Camillo e Adriano Olivetti: un libro per scoprire gli inizi dell’avventura industriale
Come ebbe inizio l’avventura del grande industriale Adriano Olivetti, l’imprenditore dal volto umano? Ha provato a ricostruire i prodromi di questa epopea l’ultima pubblicazione della collana Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz dal titolo La prima impresa industriale di Camillo Olivetti e il paradigma olivettiano, curato da Carlo G. Lacaita e arricchito dalla postfazione di Marco Vitale, economista d’impresa e consulente. Il volume pubblica un testo inedito del 1912, ovvero la relazione presentata dalla “C.G.S. Società anonima per istrumenti elettrici, già Camillo Olivetti & C. Milano” che intendeva iscriversi al Concorso d’Industria organizzato dal Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere per il 1913. In questi elementi, pressoché sconosciuti, si scorgono dunque le tracce del percorso dell’avventura industriale di Adriano Olivetti.
«Questo scritto, completo della documentazione iconografica e degli allegati presentati all’epoca, fa luce sui primi passi di Camillo Olivetti nel mondo industriale e rappresenta una manifestazione di quello che diventerà successivamente, nell’opera del figlio Adriano, il “paradigma olivettiano”» spiega Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz. «In esso – prosegue Gilli – non solo troviamo descritte le tappe evolutive di quella che oggi definiremmo una “start-up tecnologica”, ma leggiamo anche una visione industriale basata sulla valorizzazione delle componenti culturali, materiali e umane dell’impresa».
Adriano Olivetti è una figura di spicco della panorama imprenditoriale italiano, con le sue visioni progressiste, purtroppo scomparso prematuramente. Solo di recente è stato oggetto di riscoperta, soprattutto per la sua concezione illuminata del ruolo dell’imprenditore che si relaziona positivamente con i propri dipendenti, che pensa all’istruzione dei loro figli e alla previdenza per le loro famiglie.
«Una visione che ancora oggi – aggiunge Linda Gilli – ha per noi un grandissimo valore e con cui è utile confrontarci, se desideriamo ampliare i nostri orizzonti e costruire un paradigma solido e sostenibile per l’impresa che verrà».
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La C.G.S. (acronimo per centimetro – grammo – secondo) di Camillo Olivetti nacque nel 1903 a Ivrea per produrre strumenti di misurazione elettrica secondo le tecnologie più avanzate del tempo. Successivamente venne trasferita a Milano, passata alla forma di società anonima nel 1905: l’azienda era moderna e attrezzata e offriva una gamma di prodotti diversificata, si avvaleva della collaborazione dei migliori ingegneri e formava i propri operai con una scuola-laboratorio di elettrotecnica. Nel 1912 contava ben 150 operai. Il curatore del volume Carlo G. Lacaita, ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, e presidente della Commissione scientifica per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo e l’Associazione per la storia della scienza e della tecnica nell’età dell’Industrializzazione (ASSTI), si è occupato del pensiero politico e dei processi di modernizzazione e di industrializzazione.
È dunque da questa impostazione che ha inizio la visione di Adriano Olivetti, secondo cui l’impresa non è mai un’attività produttiva destinata soltanto al profitto, ma qualcosa che deve contribuire al progresso e al benessere della società, integrata con il contesto storico, sociale e territoriale in cui opera: “Produrre molto e bene”, infatti, per Camillo Olivetti significava realizzare prodotti utili, con procedure efficaci ed economiche, remunerando equamente tutte le componenti dell’attività d’impresa, ovvero capitale, competenze tecniche e forza lavoro.
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