Biblioteca nazionale dell’Argentina, quando la crisi della cultura si fa dura
Quello che sta succedendo alla Biblioteca nazionale dell’Argentina colpisce l’attenzione con forza perché rappresenta un esempio concreto delle conseguenze pratiche della crisi economica in ambito culturale.
Se in Italia siamo già da tempo abituati a parlare delle difficoltà del sistema bibliotecario, la situazione della Biblioteca nazionale dell’Argentina rischia di diventare addirittura emblematica di un intervento tardivo ed eccessivamente drastico per risolvere un problema sul quale si sarebbe dovuto intervenire con maggiore tempestività.
Licenziamenti di massa
240 lavoratori della Biblioteca nazionale sono stati licenziati in tronco, come misura per il contenimento dei costi, che va a inserirsi nel più ampio piano di licenziamenti di lavoratori del settore pubblico intrapreso dal nuovo presidente Mauricio Macri.
Secondo il «Buenos Aires Herald», i licenziamenti ammonterebbero a circa un quarto dei lavoratori della Biblioteca che, prima dei tagli al personale, contava 1048 dipendenti rispetto ai 306 del 2005.
Secondo il ministro della cultura, raggiunto da un giornalista di «La Nacion», si sarebbe trattato di una scelta necessaria per arginare la crescita spropositata del numero di dipendenti avvenuta durante la direzione di Horacio González.
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E il governo argentino ha dichiarato di aver riscontrato un’enorme quantità di irregolarità nei documenti per l’assunzione del personale e che, sulla base di ulteriori indagini, è stato accertato che 50 dipendenti venivano regolarmente pagati pur senza recarsi mai sul posto di lavoro o senza essere impegnati in attività concrete.
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Le prime reazioni
María Pia López, ex direttrice del Museo dei Libri e della Lingua presso la Biblioteca nazionale, ha immediatamente risposto al ministro della cultura, evidenziando come l’incremento del personale sia una diretta conseguenza dell’espansione delle attività della biblioteca, tra cui la creazione di una biblioteca digitale e del museo del libro. «Questi licenziamenti avranno conseguenze sulle attività in corso, e in alcuni casi renderanno impossibile la loro prosecuzione» ha concluso López.
La stessa direttrice pro tempore, Elsa Barber, pare sia stata denunciata dai suoi colleghi, mentre il prossimo direttore, lo scrittore Alberto Manguel, non ha ancora preso posizione sull’accaduto.
Intanto, stando a quanto riportato dal «The Buenos Aires Herald», sarebbero in corso delle trattative tra i sindacati e il governo per ottenere il reintegro di alcuni dei lavoratori licenziati.
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Le iniziative del PEN Argentina
Non si sono fatte attendere le proteste di scrittori e intellettuali che si sono stretti intorno alle iniziative promesse dal The Centro Pen Argentina che ha confermato la necessità di procedere con un «esame caso per caso dei licenziamenti del personale che include ricercatori veterani, tecnici esperti nella digitalizzazione e nella realizzazione di microfilm, dottorandi in filosofia, arte, storia».
Scrittori e intellettuali come Beatriz Sarlo, Luisa Valenzuela, Ricardo Piglia, Andrea Giunta e Néstor García Canclini hanno pubblicato, a pagamento, un appello in cui chiedono che la biblioteca sia preservata come «spazio di pluralismo e libertà di espressione».
Difficile dare un giudizio preciso su quanto verificatosi, ma appare evidente che sia necessaria una riflessione sul sistema culturale proprio a partire dalla situazione della Biblioteca nazionale dell’Argentina prima che qualcosa del genere possa accadere nel nostro Paese.
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