“Candido”, ovvero il sogno siciliano di Leonardo Sciascia
Sicilia. In una travagliata notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943, all’interno di una grotta nel territorio di Serradifalco, nasce Candidò Munafò. Fuori è il caos. Gli americani hanno appena bombardato la zona. La madre di Candido, Maria Grazia Munafò, è stata costretta a fuggire dalla sua abitazione in cerca di riparo per lei e il suo bambino in procinto di venire al mondo. Il marito della donna, un certo Francesco Maria Munafò, conosciutissimo avvocato del paese, con una vita lavorativa non del tutto pulita, sta cercando di rintracciarli. Dopo il bombardamento, intorno vi è solo polvere e desolazione. Ma in questa desolazione, ecco che l’avvocato intravede una statua bianca e candida, rimasta intatta. Candida come la vita che verrà dopo la fine della guerra. Non è una coincidenza che suo figlio nascerà proprio dopo quella visione e in quella notte di trambusto e guerriglia.
Nella Sicilia degli anni Quaranta, gli abitanti di Serradifalco convivono quotidianamente con avvenimenti oscuri e persone omertose. Ma Candido è un bambino diverso, con un carattere insolito. Ha una propensione naturale verso la verità e la semplicità dei fatti. E questo lato del suo carattere darà l’avvio a tutte le rocambolesche vicissitudini che costituiscono la narrazione del romanzo.
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La prima verità che salta a galla, innescando una successione di avvenimenti nella vita del bambino, è che suo padre, il rispettabile avvocato Munafò, è implicato in delitti mafiosi. Candido lo scopre per caso un giorno in cui è nascosto, come sempre, nello studio del padre, intento a osservare il magnifico soffitto affrescato con putti e donne nude. Quel giorno, l’avvocato riceve la visita di un suo cliente, colpevole di omicidio. Il giorno seguente, a scuola, il bambino svelerà ai compagni di conoscere l’identità dell’omicida. Ed ecco che avviene il primo dei tanti episodi che faranno diventare Candido un bimbo odiato da molti e ritenuto non completamente sano di mente. L’avvocato infatti, non riuscendo a sopportare il peso di quella dichiarazione, e avendo ormai la carriera infangata, si toglierà la vita, e tutti sapranno che la colpa è del figlioletto, che non riesce a tenere la bocca chiusa (come invece fa la maggior parte della gente del suo paesello). Rimasto orfano di padre, e abbondonato precedentemente dalla madre (che non aveva mai voluto quel figlio), ecco che il bambino viene affidato alle cure del generale e della governante. Il generale Cressi, nonno di Candido, è stato in passato un convinto sostenitore del fascismo. Ora è invece passato alla Democrazia Cristiana, perché per lui l’importante è far carriera. Il piccolo Candido cresce dunque senza genitori, ma è un bambino sveglio e curioso, attento ai fatti. Cressi, considerando il nipote troppo esuberante rispetto ai suoi coetanei, decide di affidarlo all’arciprete del paese, un certo Don Antonio. Il generale è però ignaro delle passioni culturali di Don Antonio: psicologia e psicanalisi. Ed ecco che Candido, durante i doposcuola trascorsi con l’arciprete, inizierà ad accrescere la sua cultura interessandosi alle varie personalità del genere umano e discorrendo con l’arciprete di comunismo e filosofia, temi ai quali Candido aveva iniziato ad appassionarsi.
Il ragazzo, ormai adolescente, scopre di essere molto abbiente. Suo padre, infatti, era proprietario di diversi appezzamenti terrieri. E così, crescendo, Candido si ritrova nelle mani diverse proprietà sulle quali però i suoi parenti, che odiano il ragazzo e lo considerano un mostro (accusato di aver ucciso, seppur non direttamente, il padre), vogliono a tutti i costi mettere le mani. Nel frattempo, il giovane, interessandosi con naturalezza al comunismo, entra a far parte del PC, non senza disguidi e controversie con gli altri membri.
