Arriva la trilogia fantasy di “Nevernight”. Intervista a Jay Kristoff
Arriva anche in Italia la trilogia di Nevernight (Mondadori, 2019 – traduzione di Gabriele Giorgi) di Jay Kristoff, acclamato scrittore australiano, autore di serie fantastiche e fantascientifiche di grande successo sia per adulti, sia per adolescenti, tra cui la trilogia Illuminae, scritta con Amie Kaufman e pubblicata da Mondadori nel 2016.
Nevernight si compone di tre volumi che sono usciti insieme il 3 settembre scorso: Mai dimenticare, I grandi giochi eAlba oscura. La storia si svolge nel mondo fantastico di Illuminotte, dove tre soli si muovono in un cielo in cui il buio notturno arriva solo raramente. Mia Corvere, la protagonista, è una ragazza che dall’età di dieci anni ha dovuto imparare a sopravvivere da orfana, dopo che il padre, un potente uomo politico, è stato giustiziato per supposto tradimento dello stato e la madre è scomparsa nelle carceri governative. Con l’aiuto di Mercurio, un anziano maestro, si è preparata per entrare nella Chiesa Rossa, una sorta di scuola clandestina dove vengono addestrati giovani allo scopo di diventare perfetti assassini. Non è però così semplice superare le numerose prove necessarie per essere consacrata Lama, in un mondo in cui è assai difficile distinguere tra amici e nemici, per arrivare un giorno a vendicare la fine della sua famiglia.
Jay Kristoff è venuto a Milano per presentare la versione italiana della sua trilogia e abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo.
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La prima curiosità che mi è venuta leggendo il primo volume della saga è stata questa: quanto tempo ha impiegato a immaginare un mondo tanto complesso, fitto anche di rimandi a note e spiegazioni di tipo storico-scientifico?
È stato un processo in divenire. Tendo a non avere un’idea fissa e ben precisa di tutto all’inizio, per cui anche la costruzione del mondo è avvenuta a poco a poco, nel corso dei quattro anni che ho impiegato a scrivere questa trilogia. In principio non avevo un’idea completa di tutto, ma solo della struttura di partenza del mondo e dei personaggi principali da collocarvi, il resto è venuto spontaneamente col tempo.
Come mai ha scelto una ragazza come protagonista di una storia molto dura, per la quale forse il lettore immaginerebbe più facilmente un ragazzo?
Ho iniziato a scrivere la trilogia a partire da una scena che ho immaginato prendendo ispirazione da un fatto vero, un litigio di una coppia di miei amici. La parte femminile mi sembrava molto più interessante dal punto di vista letterario, anche se non sapevo ancora in che tipo di mondo avrei inserito questa scena. Però sapevo che la parte principale sarebbe stata femminile. In generale mi piace sovvertire le convenzioni, anche a livello stilistico, come ho fatto qui con l’uso frequente delle note a piè di pagina. In Illuminae aveva un ruolo fondamentale la topografia, mentre nella prossima opera sarà fondamentale l’illustrazione. Sono tutti modi per uscire dalle convenzioni del genere, perciò mi piaceva l’idea di mettere al centro della storia una ragazza, sia pure con delle caratteristiche un po’ maschili.
In effetti, un’altra cosa che colpisce in Nevernight è l’uso dell’ironia, delle battute che spesso chiudono le note. Anche così ha voluto uscire dalla convenzione delle narrazioni fantasy, che di solito sono piuttosto serie, a volte persino leggermente noiose nella loro solennità?
Sì, Mia di fatto è un personaggio molto oscuro e dark, la storia a tratti potrebbe sembrare persino un po’ deprimente. Amo questo tipo di narrazione, però amo anche quegli scrittori che sono in grado di farmi ridere, perciò ho voluto inserire un po’ di humor e di sarcasmo, soprattutto nelle note, ma anche nel delineare alcuni personaggi secondari.
Lei scrive romanzi fantastici e fantascientifici. Pensa che questi due generi permettano a uno scrittore una maggiore libertà espressiva rispetto alla narrativa ambientata nel mondo reale contemporaneo?
Cerco di trattare temi contemporanei in mondi fantastici. I migliori libri di fantascienza e fantasy sono quelli che ci parlano di problemi reali. Sicuramente questi generi permettono una maggiore libertà allo scrittore, perché se per caso la storia dovesse diventare noiosa si può sempre intervenire inserendo un elemento soprannaturale, come ad esempio un mostro o qualcosa che sconvolga completamente la narrazione.
In base a cosa decide di scrivere per gli adulti o per gli adolescenti? La scelta di un pubblico diverso cosa cambia nel suo modo di scrivere?
È un processo abbastanza inconscio. Di solito inizio a scrivere e dopo tre o quattro capitoli mi rendo conto se la storia sarà destinata a un pubblico adolescente o adulto, ma è una scelta rapida. Per quanto riguarda la storia di Mia era chiaro fin dal principio che sarebbe stata una storia molto dark e violenta, quindi destinata a un pubblico adulto. Per quanto riguarda la differenza direi che sta nel tono generale. Non ci sono dei veri e propri tabù, nel senso di argomenti da censurare nella narrativa per adolescenti, anche se negli Stati Uniti ci sono limiti imposti sul linguaggio scurrile e per le scene di sesso, ma è il tono a differire molto: per gli adolescenti deve essere più ottimista e speranzoso, mentre per gli adulti può essere anche molto più cupo. Il confine tra i due generi resta comunque abbastanza sottile.
Qual è il messaggio più importante che vorrebbe trasmettere ai suoi lettori attraverso questa trilogia?
Nessuno, perché non voglio essere uno scrittore che pensa di dire agli altri quello che devono fare o pensare. Vorrei più che altro stimolare delle domande e non delle risposte. Mi piace affrontare delle questioni legate al mondo contemporaneo, ma senza fornire ricette.
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Un giorno o l’altro si dedicherà alla stesura di un romanzo ambientato nella contemporaneità?
Mai dire mai, però non è nei miei piani e forse non accadrà neppure in futuro, perché sono troppo appassionato di fantascienza e fantasy. Queste storie mi riescono meglio. Stimo moltissimo tanti autori che scrivono romanzi contemporanei, ma il mio cuore rimane nel mondo fantastico, perché anche da lettore ho iniziato fin da bambino ad appassionarmi ai romanzi di genere e mi piace l’idea di riuscire ad emozionare con le mie storie i ragazzi, e poi gli adulti, di oggi.
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Per la prima foto, copyright: Nadine Shaabana su Unsplash.
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