ANTEPRIMA – “Disordini sentimentali” di Pino Corrias
È uscito questa mattina nelle librerie Disordini sentimentali. Nove storie d’amore più una, raccontate dalla penna di Pino Corrias, che riesce ad entrare nel vivo di situazioni, attimi, vicissitudini che hanno come comune denominatore l’amore in tutte le sfaccettature.
Vi presentiamo in anteprima un estratto dal libro (edito da Mondadori), il primo racconto che è emblematico fin dal titolo rispetto al tema dell’intero libro.
L’amore muove i fili, noi siamo la trama
Venezia. Una sera nel caffè armeno dietro al teatro la fenice, sotto la casa del mio amico Stefano Fabbri, detto l’«esquimese», incontro un tizio che compra sogni, compra storie, e per arrotondare vende hashish.
È l’ora del tramonto e dei gabbiani che atterrano per la notte ai bordi della laguna.
Mi offre una sedia e un bicchiere di Ararat, il brandy che si beve nelle strade del suo lontano paese, a Erevan. È un uomo sui settanta, calvo, scuro di pelle, la voce calda, il viso inciso da rughe complicate, il corpo magro, ancora atletico, con molti tatuaggi disegnati in blu, le mani elastiche e mai ferme, il cuore spezzato da una donna che per vendetta lo ha rovinato.
Rovinato come?
Togliendomi il sonno.
E siccome Elena da un anno mi ha buttato fuori dalla sua vita (e dalla sua casa) abbiamo già molto in comune.
Mi siedo.
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Si chiama Jamal. Viaggia da quando è venuto al mondo. Lasciandosi l’Armenia alle spalle, ha vissuto a Istanbul, Londra, Sydney e ora a Venezia. Per vivere ha fatto qualunque cosa, dal lavapiatti al cercatore d’oro. e per un periodo anche l’attore
Gli chiedo se non gli manchi l’Armenia.
Lui dice che non può mancarti una cosa che hai nel cuore.
Io penso che ho Elena nel cuore eppure mi manca, eccome. Ma lo penso e basta, non lo dico.
Lui mi legge nel pensiero e sorride.
Gli chiedo che cosa ci faccia con quei sogni e con quelle storie che raccoglie.
Un quaderno. e insieme anche uno scialle.
Gli dico che il quaderno lo capisco, lo scialle no.
Le storie tengono caldo, mi dice. Ma poi ride e non so decidermi se è matto, se è ubriaco, oppure mi sta solo prendendo in giro.
Sto al gioco: non sempre le storie tengono caldo, ne conosco alcune che fanno venire un gran freddo.
Sono quelle che mi piacciono di più. e dicendolo, dalla borsa che sta ai suoi piedi estrae un grosso gomitolo di lana color malva screziata di giallo senape, i ferri infilati nel gomitolo, come fossero due frecce dentro un bersaglio.
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Lo guardo interrogativo.
E lui: lo scialle!
L’Ararat manda brividi e poi anche fiamme dallo stomaco. Un bel pezzo di scialle è già fatto, Jamal se lo sistema sulle ginocchia. Il doppio filo che diventerà la trama riposa ancora dentro il gomitolo, aspetta di essere intrecciato, come fanno i personaggi delle storie.
Dice: ho imparato a lavorare a maglia sulle navi mercantili, aiuta a pensare, fa passare il tempo. e alla fine tutti quei nodi che hai intrecciato diventano una cosa nuova.
Anche la vita dovrebbe essere così, penso. e poi lo dico.
Lo è. Nel gomitolo c’è il nostro destino, ma i nodi dipendono da noi.
E anche i nostri amori, penso. E poi lo dico.
Inclina la testa, la parola «amore» gli piace, ci aggiunge un sorriso: l’amore muove i fili, noi siamo la trama.
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Jamal ha avuto due mogli e due figli. È cresciuto povero. Poi ha fatto fortuna. E quando stava molto in alto è precipitato. I figli e le mogli lo hanno lasciato. Vive solo, anche se un tempo non lo pensava possibile. Per questo gli interessa così tanto il destino. e così tanto l’amore.
È stata la tua seconda moglie a toglierti il sonno?
No. È stato molto tempo prima della mia prima moglie. Ballava il tango ed era la donna del mio migliore amico.
Brutta storia, gli dico.
Ma lui scuote la testa calva: ti sbagli, per me è stata la più bella, la più triste. E lo è ancora.
Ma non vuole parlarne.
Mi dice: io non racconto storie, le ascolto. E le compro in cambio di questo scialle, se ti va.
Ordina un piatto di olive nere e crostini con il baccalà mantecato.
Mi chiede perché il mio amico Stefano Fabbri è soprannominato l’Esquimese.
Gli dico: perché ha vissuto un amore struggente, molto lontano da qui, tra i ghiacci del Grande Nord.
Lo vedi? Anche il ghiaccio può scaldarti il cuore.
Forse il mio amico ne avrebbe fatto a meno.
Non credo.
Il tuo quaderno ha un titolo?
Certo, si chiama Disordini sentimentali.
Allora ho un po’ di cose da raccontarti.
Sono sogni o storie?
Tutti e due.
Puoi cominciare dall’Esquimese?
Sicuro.
Ti ascolto.
Così gli racconto la prima delle nove storie che ho in mente. L’ultima mi riguarda.
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