Candido non conosce ancora l’amore. La sua prima esperienza amorosa sarà per lui una illusione. Egli instaura infatti una relazione con la badante del nonno. Relazione che apparirà però sbagliata agli occhi dei suoi conoscenti, e che gli procurerà non pochi guai all’interno del partito. Paola, d’altro canto, troverà occasione per derubarlo e scappar via. Un avvenimento che arrecherà dolore al protagonista del romanzo, facendogli però così conoscere il carattere menzognero dell’essere umano.
Tra tutti i personaggi che circondano la vita di Candido, vi è però una persona che gli vuole davvero bene, ed è Don Antonio, suo unico e vero amico e confidente.
La ricchezza materiale di Candido, nel frattempo, inizia ad arrecargli guai. Da un lato, infatti, gli verrà proposto, indirettamente, di far affari con la mafia, vendendo i suoi appezzamenti terrieri al comune, dai quali la mafia riuscirebbe poi a lucrare stipulando sporchi affari con l’ente comunale. Il ragazzo non ha però intenzione di venderli, bensì di regalarli. E ciò non va a genio nemmeno ai membri del partito. Dall’altro lato, i viscidi parenti hanno esaurito la pazienza e vogliono a tutti i costi mettere le mani su quelle terre. E l’unico modo possibile perché ciò avvenga è far interdire il ragazzo.
Candido si ritrova così davanti a un giudice e a uno psichiatra, confessando, tra l’altro, il piacere di liberarsi di quelle terre che tanti guai gli hanno procurato, e trascorrendo perfino due giorni in manicomio, osservando gli orrendi trattamenti che i pazienti vi ricevono.
Ma proprio grazie alla festa organizzata dai suoi viscidi parenti dopo essersi impossessati dei beni del ragazzo, Candido troverà l’amore, quello vero. Francesca, sua cugina, è una ragazza vivace e intelligente. I due scappano insieme da quella Sicilia ormai venduta e decaduta, prima in Piemonte e poi a Parigi, stabilendovisi definitivamente. Parigi è per i due innamorati la città ideale nella quale vivere: letteraria, rivoluzionaria, lontana dalla mafia e dalle malefatte della loro Sicilia.
Durante gli anni parigini però, Candido non dimenticherà mai il suo amico Don Antonio, che, dopo varie vicissitudini, è uscito dal mondo clericale. Don Antonio andrà a trovare il ragazzo nella sua amata Parigi, trascorrendo una piacevolissima serata in cui incontreranno anche, casualmente, la madre di Candido, trasferitasi anni addietro in America con il nuovo marito e ora in vacanza nella capitale francese. Episodio che arreca a Candido una piacevole sensazione, pur sapendo che il suo posto è in Francia, senza la madre. Parigi è la città in cui Francesca e Candido possono iniziare la loro nuova vita, lontana da quel sogno siciliano che tanto hanno amato e odiato al tempo stesso.
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Leonardo Sciascia, in questo romanzo pubblicato da Adelphi nel 1977, si ispira al Conte Philosophique di Voltaire, dal quale elabora però una sorta di parodia. Mentre infatti i personaggi di Voltaire riescono tutti nei loro intenti, quelli di Sciascia subiscono diverse sconfitte e umiliazioni. Ma alla fine del romanzo avranno comunque il loro riscatto, seguendo la propria strada fatta di verità e giustizia. Il Candido di Sciascia risulta essere un personaggio diverso, ma non per questo perdente. Anzi, sarà proprio la sua diversità a renderlo un uomo migliore rispetto ai suoi compaesani e parenti. E grazie alla sua purezza d’animo, saprà fare le giuste scelte nonostante le avversità incontrate lungo la via. Il romanzo di Sciascia sembrerebbe essere anche un po' autobiografico, descrivendo diversi episodi accaduti davvero nella vita dello scrittore. Ed è anche il suo romanzo più intimo, narrato con uno stile leggero e, come ricorda lo stesso titolo, immerso in un sogno.
Per la prima foto, copyright: Luke Pennystan su Unsplash.
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