“Anna” di Niccolò Ammaniti, la vita nonostante tutto
Dopo cinque anni di attesa, Einaudi ha pubblicato Anna, il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, suscitando il giudizio contrastato di critici e lettori, soprattutto dei molti “fedelissimi” su cui l’autore può contare.
La storia si svolge nel 2020 in una Sicilia irriconoscibile, fra campi bruciati e boschi misteriosi, tra rovine di centri commerciali sventrati e città deserte come Castellammare del Golfo e Messina, tra il centro storico di Palermo e il lungomare di Cefalù. In questo scenario apocalittico, causato dal virus "la Rossa" che ha ucciso tutti gli adulti e salvato solo i bambini, Ammaniti sviluppa la storia della protagonista del libro: Anna. Una ragazzina di tredici anni cocciuta e dura come la situazione in cui si ritrova. Il mondo in cui Anna vive insieme col fratellino Astor è un mondo fatto di silenzio, fame, orrore, ma anche sopraffazione e lotta per la sopravvivenza. Anna combatte con coraggio e determinazione per trovare il cibo, per salvarsi dall'attacco degli animali e degli altri bambini affamati, senza avere più una guida che la sostenga e la protegga. Con sé ha solo il quaderno delle istruzioni della mamma che non è più adeguato al mondo disumano in cui vive. Ma Anna non ha tempo per le lacrime, neppure per la madre morta, ne conserva il ricordo ma deve combattere per il futuro suo e del fratello cui insegna a leggere perché, se lei morirà, Astor potrà provvedere a se stesso.
È una Sicilia estrema quella che Ammaniti presenta al lettore. Non ci sono le distese dei fichi d'India maturi e il profumo degli aranceti ma «erbaccia e grano che crescevano intorno alle carcasse coperte da uno strato di cenere». Tutto è sommerso dal tanfo nauseante di migliaia di corpi in putrefazione. Muoiono tutti "i grandi" perché «Dio aveva dato agli uomini un bel gioco e loro l'hanno rotto».
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L'Apocalisse è uno dei temi dominanti di questo romanzo, che sembra mettere in evidenza la stupidità e l'arroganza degli adulti in contrasto con l’innocenza, la tenerezza e l'amore dell'infanzia. Anna vive esperienze terrificanti, tra cadaveri e macerie, subisce il rapimento del fratellino a opera dei bambini blu e la morte del suo primo amore Pietro, «l'amore sai cos'è solo quando te lo levano, l'amore è mancanza», ma sa trovare sempre il coraggio per proseguire, per «credere in qualcosa, per avere un obiettivo per cui lottare».
Anche i personaggi minori della storia, dai genitori di Anna, così diversi eppure complementari, dai gemelli Michelini ad Angelica, a Rosario, da Pietro al cane Coccolone, tutti mostrano lo stesso slancio incontrollabile verso la vita, vogliono sopravvivere, perché anche «se la vita non ci appartiene, ma ci attraversa», i personaggi di questo romanzo vogliono conservarla come «lo scarafaggio che zoppica su due gambe anche quando è calpestato».
Questa forte caratterizzazione dei personaggi e la conoscenza attenta della psicologia dei bambini, da sempre punto forte della narrativa di Ammaniti, attenua almeno parzialmente il grigiore catastrofico e la morbosità delle scene con cadaveri, senz'altro il tallone di Achille delle storia, che certamente ha presto spunto da romanzi possenti come La strada di Cormac McCarthy e Il Signore delle mosche di William Golding. Quando finalmente, dopo un tragico pellegrinare, Anna, che ha perso l'amore di Pietro insieme con la sua vita, giunge sullo stretto che unisce la Sicilia alla Calabria, insieme ad Astor e a Coccolone tutti ci chiediamo: ce la faranno? Se lo chiede anche il fratello di Anna «e se non funziona?». «Non importa» risponde Anna, facendosi interprete della filosofia di Niccolò Ammaniti «non importa quanto si vive, ma come si vive!» (Seneca docet).
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