Alla ricerca delle vite che abbiamo perduto. “Piccole esistenze” di Lorenzo Fusoni
Piccole esistenze (Ianieri edizioni) è il terzo libro di Lorenzo Fusoni dopo il romanzo sperimentale Il libro di Josh.
Protagonista è Horace Prynton, 35 anni, vice-direttore di una rivista di letteratura, teatro e cinema, sposato con una donna della quale è «abbastanza innamorato» con la quale ha due figli «davvero notevoli». Sembrerebbe la sua un’esistenza tranquilla, ma da dieci anni immagini estemporanee riaffiorano alla sua memoria sovrapponendosi al presente, tanto vivide quanto difficili da decifrare. Non sono dei veri e propri ricordi perché non possono essere associati a momenti della vita passata; è come se fossero ricordi appartenuti a un’altra vita e quella che lui sta vivendo sia tutta una finzione, la preparazione di una vita futura. La sua anima è una sola ma si sposta attraverso corpi differenti e il suo tormento è quello di capire chi sia Amaelia il cui viso angelico è scolpito nella sua mente fin dall’infanzia, ma che lui è sicuro di non avere mai incontrato. Vi sono in lui dei «momenti di riconoscimento» in cui la memoria primordiale si risveglia mettendolo di fronte a immagini e volti di un passato che lui riconosce però come non suo. Sono «piccole esistenze» di altre epoche, di altri luoghi, uomini e donne che in apparenza non significano niente, ma che lo possono riportare verso il suo unico, grande amore. In lui riaffiorano i ricordi che gli riportano al cuore emozioni e dolori già vissuti perché come afferma:
«Non esistono punizioni o premi per come si è vissuto. Esistono soltanto i ricordi, e niente più del ricordo può punire o premiare l’uomo per la vita che ha vissuto».
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E allora ci viene da pensare che il colpo di fulmine o le anime predestinate potrebbero essere fenomeni che non si limitano a una semplice coincidenza astrologica o psicologica. Potrebbe anche essere che molte persone che conosciamo nel corso della nostra vita siano in realtà le stesse con cui abbiamo condiviso qualcosa di importante in una vita precedente e l’intesa potrebbe essere qualcosa che si è consolidata o si consolida nel corso di più vite vissute.
Amaelia è quindi la ragazza che Horace ha incontrato nel 1940, è l’anziana donna che gli accarezza il dorso quando era un animale, è una giovane cameriera di Saigon. Ed è tante altre donne che lui ha conosciuto in varie forme. E allora: chi decide il valore esiziale della fine? Quando la morte può essere interpretata come conclusione e quando invece come interruzione di una vita?
Piccole esistenze è un libro che stimola alcuni interrogativi e che si riallaccia ai grandi temi esistenziali; spinge a riconsiderare il concetto di tempo ampiamente affrontato dalla filosofia ma che noi oggi abbiamo perso di vista, spesso così indaffarati a sprecarlo in azioni inutili. Ci ricorda che niente logora più del silenzio tra due persone che hanno perso la capacità di comunicare dopo che hanno condiviso l’intimità, che senza la costrizione non è possibile percepire la libertà che è già dentro di noi, che per provare sentimenti veri soo necessarie esperienze estreme.
«Non si ama mai tanto una persona come quando non la si ha più a fianco, non si è mai tanto legati alla vita come quando si capisce che la si può perdere e non si conosce la libertà fino a che non se ne può più disporre.»
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Con questo breve ma incisivo romanzo, a metà tra romanzo psicologico e di formazione, attraverso una scrittura chiara e scorrevole e un impianto narrativo coeso nonostante i diversi piani temporali, Lorenzo Fusoni ci regala un importante momento di riflessione sulla vita, sulla morte, ma soprattutto sul potere dell’amore che esula dalla ragione, che va al di là del bene e del male cambiando all’improvviso la nostra prospettiva delle cose il cui senso si può capire a posteriori perché non sempre è il senso a muovere le cose. Un libro da leggere per fermarsi a riflettere sulle nostre stesse piccole esistenze che possono non essere entità autonome slegate da altre vite e da altri individui, ma che ad essi sono legate da un sottile filo rosso. Sarebbe bello ritrovare il capo di quel filo e scoprire chi ci ha aspettato per tanto tempo.
Per la prima foto, copyright: Kristopher Roller su Unsplash.
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