Amélie Nothomb e la sua storia d’amore e di odio
Non si è tradita neanche quest’anno: puntuale in libreria, originale come lo è da oltre trent’anni, Amélie Nothomb e il suo stile immediatamente riconoscibile – non solo sulla pagina, ma anche nella vita. Una classe e un estro che partono dalle foto di lei nella copertina delle sue opere nella traduzione italiana di Isabella Mattazzi per Voland e la cui quadratura del cerchio si raggiunge nell’ultima frase del romanzo di turno, scolpita con una maestria che quasi si direbbe sovrumana.
Il 2019, nello specifico, è l’anno de I nomi epiceni, 109 pagine che raccontano una doppia storia d’amore e una doppia storia di odio. Entrambe, naturalmente, quanto più possibile lontane da un immaginario collettivo prevedibile. L’ultima pubblicazione della scrittrice belga, tuttavia, non si limita a sondare la complessità dei sentimenti umani tout court, e sembra anzi in più momenti strizzare l’occhio a successi precedenti. Ma andiamo con ordine.
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La vicenda è quella di Dominique, una venticinquenne della città francese di Brest, che mentre è in un bar viene inaspettatamente sedotta da Claude, un uomo più grande di lei e con una carriera già avviata. Gentile, elegante, e soprattutto persuasivo. La giovane prova infatti una strana diffidenza nei suoi confronti, che però ben presto si sgretola trasformandosi in un amore incondizionato, a cui seguono con altrettanta celerità le nozze e il trasferimento a Parigi. Dopo un paio d’anni di tensioni sul lavoro e di tentativi falliti di concepire un figlio, Dominique dà finalmente alla luce Épicène. Intelligente, affettuosa e mansueta, la bambina cresce superando qualsiasi aspettativa dei genitori, che tuttavia le riservano due trattamenti molto diversi.
Da un lato, Dominique ha con lei un rapporto idilliaco, pieno di allegria e di attenzioni affettuose; dall’altro, Claude la trova snervante, non la degna di uno sguardo e non manifesta nei suoi confronti alcun tipo di legame. Di conseguenza, Épicène è tanto devota alla madre quanto indifferente nei confronti del padre, che si rende conto di odiare senza riserve quando, alle scuole medie, litiga con la sua migliore amica a causa sua. Neppure Dominique, comunque, è entusiasta del loro matrimonio, ignorata e poco considerata dal marito ogni anno di più. Il loro rapporto cambia nel momento in cui lui la prega di fare amicizia con la moglie di un pezzo grosso di un’importante società di elettronica.
Da qui si sviluppa una nuova fase della storia, la più interessante e imprevedibile, che vede Dominique diventare una cara e sincera confidente di Mme Reine Cléry, e Claude ritrovare i forti sentimenti di un tempo per la consorte. Nel frattempo Épicène cresce ed è sempre più attenta a certe dinamiche familiari, pur non potendo prevedere la piega che prenderanno gli eventi non appena i suoi genitori verranno invitati ufficialmente a uno dei ricevimenti in casa Cléry. A differenza sua, può in parte prevederlo un lettore concentrato e che abbia una certa familiarità con gli intrecci di Nothomb, sebbene più di una sorpresa sia come sempre riservata anche ai più perspicaci.
Così, in un sapiente mélange che fra gli altri, per analogia o per contrasto, ricorda i rapporti interpersonali diSabotaggio d’amore, Diario di rondine, Il viaggio d’inverno, Barbablù e Colpisci il tuo cuore, l’autrice restituisce lo spaccato grottesco di una tragedia privata contemporanea, spiccando ancora una volta per l’abilità conturbante con cui inserisce di una coppia di sentimenti universali in una configurazione narrativa forte di un’antica straordinaria tradizione, eppure assolutamente inedita.
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Dalla corposa immersione in questo universo emotivo scevro da qualsiasi differenza sessuale (Dominique, Claude ed Épicène hanno tutti e tre dei nomi epiceni, che non specificano cioè nella loro versione francese il sesso della persona che li porta), e peraltro arricchito da una lingua magnetica e da un andamento generale del romanzo via via più incalzante, si ritorna quindi in superficie storditi e conquistati, con la catartica consapevolezza che la scrittrice dai cappelli stravaganti si riconfermi fra le voci più originali della narrativa europea contemporanea.
Per la prima foto, copyright: Natalya Zaritskaya su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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