#CampielloRacconta, l’insolita presentazione milanese del Premio Campiello 2016
Il lungo percorso a tappe del Premio Campiello, che si concluderà tra l’8 e il 10 settembre a Venezia con le tradizionali serate di gala, è partito il 9 maggio da Milano, con una presentazione che si è svolta all’interno della bellissima Villa Necchi-Campiglio, capolavoro architettonico degli anni Trenta restaurato e gestito dal FAI, spesso sede di eventi prestigiosi.
Affidando la conduzione al comico Enrico Bertolino, la Fondazione del premio ha voluto però offrire ai presenti, al posto della classica conferenza stampa, un incontro assai meno formale e più piacevole, alternando agli interventi istituzionali la lettura dei racconti finalisti al Campiello Giovani, riservato ai ragazzi dai 15 ai 22 anni.
Perché partire da Milano? Filippo Del Corno, assessore alla cultura del capoluogo lombardo, ha sottolineato come Milano sia stata la capitale del libro 2015, oltre a costituire di fatto la sede di quasi tutte le maggiori case editrici italiane, mentre per Roberto Zuccato, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto (da sempre primo sponsor del premio), questa scelta vuole indicare la volontà di ampliare gli orizzonti culturali del Campiello dal territorio veneto, dove è nato, a tutto il resto d’Italia.
Tra battute e citazioni sulla lettura e sugli scrittori, sul palco si sono alternati alcuni membri della giuria dei letterati, che il prossimo 27 maggio sceglierà, tra i trenta romanzi in gara, i cinque finalisti che poi, durante l’estate, saranno valutati da trecento lettori anonimi: dal voto di questi ultimi scaturirà, il 10 settembre, il nome del vincitore assoluto.
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Per Ernesto Galli della Loggia, presidente annuale della giuria dei letterati, formata da docenti universitari, storici e scrittori, «il bello deve ancora venire, dovendo noi ridurre i romanzi in gara a cinque», il che lascia immaginare che lo scenario delle sedute di questa giuria possa essere anche piuttosto movimentato. Alla stessa giuria spetterà anche l’assegnazione, sempre il 27 maggio, del Premio Campiello Opera Prima, istituito nel 2004 e dedicato a un autore esordiente, senza limiti di età.
Ai tre giurati presenti, Roberto Vecchioni, Philippe Daverio e Stefano Zecchi, affiancati da Carmine Abate, vincitore del cinquantesimo Campiello nel 2012 e da Neri Marcoré, che anche quest’anno presenterà la diretta televisiva su Rai 5 con Geppi Cucciari, è toccato il compito di leggere gli incipit dei racconti finalisti della sezione Campiello Giovani, giunta alla XXI edizione, scritti da cinque ragazze provenienti da tutta Italia e selezionate il 29 aprile scorso a Verona.
Le giovanissime autrici saranno protagoniste, il 9 settembre, del Campiello Ducale, una serata molto particolare in cui si uniranno letteratura, teatro e arte. Gabriella Belli, direttrice della Fondazione dei Musei Civici di Venezia, ha illustrato il progetto, che prevede la drammatizzazione di testi delle autrici ambientati in diversi punti di Palazzo Ducale. Il pubblico presente si sposterà quindi da un luogo all’altro, seguendo il lavoro degli attori, alla scoperta di uno dei monumenti più importanti e suggestivi di Venezia.
Oltre a Carmine Abate, in sala erano presenti altri autori finalisti nelle ultime edizioni del Premio Campiello: Paolo Colagrande (2015), Giorgio Falco (2014), Beatrice Masini (2013), Marco Missiroli (2012) e Stefano Valenti (2014, Opera Prima), tutti concordi nel definire il premio uno dei migliori trampolini di lancio del mondo letterario italiano.
Se così non fosse, del resto, il Campiello non potrebbe contare da sempre su una rete di sponsor di prestigio perché, come ha dichiarato Flavio Marelli presidente di Anthea, società di brokeraggio assicurativo che ha sede a Venezia, «la cultura premia le aziende che la sponsorizzano, e il Campiello, grazie alla molteplicità delle sue iniziative, è un vero e proprio motore di cultura nel territorio». Non a caso, dal 1963, anno della prima edizione, il Premio Campiello ha moltiplicato le sue iniziative, aggiungendo i riconoscimenti all’opera prima, ai giovani e il Premio della Fondazione, che dall’anno scorso intende rendere un omaggio particolare a una personalità della cultura italiana.
A conclusione di un evento letterario, Roberto Vecchioni non poteva che cantare il suo brano ispirato al grande Fernando Pessoa: Le lettere d’amore.
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