Camilla Läckberg: gli obiettivi sono confini da spostare sempre un po’ più in là
Chissà se anche Il segreto degli angeli, l’ultimo romanzo di Camilla Läckberg (Marsilio Editore, nella traduzione di Laura Congemi) sarà trasposto nel prossimo ciclo di tv movie tratti dai best seller della regina del giallo europeo contemporaneo. Intanto, la prima serie, già andata in onda in Italia su laEffe col titolo di Omicidi tra i fiordi (e che sarà replicata sullo stesso canale dal 16 giugno al 14 luglio prossimi), ha avuto un successo del quale l’autrice si dichiara particolarmente soddisfatta, così come grande orgoglio ha suscitato la trascrizione cinematografica de Il bambino segreto, non ancora distribuito nel nostro paese.
Il titolo nell’originale svedese (La fabbricatrice di angeli) intrattiene una relazione più intima con la trama, la rielaborazione di una vecchia usanza molto affermata nella cultura scandinava nel corso del XIX secolo, per cui le madri che non potevano crescere il proprio figlio lo affidavano, dietro compenso forfettario, ad altre donne che tuttavia non sempre lo mantenevano in vita e, considerandolo piuttosto un onere, se ne sbarazzavano. Questa pratica agghiacciante, nel romanzo, tormenta il presente di Ebba, in un intreccio che oscilla tra passato e presente come un’altalena inarrestabile. Un incessante controcanto temporale a cui i lettori della Läckberg sono ormai abituati.
È la stessa scrittrice svedese a chiarire le ragioni di questa scelta peculiare, rispondendo alle domande di alcuni blogger nella cornice dell’ultimo Salone Internazionale del Libro.
Sono molto interessata al passato. A livello personale, mi piace andare a rivangare gli eventi trascorsi, anche quando si tratta solo di guardare le vecchie foto dei parenti. Ho partecipato a un programma televisivo, Chi ti credi di essere [anch’esso trasmesso nel nostro paese su laEffe, ndr] che mi ha permesso di risalire indietro nel mio albero genealogico di ben undici generazioni! La Svezia, tuttavia, non è un Paese che si è mai interrogato sul proprio passato, specialmente sugli aspetti negativi. Per esempio, sono state sollevate molte questioni sulla presunta neutralità della Svezia durante la seconda guerra mondiale; forse non è stata proprio così neutrale ma solo dopo essere stati bendati per moltissimo tempo i miei connazionali stanno lentamente incominciando a riaprire gli occhi…
Il blu artico degli occhi di colei che molti hanno definito come l’erede di Agatha Christie è in netto contrasto con la disponibilità dimostrata nell’accogliere tutte le domande e misurarsi con ognuna sempre con una certa dose di partecipazione. Perché Camilla Läckberg guarda dritto negli occhi il proprio interlocutore, e questo può sembrare un dettaglio, ma è un dettaglio non da poco considerato il contesto non proprio rilassante del Salone e il fatto di doversi confrontare simultaneamente con un piccolo esercito di blogger (che qualcuno ha definito come i rappresentanti istituzionali della repubblica dei lettori), ognuno con le proprie curiosità e i propri interessi. Quasi un assalto all’arma bianca che tuttavia l’autrice ha affrontato con il suo inconfondibile piglio carismatico.
Lo stesso carisma che accompagna i personaggi femminili dei suoi libri, come è stato fatto notare, donne forti e determinate a fronte di uomini deboli e manipolabili:
«Siamo una generazione di donne che è riuscita ad avere tutto – spiega con un sorriso sornione indirizzato alla componente maschile del gruppo. Vogliamo essere madri, vogliamo essere mogli ma vogliamo anche carriere di successo e ne siamo perfettamente capaci. Questo, tuttavia, non implica aver raggiunto il pieno equilibrio tra i sessi. Una volta a casa, persino a parità di carriera e di impegni, gli uomini hanno sempre bisogno di staccare la spina in qualche modo; le donne, invece, devono andare a prendere i bambini, preparare da mangiare, lavare… Magari un’ora di corsa per rilassarci sarebbe utile anche a noi».
Quindi la scelta di una coppia come protagonista delle sue opere è stata casuale o la ponderata rielaborazione di uno degli archetipi quasi irrinunciabili della detection classica, per cui c’è sempre una spalla a fare da supporto o da nemesi all’eroe, pensiamo a Watson per Sherlock Holmes o al capitano Hastings per Poirot, solo per restare agli esempi più ovvi? In altre parole, da dove è stata tratta l’ispirazione per costruire i modelli di Erica e Patrick come binomio investigativo?
