Amy Hempel e le sue “Ragioni per vivere” nonostante la perdita
Era il 1985 quando uscì la prima raccolta di racconti firmata da Amy Hempel, lo stesso anno che vide protagonisti della scena letteraria americana scrittori come Raymond Carver e Jay McInerney, solo per citare i nomi a me più cari. Oggi SEM (Società Editrice Milanese) ripropone quella stessa raccolta, ampliata con tutti i racconti dell’autrice, nella traduzione della bravissima Silvia Pareschi (traduttrice, tra gli altri, di Jonathan Franzen e Don DeLillo…) con il titolo Ragioni per vivere.
Non conoscevo Hempel ma me ne sono innamorata al secondo racconto (Questa sera è un favore a Holly) per quel suo modo diretto di entrare dentro le situazioni senza perdersi in minuziose descrizioni o avventurarsi in tortuosi preamboli per arrivare al nocciolo della questione. E poi la verità che ti fa arrivare dritta in faccia, all’improvviso: «Holly dice che quegli incontri sono come i tramonti sulla spiaggia: una volta sparito il sole, la sabbia si raffredda velocemente. Allora sono come tanti altri momenti, che erano belli dieci minuti fa e adesso non contano più»; solo che non c’è pietismo nella tristezza, ma la presa di coscienza della tristezza in sé.
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Una capacità, quella di spingere il lettore a voler continuare a leggere nonostante il disagio sottile delle situazioni narrate, che deriva all’autrice – come racconta lei stessa in un’intervista rilasciata a «The Paris Review» nel 2003 – dalla carriera giornalistica con cui ha iniziato e che le ha insegnato a scrivere partendo dal presupposto che il lettore stia morendo dalla voglia di allontanarsi da lei, e non il contrario come fanno tanti altri scrittori: «In fiction, you don’t need to have the facts up front, but you have to have something that will grab the reader right away. It can be your voice. Some writers feel that when they write, there are people out there who just can’t wait to hear everything they have to say. But I go in with the opposite attitude, the expectation that they’re just dying to get away from me» (Nella fiction, non devi per forza avere davanti i fatti, però devi avere qualcosa che catturi subito il lettore. Può essere la tua voce. Alcuni autori scrivono pensando che là fuori sia pieno di persone che non vedono l’ora di sentire cos’hanno da dire. Ma io parto dal pensiero opposto, la convinzione che non vedano l’ora di allontanarsi da me. Traduzione mia).
I protagonisti dei racconti che compongono Ragioni per vivere sono uomini e donne (molte donne) che affrontano la vita con uno humor nero che è impossibile non apprezzare, e la loro bellezza sta nella capacità dell’autrice di farli rimanere pieni di dignità pur raccontando solo episodi al limite del dramma. Come accade nel racconto Dove sei più donna, in cui una ragazza ci parla del suo caro amico/fratello di sangue «Big Guy (è proprio un ragazzone, accidenti!)» che sta affrontando il suicidio della madre. Un fatto terribile che attraversa la narrazione, e la quotidianità del lutto, in modo continuo ma senza ingombrare, è la causa silenziosa di tante piccole stranezze che vengono semplicemente accettate così come si accetta la morte:
«Questo prima che morisse sua madre. È morta otto giorni fa. Ha fatto tutto da sola. […] Una volta, dopo la morte di sua madre, l’ho visto cucinare al vapore un cetriolo, convinto che fosse una zucchina. Davanti a queste cose mi si stringe il cuore».
Anche se il racconto più intenso è senza dubbio Nel cimitero dove è sepolto Al Jonson che inizia semplicemente così:
«“Raccontami qualcosa che non mi dispiacerà dimenticare” mi disse. “Roba inutile, sennò lascia perdere”».
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E capisci subito che qualcuno sta morendo, ma chi è quella ragazza e perché sta morendo? Soprattutto ti chiedi chi è quell’altra ragazza, la Migliore Amica, che a fatica assiste la moribonda e si sente inghiottire mentre vorrebbe riuscire a mantenere quella distanza necessaria per sopravvivere, almeno lei. Basta informarsi un pochino su chi è Amy Hempel per scoprire che questo racconto nasce da un fatto drammatico della sua vita, la morte a causa della leucemia della sua migliore amica, e appare chiaro allora che a cercare di sopravvivere è proprio la stessa autrice.
Insomma, questi due esempi ci bastano per capire che il tema comune ai racconti di Ragioni per vivere è la perdita, e mi piace immaginare che il motivo del titolo risieda proprio lì, in quelle ragioni per vivere nonostante la perdita… o forse proprio a causa della perdita.
Per la prima foto, copyright: Pablo Heimplatz su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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