“Bontà” di Walter Siti, quando l’odio è il vero protagonista
«I desideri che marciscono producono odio, il cielo d'Europa è un cielo di frustrazione». Una frase che regala al lettore il senso di quest’ultimo lavoro di Walter Siti, Bontà, edito da Einaudi. Un volume di appena 120 pagine. Un racconto lungo che, a dispetto del titolo, è la personificazione della cattiveria. La costruzione di un personaggio che odia la sua vita e il suo nome, che è stanco del suo lavoro e che vive con l’aspra speranza di lasciare un segno a chi verrà dopo di lui. Un obiettivo che ha in mente di raggiungere attraverso il suicidio. Ma le cose non vanno come spera e tutto diventa un surrogato del suo scopo. Forse ottenuto tramite un’altra strada. Una strada disegnata da un destino beffardo.
La storia è quella di Ugo, direttore editoriale di una grossa casa editrice. Un anziano “capo” dell’editoria italiana. Un vecchio dirigente, ricco di famiglia, che ha fatto carriera nel mondo dei libri e passa le sue giornate a discutere, con i suoi collaboratori, di romanzi, copertine, scrittori esordienti e mercato letterario. Una persona acida e cattiva, amante della fine scrittura, che incarna allo stesso tempo il fallimento di molti scrittori mancati. Un sogno – quello di pubblicare – che Ugo stesso definisce come «il tumore inconfessabile di molti editor».
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In un simile contesto Ugo sta male. Vive in sofferenza e cerca una sorta di riscatto. Non accetta la decadenza. E si abbandona ai vizi, frequenta giovani omosessuali, con cui si concede notti di sesso a pagamento. Sogna di farla finita, non prima però di aver lasciato una sua firma in questa vita. Decide di andare in pensione e si unisce civilmente con Manuel, un giovane escort che – nonostante provi ribrezzo per la pelle aggrinzita di Ugo – gli sta accanto. Ma Manuel non è solo più giovane di lui, è anche un amante del vil denaro e vede Ugo come una specie di “salvadanaio”. Un modo per tirare avanti e concedersi altre avventure.
Ed è proprio attraverso questo falso amore che Ugo tenterà di trovare il riscatto che cerca, quello che una carriera nell’editoria non gli ha dato, abbracciando l’idea di un «suicidio per procura». Un gesto che lui vede come un trampolino per l’immortalità e che, forse, gli concederà la tanto agognata pace.
Bontà è un racconto lungo, più che un romanzo, e non presenta alcun intreccio narrativo. La trama è strutturata da un’unica vicenda – la storia di Ugo, appunto – che viene proposta al lettore in maniera semplice e senza fronzoli, priva di ellissi temporali. E a parte il dilemma sussurrato dall’autore già nella quarta di copertina – con la frase «Quando la vecchiaia si annuncia con segni inequivocabili, Ugo crede di confermare la propria indipendenza con una parodistica unione civile, seguita da un progetto di suicidio per procura» – non racconta nessun altro avvenimento. Non vi è, in sostanza, alcuna storia secondaria, a parte qualche vicenda utilizzata per arricchire quella principale. Una vicenda raccontata in soli quatto capitoli: Open space, Il casting, La tentazione e Di là dal muro. Quattro sezioni che, per come sono scritte, hanno la capacità di immergere il lettore, sin da subito, nell’universo di una casa editrice e nella vita privata del protagonista. Una caratteristica che conferma la bravura di Siti nella scrittura: qualità che si era già palesata negli altri romanzi pubblicati dall’autore (soprattutto nel 2013, quando vince il Premio Strega e il Premio Mondello con il romanzo Resistere non serve a niente, edito da Rizzoli) e che, in Bontà, traspare degnamente da ogni pagina. Ogni paragrafo infatti, in quest’ultimo lavoro dello scrittore modenese, è un concentrato di virtù stilistiche. I termini sono ricercati e ben selezionati: segno sicuramente di un lavoro certosino e ben studiato ma che, in alcune parti, risulta essere forse troppo ostico da comprendere, seppur ricco di spunti interessanti. A volte il linguaggio usato rende oscuro il significato del testo e vanifica gli “sforzi” dell’autore. Le frasi diventano pesanti e poco seducenti, tanto da richiedere in alcuni casi una seconda lettura.
Ciò non toglie che, come anticipato, il lavoro è carico di spunti e citazioni interessanti, degne di maggior approfondimento e riflessione. Così come la costruzione dei personaggi, davvero ben fatta, e che, sfruttando il non-raccontato, svela sapientemente al lettore il carattere dei protagonisti.
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In conclusione, Walter Siti ha dato vita a un racconto anomalo, freddo e acido, dove la crudeltà e l’odio di Ugo sono i veri protagonisti. Un testo scritto in maniera raffinata, ma carico di vocaboli e riferimenti ostici, che lo rendono difficile da leggere. Una storia che scava nell’animo di un vecchio ed estrae sentimenti e desideri avidi ed egoistici, tra perversioni e delusioni.
Per la prima foto, copyright: The Roaming Platypus su Unsplash.
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