Antico Caffè Greco: cammeo fra arte, letteratura e storia
Via dei Condotti, 86. Roma. L’Antico Caffè Greco, conosciuto e spesso affiancato al ricordo di Pasolini, è ancor oggi uno dei simboli letterari di maggiore spicco della città eterna. Secondo solo al Florian di Venezia, vanta una storia densa di popolarità al pari del Procope di Parigi. Impossibile parlare di caffè letterari senza rifarsi all’idea di Europa dell’epoca. Steiner identifica questa caffetteria come l’emblema della comunione fra l’intellettuale, assiduo frequentatore del locale, e cultura europea, molti secoli prima di quanto è stato realizzato attraverso i canali dell’Unione Europea dal 2000 in poi.
Tra Seicento e Settecento questo specifico tipo di locale, il caffè, aprì le porte all’arte, al teatro, alla letteratura. Nei salotti di tutta Europa la verve creativa si materializzò segnandone il passo per sempre. Le botteghe erano saloon, osterie e cabaret. Vi era spazio per compagnie teatrali e fervidi ingegni. La fondazione dell’Antico Caffè Greco risale al 1760, quasi un secolo dopo l’avvento della prima bottega di caffè aperta a Roma da Nicola da Madalena secondo lo “Stato delle Anime”, in concorrenza con l’offerta parigina e londinese. Il proprietario utilizzò sempre vero caffè, senza mischiarlo con ceci o altri alimenti. Inoltre, lo offrì ai suoi ospiti in tazzine piccole, come quelle odierne, raddoppiandone il prezzo. Sei anni più tardi nacque il periodico “Il Caffè” e i giornali divennero presenza fissa nelle sale di questa “bottega”. Tradizione mantenuta nei secoli, tra l’altro, quasi ovunque.
Nei secoli successivi la clientela divenne interculturale e sovranazionale. Byron, Andersen, Schopenhauer, Wagner, Welles, D’Annunzio, Leopardi, Levi, D’Azeglio, Delaroche divennero frequentatori abituali di questo caffè, insieme a musicisti, storici, principesse e cardinali. Stendhal vi entrò alla ricerca del suo sosia, Stefano Forby, mentre Casanova, secondo l’elenco tradizionale degli aneddoti riguardanti questa caffetteria, fu protagonista di un equivoco fondato sullo scambio di persone. De Chirico vi beveva il cappuccino. Goethe contribuì alla sua popolarità, dal 1779 in poi. Molte opere letterarie immortali furono scritte ai tavoli del Caffè Greco: le “Anime morte” di Gogol’ ne sono un esempio. A questo simbolo culturale romano ed europeo furono dedicate pagine di inestimabile valore dagli stranieri in Italia, poesie d’acuto ricordo, descrizioni che permettono a noi posteri la ricostruzione fedele di un mondo e di un’atmosfera.
Agli inizi del Novecento il ruolo dei caffè letterari a Roma, e quindi anche del “Greco”, assomigliava molto a quello delle redazioni di giornali, case di produzione cinematografica. Il 14 gennaio 1919 nacque il circolo “Liberissima Università del Caffè Greco”, grazie alla spinta persuasiva della volontà degli artisti.
Gli interni eleganti, pregni d’echi culturali, ricordano nei dettagli le antiche battaglie e gli illustri nomi. Pitture, autografi, lettere, documenti storici sono conservati in questo locale dall’aurea ottocentesca, profumata di leggende. L’indimenticabile Sala Omnibus, così chiamata per le sue dimensioni, è crogiuolo d’arte. Si possono ammirare molteplici medaglioni, fra i quali spicca il Medaglione a rilievo di Re Umberto I. Difficile rimanere indifferenti davanti a questo mondo.
Per ulteriori informazioni: http://www.anticocaffegreco.eu .
Bibliografia d’approfondimento: “Roma – Guida Letteraria”, Carlo Raso, Franco di Mauro Editore.
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