Arrivano “I Classici facili” per i piccoli lettori di oggi e gli adulti di domani
Dalla casa editrice Erickson di Trento arrivano “I Classici facili”, ideali per la crescita e la formazione dei piccoli lettori di oggi e degli adulti di domani. Cresce sempre più l’attenzione verso i lettori più giovani, non solo perché rappresentano un importante segmento di mercato, ma perché si ravvede in loro un futuro più roseo del magro presente. In questa collana emerge l’ausilio della tecnologia nella fruizione della lettura del romanzo – il classico prescelto in questione è Pinocchio, un vero e proprio gigante della letteratura per ragazzi – che, però, grazie all’abilità dell’autore, non schiaccia l’atmosfera poetica, le suggestioni dei personaggi, l’evolversi della trama. Facilitazioni visive, organizzazione dei contenuti: insomma, una bella sfida o un’operazione rischiosa? Ne parliamo con Carlo Scataglini, curatore della collana “I Classici facili”.
Qual è l’obiettivo della collana “I Classici facili”?
Dare la possibilità a tutti i bambini e i ragazzi di leggere in autonomia storie così belle e popolari come sono i classici. Non è giusto che una difficoltà di lettura o di comprensione del testo privi un certo numero di ragazzi di questa importante possibilità e del piacere della lettura. Il classico unisce generazioni: emozioni e desideri dei bambini e dei loro insegnanti e genitori. Un classico dice sempre qualcosa a tutti e lo dice in maniera originale a ciascuno. Ciò che a volte stupisce, poi, è la modernità dei classici, la capacità visionaria di inventare paradossi che poi si avvicinano alla realtà, come il paese di Acchiappacitrulli di Collodi in cui vengono liberati solo i colpevoli, oppure i “grandi” di Saint-Exupéry che danno importanza solo alle cose che si possono quantificare in cifre. Ecco, in pieno accordo con la casa editrice Erickson di Trento abbiamo deciso di puntare a questo ambizioso obiettivo: che nessuno rischi di perdere la possibilità di avvicinare i classici della letteratura per l’infanzia.
Disegni accattivanti, testi semplificati e materiale interattivo, come il QR code: è questa la nuova frontiera della narrativa per ragazzi?
Al centro restano sempre le storie, i classici, con la loro straordinaria capacità di catturare l’attenzione, gli interessi e i desideri dei lettori più giovani. Poi, ovviamente, tutti gli strumenti e gli aiuti facilitanti che vengono forniti hanno lo scopo di rendere più fluida e significativa la lettura. Compresi strumenti moderni ed efficaci come il QR code. Grande importanza comunque, fondamentale direi, è data dal lavoro degli illustratori. Una storia è fatta di parole e immagini, non esiste possibilità di separazione. Approfitto per citare gli illustratori di questi due classici: Federica Gagliardo per Pinocchio e Marco Lombardini per Il piccolo principe. Bravissimi!
Dopo Il piccolo principe, la scelta è ricaduta su Pinocchio, un grande classico già presentato numerose volte: non temeva il rischio di fare qualcosa di inflazionato?
Esistono tante versioni di Pinocchio. Anche versioni ridotte. Ma versioni facilitate secondo i parametri di facilitazione che utilizziamo noi non ne ho trovate. Riassumo gli strumenti di facilitazione che forniamo nella collana “I Classici facili”. Le storie sono logicamente suddivise in capitoli. In apertura di ciascun capitolo vengono presentati anticipatamente i personaggi che si incontreranno. Viene poi sintetizzato in due frasi ciò che è successo subito prima e poi cosa succederà nel capitolo. Altri strumenti di facilitazione sono il glossario delle parole difficili e la spiegazione di alcuni modi di dire. Ogni capitolo può essere poi ascoltato come audiolibro attraverso lo smartphone o il tablet con quel fantastico strumento che è il QR-code. I testi sono ovviamente semplificati ma non viene assolutamente stravolto il senso della storia, né vengono meno le suggestioni e le metafore che i classici propongono. A chiusura di libro ci sono poi circa dieci pagine di divertenti attività che consolidano e rendono maggiormente attiva la comprensione del testo.
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Quando ha lavorato ai classici facili, che cosa le è tornato in mente della sua infanzia e del suo approccio alla lettura e ai libri per ragazzi?
Pinocchio mi è stato letto da mia madre. Ero molto piccolo, ma ricordo ancora il piacere dell’ascolto, poco alla volta, un pezzetto al giorno. Ricordo che mi piaceva tantissimo ascoltare quella storia. Fu una specie di iniziazione. Non più brevi fiabe ma una storia lunga. Trovavo poi fantastici i personaggi secondari delle avventure di Pinocchio. Molto interessante la scelta dei nomi e le storie cosi anticonvenzionali. Il massimo era Melampo, il fedele cane da guardia che si era venduto alle faine ladre in cambio di una gallina. Trovavo Pinocchio molto divertente grazie a questi personaggi minori, ma anche irritante certe volte per la sua pervicace ricerca dei guai, sempre a un passo dalla salvezza, ripiombava poi nel baratro. Ricordo emozioni forti, comunque. In quel libro e pure in tutti quelli che seguirono e che lessi da solo.
Come è cambiato oggi l’approccio ai più piccoli con l’avvento delle nuove tecnologie e dei nuovi supporti? In questo modo si può rendere avvincente anche la trasmissione di una morale finale, tipica delle fiabe e dei libri per ragazzi?
Le nuove tecnologie aiutano, indubbiamente. Ma il piacere della lettura è una scintilla che a volte si accende in modo inaspettato. Trovo formidabile l’abitudine di alcuni insegnanti della primaria che leggono ogni giorno alcune pagine di un libro ai propri alunni in apertura di giornata. Una lettura ben fatta in classe, nel silenzio della classe mentre vengono snocciolati gli avvenimenti uno dietro l’altro, fa rimanere tutti inchiodati all’ascolto, con un’attenzione massima! Frequentemente i bambini si fanno comprare quel libro per andare avanti leggendolo a casa, per sapere che succede poi.
Nella scuola lei opera da 20 anni come insegnante di sostegno. Ci può commentare la riforma della scuola che ha fatto tanto discutere quest’estate....
La riforma può avere anche degli aspetti positivi, ma a mio avviso rischia di creare disastri perché strizza l’occhio a un clima competitivo tra insegnanti. Noi docenti riusciamo a costruire le nostre strategie educative e le prassi didattiche migliori nella cooperazione e nelle collaborazioni. Creare albi dai quali scegliere o non scegliere un insegnante invece di un altro mi pare una spinta alla contrapposizione più che alla collaborazione. Oltre che un’operazione di difficilissima gestione da parte degli stessi dirigenti scolastici. Maggiore attenzione, poi, mi sarei aspettato rispetto alle strategie inclusive per i bisogni educativi speciali. Non è solo questione del numero più o meno alto di insegnanti che si occupano direttamente di questo aspetto, ma di presa in carico diffusa dei problemi, di strategie operative e di formazione di tutti i docenti. Ritengo che questi tre aspetti siano fondamentali per mirare a una vera inclusione di tutti gli alunni nelle nostre classi. E su questi tre aspetti a mio avviso c’è ancora molto da fare.
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