto la Francia e l'Europa intera, evidenziando una frattura profonda tra la civiltà occidentale e quella di alcune fazioni musulmane che si richiamano alla parola di Allah (Islam indica appunto la sottomissione a Dio). Fazioni che hanno sferrato una lotta senza quartiere alla cultura, alla tradizione, alla libertà, all'autonomia e all'individualismo democratico del mondo occidentale. La correlazione tra il massacro di «Charlie Hebdo», quello del supermercato kasher e l'uscita del libro di Houellebecq hanno fatto dichiarare alla critica letteraria che «ben prima del romanzo è arrivata la leggenda». Infatti anche se l'autore di Sottomissione ha interrotto il suo giro di promozione del libro e pare si sia ritirato in Irlanda «in cerca del verde e della neve», il clamore suscitato dalle stragi compiute e le tesi sostenute nel testo hanno avuto un impatto mondiale.
Per capire Michel Houellebecq e le sue idee è opportuno chiedersi prima chi è l’uomo. Il suo vero nome è Michel Thomas, Houellebecq è il cognome della nonna paterna con cui visse dall'età di sei anni. Il primo romanzo di successo di questo scrittore “depresso e inattivo” come egli stesso si definisce è Particelle elementari, del 1998, accolto da una critica contrastante che lo definiva un genio (M. Oufray) o uno scrittore mediocre (G. Rizzo), in ogni caso un autore che aveva dichiarato: «la religione più stupida è l'Islam».
Poi improvvisamente la conversione, con un romanzo (Sottomissione) in cui vengono evidenziati «i valori dell'Islam, il recupero di un mondo patriarcale in cui appare fondamentale la sottomissione a un credo che rifiuta il diritto delle donne ad equipararsi agli uomini», annullando il diritto a mettere al mondo i propri figli e a educarli anche senza fede, il diritto alla risata dei vignettisti o quello dei giornalisti a scrivere pensieri forse non “elevati”, ma liberi.
Il protagonista di Sottomissione (edito in Italia da Bompiani, nella traduzione di V. Vega) è Francois, un professore universitario, studioso di Huysmans, la cui esistenza si svolge tra fugaci avventure con studentesse disponibili, alcool, sigarette, libri e la prospettiva di morire solo e infelice. Ma qualcosa cambia, la Francia è in campagna elettorale e una voce nuova riesce a distruggere il sogno politico di Marine Le Pen, si tratta di Mohammed Ben Abbes, leader di Fraternité Musulmane, che diviene (nel 2022) primo presidente musulmano della repubblica francese.
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La Francia sembra ritrovare il suo ottimismo, le donne escono dal mercato del lavoro, di conseguenza la disoccupazione maschile finisce, e la Sharia restituisce alla Francia una «società meno libera, ma più sicura e felice». Anche Francois riceve la sua ricompensa, per la dovuta sottomissione, tre mogli (due per l'amore, una per la cucina) e la possibilità di tornare a insegnare alla Sorbona, divenuta università coranica. «Non avrei avuto niente da rimpiangere» è l'ultima frase di Francois.
Qual è dunque il messaggio di Houellebecq? Bisogna adeguarsi e poi convertirsi? Gli esangui e codardi partiti politici stanno consegnando l'Europa, un continente morto, all'Islam, senza combattere? O ha solo voluto lanciare una provocazione, un allarme contro l'eccessiva islamizzazione della Francia?
Le risposte, dopo i fatti di Parigi, sono state innumerevoli e inconciliabili, si è parlato di «riscoperta della dignità e di forte solidarietà europea» dopo la sfilata dei principali leader europei per le strade parigine, di resistenza del mondo occidentale e di difesa della «libertà, autonomia, individualismo, di tutti quei principi democratici» per i quali uomini e donne si sono battuti. La domanda che oggi tanti si pongono è “saremo abbastanza coraggiosi da rimanere liberi?”
Per Houellebecq la risposta sembra essere negativa, meglio una sottomissione dolce che lo sconforto assoluto della nostra civiltà, in cui non vi è più niente da rimpiangere!
In questa analisi dell'autore francese, manca però un elemento importante: la violenza. Quella che tutti o quasi affermano essere solo di qualche fazione dei musulmani, ma che oggi domina le giornate dei cittadini di molti Paesi del mondo, con carneficine che non risparmiano neppure i bambini. Questa violenza ha comunque una matrice islamica, è il retaggio di un totalitarismo religioso, che giudica e condanna senza appello.
L'Europa sarà in grado di non cedere alla paura come hanno fatto i vignettisti di «Charlie Hebdo»,ricordandosi che non sempre la sottomissione è dolce, come sostiene Houellebecq, soprattutto quando è fatta di proiettili?
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