Allontanarsi per ritrovarsi. “A 1000 km dai ricordi” di Silvana Turchi
A distanza di qualche anno dal suo esordio letterario, Silvana Turchi, costumista cinematografica, teatrale e pubblicitaria con la passione per la scrittura, è ritornata in libreria, dal 26 febbraio, con A 1000 km dai ricordi (L’Erudita).
I temi affrontati nel romanzo sono tra quelli più complicati della nostra esistenza: la perdita improvvisa di una persona per noi importante e il peso, spesso difficile da sorreggere, dei ricordi legati a essa.
Rachele, cinquantottenne, artista e abitante di una cittadina parigina, si ritrova improvvisamente immersa in una realtà in cui l’uomo per lei più importante, e con il quale condivideva tutto, è da poco venuto a mancare. Jacques, marito e grande professionista, è scomparso da qualche giorno. La donna non si capacita del tragico accaduto. Soprattutto, non riesce a immaginare una vita senza di lui. Nemmeno i suoi adorati figli, Matilda e Theodore, sembrano darle un qualche, seppur minimo, sollievo. La casa che condivideva con Jacques d’improvviso le risulta un posto soffocante, opprimente, dove tutto, ogni oggetto, le rammenta il tempo trascorso insieme. Il peso da reggere è davvero insopportabile e Rachele non vede, o non riesce a vedere, una via d’uscita a questa triste situazione. L’unica soluzione possibile, al momento, sembra essere quella di allontanarsi da tutto e da tutti, scappare verso un luogo mai visto prima dove, forse, i ricordi dolorosi andranno man mano scomparendo e dove la gente, sconosciuta, non giudicherà il comportamento apatico nel quale è caduta.
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Andare via, per Rachele, equivale a un tentativo di rinascita. Senza pensarci troppo, impulsivamente, si reca alla stazione di Parigi e da lì, treno dopo treno, arriva a Roma, città d’arte e di storia, che sembra incastrarsi alla perfezione con il suo talento artistico di pittrice. Tutto questo, all’insaputa dei figli e delle persone che la circondano. Nella capitale italiana Rachele si ritroverà immersa in una vita che non le appartiene ma che, per qualche irrazionale motivo, sentirà sua e nella quale si troverà a suo agio. Sarà infatti accolta nella comunità dei senzatetto che abitano sulle rive del fiume Tevere. Tra essi, Rachele si sentirà in qualche modo meglio: nessuno conosce il suo passato, nessuno la giudica e nessuno critica il suo silenzio. È libera di non pensare, allontanata com’è dal suo vecchio mondo.
Ma un giorno un drammatico evento, tra la comunità dei barboni che l’hanno accolta, le scuoterà ancora una volta il cuore e, inevitabilmente, i ricordi riprenderanno il sopravvento. Cosa ci fa lì? Non è forse stata egoista a scappare dal suo mondo, non curandosi dell’amore dei suoi figli?
«Avevo preferito l'oblio del nulla all'amore».
D’un tratto, Rachele comprende che l’unico modo per andare avanti, seppur con fatica, proviene dall’affetto incondizionato per i figli, e dall’amore provato per Jacques, un amore che, nonostante non sia più fisicamente lì, le darà la forza per ricominciare.
Nella storia, anche Theodore e Matilda avranno un ruolo centrale. La loro pazienza, la loro comprensione verso l’atto della madre, e il loro impegno nel ritrovarla sono un monito al non arrendersi, anche quando gli eventi non sembrano andare per il verso giusto. I due giovani, nel cercare la madre, scopriranno un passato dei propri genitori che non conoscevano appieno. E l’incontro casuale con uno sconosciuto sarà per Matilda una doppia scoperta: un nuovo amore e soprattutto un aiuto nel ritrovamento della madre.
Un romanzo introspettivo ma al tempo stesso forte e delicato, seppur il tema principale sia la morte del proprio caro ed il dolore da essa provocato. È proprio da questo evento, e dal senso di smarrimento e sconforto che esso provoca, che Rachele, dopo essersi smarrita e allontanata da tutti, ritrova una nuova energia e una presa di coscienza che la ricondurranno sulla propria strada. Gli affetti, le amicizie, gli amori che mai svaniranno sono la forza che la riportano alla vita, seppur il peso dei ricordi sia pesante. Il lutto è un evento drammatico, che ognuno vive a suo modo. Per Rachele, allontanarsi per un po' dal proprio mondo è stato l’unico modo per sopravvivere, sebbene si sia sentita dimezzata, senza il suo uomo.
«La mia quotidianità si era spezzata e mi ero ritrovata in quarantena dal mondo, non avevo più nulla da dare e non volevo nulla da esso.»
E l’arte, da sempre presente nella sua vita, è stata l’altra salvezza nella quale rifugiarsi per riflettere e ritrovare la forza necessaria per affrontare il futuro. Pian piano, giorno dopo giorno la donna si renderà conto che tornare sui propri passi è difficile, ma non impossibile.
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Silvana Turchi ci trasporta, con la sua narrazione, in una storia di dolore e mancanza dove però, alla fine, l’amore e gli affetti ci ricondurranno alla nostra vita, diversa dal passato ma non per questo meno valevole di essere vissuta. Una storia delicata, come delicata è la scrittura che la accompagna.
Un libro che scuoterà i vostri cuori, ma al contempo vi donerà forza ed energie per affrontare i dolori che fanno parte della vita.
Per la prima foto, copyright: Kira auf der Heide su Unsplash.
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