In origine doveva essere solo Erica, ma mi sono resa conto quasi subito che sarebbe stato difficile per un privato cittadino svolgere delle indagini a un certo livello; era necessario introdurre un altro personaggio, un agente di polizia a tutti gli effetti: Patrick, trentacinquenne single, carino, intelligente. E così si è creata la coppia. In realtà questa coppia si compensa totalmente, sono come lo Yin e lo Yang, insieme costituiscono “il” protagonista. Poi è arrivata anche la suocera…
Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo. Ha mai pensato che nella traduzione, nel passaggio da una lingua all’altra, qualcosa dell’ispirazione originale potesse essere sottratta, persa, e, nel caso, è una preoccupazione che influisce nella stesura delle storie?
Posso raccontare un episodio divertente al riguardo. Di solito mi arrivano tutte le copie tradotte negli altri Paesi; in un caso la versione polacca consta di quattrocento pagine e quella finlandese di duecento. D’istinto mi sono chiesta che fine avessero fatto le altre pagine, ma la verità è che sono consapevole delle differenze strutturali tra le diverse lingue, è qualcosa che non posso controllare. Posso solo fidarmi del traduttore.
Ma come sono stati gli esordi?
In Scandinavia è consuetudine firmare copie nei supermercati. Ma all’inizio si avvicinavano solo per chiedere informazioni sul reparto ortofrutta.
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Camilla Läckberg, non dimentichiamolo, proviene da studi economico-giuridici. Ritiene possibile rintracciare un legame tra questi due mondi apparentemente così distanti tra loro?
Il mio background accademico mi ha insegnato a gestire tutto come se fosse un progetto, a darmi delle scadenze ma anche obiettivi a breve, medio e lungo termine, ovvero ad applicare una tecnica alla scrittura. Prima di diventare una scrittrice ero una donna d’affari, ora i miei romanzi costituiscono a loro volta un business notevole che sono in grado di gestire autonomamente.
Sul suo sito web sono elencate tutte le attività che la vedono impegnata: oltre ai romanzi che l’hanno resa famosa, ci sono libri di cucina, libri per l’infanzia, filastrocche, show televisivi, un marchio di gioielli, la lotta contro il cancro. C’è ancora qualcosa che Camilla Läckberg vorrebbe fare e non ha fatto?
Mi pongo sempre nuovi obiettivi. Da quando ho partecipato a Ballando con le stelle ho scoperto l’amore per la danza, soprattutto quelle latino-americane, e ho continuato, tant’è che prenderò parte a una gara, a Boston, il prossimo giugno. Adesso mi sto impegnando nella stesura di testi per canzoni (il mio sogno è di partecipare all’Eurovision Song Contest), e intanto sto elaborando il merchandise che riguarda la serie di SuperCharlie, il protagonista dei libri per l’infanzia di cui sono autrice. Ho questa pulsione a spingermi sempre oltre, e vedere fin dove posso arrivare. Adesso per esempio sto scrivendo un libro di esercizi ginnici insieme al mio compagno, che è un tipo molto sportivo e si allena dieci o dodici volte alla settimana; io neanche una. E infatti quando abbiamo incominciato a uscire e mi invitava a unirmi a lui negli allenamenti, mi è toccato come prima cosa cercare la mia tuta e le scarpe da ginnastica, cosa non facile; poi togliere la polvere accumulatasi in tutto il tempo che era passato dall’ultima volta che erano state usate, e quado finalmente abbiamo iniziato a correre, mentre lui era tutto bello atletico, io dopo mezz’ora mi sentivo morire dentro, sentivo in bocca il sapore del sangue. Adesso vorrei scrivere un libro su questo tema, proprio per aiutare le persone totalmente antisportive come me ad avvicinarsi allo sport.
E per quanto riguarda il genere per il quale è amata e conosciuta, invece, cosa devono aspettarsi i suoi lettori?
Il mio prossimo romanzo sarà probabilmente anche il più oscuro. Voglio indagare le origini del male. Nasciamo cattivi o lo diventiamo?
In attesa di trovare la risposta a un quesito dalle connotazioni quasi amletiche, non ci resta che leggere Il segreto degli angeli. Il segreto di Camilla Läckberg, invece, è tangibile: gli obiettivi sono confini che possono sempre essere spostati un po’ più in là.
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