Case editrici e crowdfunding, l’esperienza di Bookabook. Intervista a Tomaso Greco
Case editrici e crowfunding un’alleanza destinata a durare? Difficile riuscire a prevedere le evoluzioni di una strategia adottata in un mercato che, come quello editoriale, attraversa una crisi che sembra destinata a crescere. Difatti se da un lato i recenti dati del Rapporto sullo stato dell’editoria 2017 evidenziano un lieve incremento del fatturato, dall’altro lato registrano pure un continuo calo del numero dei lettori.
Resta comunque che questa strategia di combinare il crowdfunding, cioè una raccolta fondi via web coinvolgendo direttamente i destinatari del prodotto che quindi diventano dei veri e propri committenti che rendono possibile la produzione di ciò che acquistano in anticipo, e il sistema editoriale potrebbe rappresentare una valida alternativa al rischio d’impresa (o almeno a una parte di questo) che normalmente le case editrici assumono su di sé.
Particolarmente illuminante in questo senso è l’esperienza di Bookabook che nasce proprio come casa editrice in crowdfunding ma che al contempo coniuga quest’aspetto innovativo con altri più tradizionali che rimangono a carico dell’editore, dall’editing alla promozione passando per la distribuzione.
Proprio per questo abbiamo pensato di accendere i riflettori su questa realtà, ponendo qualche domanda a Tomaso Greco, uno dei fondatori di Bookabook che, nata nel 2014, a oggi può vantare già 25 mila copie vendute con 60 campagne finanziate e 29 titoli a catalogo, tra cui molti esordienti. Perché va detto che una soluzione come questa – sostengono quelli di Bookabook – aiuta a puntare sugli scrittori alla prima pubblicazione che in genere trovano spazi sempre più ristretti nell’editoria tradizionale.
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Ci permetta di iniziare con una domanda a bruciapelo: perché il crowdfunding nel settore editoriale?
Da sempre i libri considerati di successo sono quei libri attorno ai quali si genera il passaparola tra i lettori. E il crowdfunding è uno strumento unico per favorire il passaparola e per costruire attorno a un libro una comunità di lettori. La risposta quindi è semplice: perché funziona. Lo dimostrano i nostri libri, ma anche Le favole della buonanotte per bambine ribelli, o The wake che è arrivato a giocarsi il Man Booker Prize. Funziona anche nel campo più complesso in assoluto, quello rappresentato dalle opere prime, dagli esordi. E il binomio crowdfunding ed editoria ha dimostrato grandi potenzialità anche nel settore dei fumetti. Per fare una piccola anticipazione, alla fiera di Lucca presenteremo bookacomic, nata dalla collaborazione con Comics&Business, l’agenzia letteraria dedicata al fumetto.
Come si colloca in questo il rischio d’impresa, tipico di qualsiasi attività imprenditoriale?
Esiste il falso mito che il crowdfunding non comporti alcun rischio. Così sarebbe, forse, se non ci fosse una valutazione professionale dei manoscritti, se non curassimo in ogni dettaglio le campagne. Nella nostra redazione due editor si dedicano per la gran parte del tempo a leggere e valutare manoscritti, di cui solo una percentuale minima è davvero interessante. Come sapete, la maggior parte delle case editrici non si assume il rischio di valutare manoscritti di esordienti.
Oltre al costo di questo primo passaggio, per ogni libro studiamo una strategia di comunicazione ad hoc e durante tutto il percorso l’autore riceve assistenza continua da una persona di riferimento all’interno del nostro team. Di recente abbiamo introdotto anche la realizzazione di materiale grafico per i social network. Tutto questo è gratuito per gli autori, ed è giusto così. Per noi, invece, rappresenta un costo e una scommessa. È sufficiente fare due conti per scoprire che la campagna di crowdfunding non copre, se non in parte, le spese di realizzazione di un libro. Soprattutto se consideriamo che il raggiungimento dell’obiettivo è solo l'inizio: poi c'è la distribuzione e la promozione (noi siamo con Messaggerie Libri), il marketing, l'ufficio stampa ecc…
Come scegliete i libri su cui puntare per le campagne di crowdfunding?
La nostra è una selezione strettamente qualitativa. È articolata in due fasi: nella prima leggiamo la sinossi e alcune pagine, nella seconda – alla quale accedono solo i testi che hanno superato la prima – l’intero manoscritto. In questo modo possiamo garantire di rispondere a tutti e, nel limite del possibile, di farlo in tempi ragionevoli. Il potenziale commerciale di un libro non viene valutato in questa fase, perché la campagna di crowdfunding rappresenta un test di mercato affidabile.
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Potete contare su una community di 41 mila lettori. Oltre alle campagne di crowdfunding, in quali altri modi animate la community e coinvolgete i lettori nelle vostre attività?
Il rapporto con i lettori è, a mio avviso, l'elemento centrale per qualsiasi casa editrice. Noi offriamo momenti di incontro tradizionali, come fiere, dibattiti e presentazioni. Ma anche occasioni più particolari e sperimentali. Mi viene in mente La lunga notte dei lettori, la nostra festa milanese dove i lettori possono votare, da una short list di tre titoli pre-selezionati, quale entrerà a far parte del nostro catalogo. O Letterautore, iniziativa di editing partecipato organizzata con il book club Lasciate stare Oscar Wilde in occasione di Bookcity, dove i lettori potranno confrontarsi con una nostra editor su un testo ancora inedito. Stiamo anche preparando uno strumento per creare gruppi di lettura online. È in fase di test e, se tutto va come dovrebbe, lo presenteremo prima della fine del 2017.
Recente è l’accordo con Messaggerie Libri per la distribuzione dei vostri titoli nelle librerie. Perché l’esigenza di entrare nei canali tradizionali?
L’accordo con Messaggerie Libri e Emme Promozione fa parte di una strategia, più larga, volta a unire le community online con quelle che si riuniscono attorno alle librerie. Vedere i nostri libri sugli scaffali è una piccola soddisfazione, ma sono anche convinto che sia un punto di partenza e non di arrivo. Il vero punto di arrivo è fare in modo che i librai si sentano coinvolti nell’attività editoriale di Bookabook, non tanto (o non solo) come responsabili di un punto vendita, quanto come animatori di una comunità di lettori.
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I dati dell’ultimo Rapporto sullo stato dell’editoria italiana segnalano un lieve incremento del fatturato e un decremento del numero dei lettori. Come si colloca Bookabook in questo scenario? Può ad esempio rappresentare un modo per recuperare lettori?
Oggi la lettura è in competizione con molti altri modi di occupare il proprio tempo e con altri stimoli, culturali e non. Trent’anni fa, nella solitudine delle mura domestiche, una persona poteva scegliere tra un buon libro e una limitata selezione di film e musica. Oggi può accedere a librerie potenzialmente infinite di film e musica, scopre titoli nuovi, anche grazie ai consigli di altre persone con i suoi stessi gusti. L’esperienza è cambiata e il fruitore di musica e film è sempre meno passivo. L’esperienza del lettore, invece, è rimasta sempre la stessa. È ancora un consumatore. Per quanto critico, informato, attento, è il punto di arrivo di un processo che non lo vede partecipe. Bookabook accompagna il lettore all’interno del percorso che porta alla nascita di un libro, offrendo un’esperienza coinvolgente e ho ragione di ritenere per molti versi appagante.
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