Amartya Sen e l’India come cartina di tornasole del mondo
Un desiderio al giorno per una settimana di Amartya Sen, uscito per Mondadori nella traduzione di Luca Vanni, è un libro guida, un intrigante vademecum sulle contraddizioni del tempo presente. Ed è raro imbattersi in un libro del genere, dove per capitoli brevi ma intensissimi, un autore riesce a restituire un panorama davvero ampio di un Paese. Non un Paese qualunque, ma l’India, un continente, il continente del grande economista e umanista Amartya Sen.
Riesce, l’autore, a rivelare per paradossi la contemporaneità indiana, adducendo dati, performances che evidenziano lo sviluppo avvenuto in India negli ultimi decenni. Uno sviluppo che ha costruito una classe di tecnici, non una tecnocrazia, ma non ha ancora diffuso l’istruzione dove dovrebbe, nella stratificazione più bassa della società indiana: dove un tempo c’erano i paria. E dove un tempo c’erano i paria, adesso ci sono le donne.
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Nella raccolta di Amartya Sen le donne si ricavano un ruolo da perfette discriminate. È come se l’autore volesse metterci in guardia dalla sottovalutazione di questa esclusione culturale, economica e sociale. Si legge, tra le righe, la necessità di riorganizzare il sistema sociale indiano in una direzione diversa, dove il welfare, la sanità, la scuola sono negati a pezzi troppo ampi di popolazione perché l’India possa essere definita un’economia compiuta e una democrazia adempiuta. Le cose si tengono insieme, infatti.
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Del resto, è nella natura del pensiero dell’autore la congiunzione tra fatto economico e fatto etico/politico. Lo ha sottolineato più volte, invocando una riconnessione tra le sfere summenzionate che, a oggi, non è avvenuta in Occidente e non è alle porte in Oriente. Tale invocazione trova in questa raccolta di saggi brevi un’esplicitazione assertiva, che si costruisce intorno a delle proposte per l’India.
È come se Amartya Sen abbia voluto esprimersi programmaticamente sul suo Paese, affrontando il tema della diseguaglianza sociale da una prospettiva più politica che tecnica. L’autore è convinto della necessità di rimediare agli squilibri per dare robustezza alla crescita economica, altrimenti l’India rischia di piombare in un oscurantismo post-moderno, dove premoderno e contemporaneità convivono in perenne conflitto contro i poveri. Al contrario, l’autore propone un modello di crescente acquisizione di diritti, quello all’istruzione soprattutto, per consentire l’accesso all’informazione, per evitare che si ripeta l’asservimento culturale del subcontinente indiano a élite di ricchi speculatori.
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Dunque, con l’indice puntato contro la disparità, Amartya Sen indirizza una specie di appello al mondo, che va oltre i confini dell’India. Lui coglie nella condizione indiana uno specchio della condizione mondiale, che attanaglia, anche sotto la forma del rischio, il resto del globo. Riesce a trovare un nesso ideologico nella concretezza della sua analisi. E che vi sia necessità di tornare a rifare delle ideologie robuste, sulle quali edificare nuovi dispositivi di governo, di democrazia, di redistribuzione delle ricchezze, è un dato certo e condivisibile. Ecco quindi che, pur non privandosi di arguzia e capacità analitica, l’autore si muove nel campo del suggerimento ideale, facendo intendere al lettore che senza la centralità dei diritti e dei diritti umani nessuno sviluppo è possibile nel mondo attuale.
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È straordinario il lavoro compiuto per ricomporre una cucitura tra l’India attuale e la storia materiale e spirituale, millenaria, del Paese. Una cucitura che serve a rintracciare quei tratti potenziali postivi sui quali si può produrre sviluppo e democrazia, prioritariamente in Asia. L’Asia è infatti una preoccupazione utile, per Sen, perché è ormai certa e irreversibile la centralità di questo continente nell’economia globalizzata. Non così per la diffusione dei diritti e delle istituzioni democratiche. In definitiva Un desiderio al giorno per una settimana di Amartya Sen è un libro zeppo di constatazioni e desideri: un’oscillazione intelligente tra quello che è l’India – il mondo – oggi e quello che sarà, speriamo, tra non troppo tempo.
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