Cartesio e le 12 regole per la guida dell’intelligenza
Verso la fine del 1620, circa dieci anni prima del Cogito ergo sum, Cartesio si era prefisso di delineare le regole per la guida dell'intelligenza. La sua lista, intitolata appunto Regole per la guida dell’intelligenza, si presenta anche come un meccanismo senza tempo per definire il lavoro interno della ragione.
Delle trentasei regole che Cartesio aveva previsto di scrivere, ne stilò solo ventuno; di queste solo le prime dodici definivano i principi del metodo scientifico, mentre le restanti nove erano specifiche per la matematica e perciò piuttosto esoteriche.
La lista fu pubblicata soltanto postuma – la prima edizione in latino risale a diciassette anni dopo la morte di Cartesio, mentre quella in olandese a trentaquattro anni dopo, e Cartesio dedica a ognuno dei punti pochi paragrafi e qualche pagina.
Ecco dunque le dodici regole per la guida dell’intelligenza stilate da Cartesio:
1. Il fine degli studi deve essere quello di guidare la mente nella formulazione di giudizi sicuri e veri, intorno a tutte le cose che si presentino.
2. Occorre occuparsi solo di quelle cose alla cui certa e indubitabile conoscenza la nostra intelligenza appare essere sufficiente.
3. Intorno agli oggetti proposti si deve ricercare non ciò che altri abbiano opinato o che noi stessi sospettiamo, ma ciò che chiaramente e evidentemente possiamo intuire o dedurre per certo; infatti la scienza non s'acquisisce in altro modo.
4. Per l’investigazione della verità è necessario un metodo.
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5. Tutto il metodo consiste nell’ordine e disposizione di quelle cose cui deve essere diretta la forza della mente, per scoprire qualche verità. E tale metodo osserveremo esattamente, se ridurremo le proposizioni involute e oscure, un po’ alla volta, a altre più semplici, e poi dall’intuizione di tutte le più semplici tenteremo d'ascendere per gli stessi gradi alla conoscenza di tutte le altre.
6. Per distinguere le cose semplicissime dalle involute, e per perseguirle con ordine, è necessario in ogni serie delle cose, nella quale abbiamo dedotte direttamente alcune verità le une dalle altre, osservare che cosa sia massimamente semplice, e in che modo da ciò tutte le altre si allontanino più, o meno, o ugualmente.
7. Per il completamento della scienza bisogna esaminare tutte le cose e ciascuna in particolare, pertinenti al nostro obiettivo, con un moto continuo e mai interrotto del pensiero, e abbracciarle con un’enumerazione sufficiente e ordinata.
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8. Se nella serie delle cose da ricercare intervenga qualcosa che il nostro intelletto non sia in grado d'intuire sufficientemente bene, lì ci si deve fermare, né si devono esaminare le altre cose che seguono, ma ci si deve astenere da una fatica del tutto vana.
9. È necessario rivolgere tutto il vigore dell’intelligenza alle cose minime e massimamente facili, e in quelle indugiare più a lungo, fino a quando non ci s'abitui a intuire la verità in modo distinto e perspicuo.
10. Perché l’intelligenza si faccia perspicace, si deve esercitare nella ricerca delle medesime cose che già sono state trovate da altri, e con metodo passare in rassegna anche gli artifici umani più insignificanti, ma in modo particolare quelli che sviluppano l’ordine o lo suppongono.
11. Dopo che abbiamo intuito un certo numero di proposizioni semplici, se da esse concludiamo qualche altra cosa, è utile percorrerle con un moto continuo e mai interrotto del pensiero, per riflettere sui loro mutui rapporti, e concepire distintamente più cose simultaneamente, per quanto è possibile: così, infatti, anche la nostra conoscenza diventa di gran lunga più certa, e aumenterà massimamente la capacità dell’intelligenza.
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12. Infine si deve far ricorso a tutti gli aiuti dell’intelletto, dell’immaginazione, del senso, e della memoria, sia per intuire le proposizioni semplici distintamente, sia per confrontare rettamente le cose ricercate con quelle già note, al fine di giungere alla loro conoscenza, sia per trovare quelle che tra loro devono essere correlate, perché nessun aspetto dell'umana capacità sia omesso.
Tutti noi dovremmo augurarci che queste regole per la guida dell'intelligenza di Cartesio diventino (o ridiventino) un metodo di lavoro applicato sempre più su larga scala e non solo nell'ambito prettamente scientifico.
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