Alla ricerca del proprio posto nel mondo. “Quattro uomini in fuga” di Gianfranco Calligarich
Quattro uomini in fuga è l’ultimo romanzo di Gianfranco Calligarich, edito da Bompiani, che mette in scena l’avventura di quattro amici in cerca del loro posto nel mondo.
In verità le vicende che vivranno saranno molteplici, ma tutto nasce dal rapimento di un toro molto importante.
Da Short Horn alla fuga nella città eterna
Il romanzo è narrato in prima persona da uno dei protagonisti, Casablanca, reduce dal fallimento del suo cineclub. Delusioni, ansie e paure emergono dal suo racconto-premessa, dal quale si comprende bene anche l’atmosfera in cui vive nel presente.
Da sempre appassionato di cinema, egli vive e narra la sua vita da insegnante di paese, prima del fatto “Short Horn”, con un pizzico di malinconia e forse rammarico per la chiusura del suo amato cineclub.
Per sfuggire alla monotonia del paesino in cui abita insieme agli altri amici, si ritrova insieme a loro al Tropical bar.
Un giorno però Paolo, figlio di un allevatore e con la vocazione da attore, sconvolge tutti con un’azzardata proposta: rapire il toro Short Horn dall’allevamento del padre e, con i soldi del riscatto, realizzare i suoi sogni e quelli dei tre amici.
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Sauro ed Elio, il primo ceramista e l’altro in lite perenne con la moglie, ci pensano un po’ ma accettano quasi subito. Casablanca, abituato da sempre a soccombere al volere degli altri, non si sottrae alla proposta, forse per non rimanere in disparte, ma in fondo anche per dare una scossa alla sua esistenza.
Dopo una serie di peripezie per nascondere l’animale, i quattro amici si rendono conto che il piano escogitato non darà i risultati sperati. Superata malamente la vicenda di Short Horn, un incontro fortuito con una giovane cantante di nome Samanta cambierà radicalmente le loro vite.
Dopo le attenzioni rivolte a Paolo dalla donna, questi sparirà per qualche tempo per poi ritornare e stupire ancora una volta gli amici con una proposta davvero allettante: trasferirsi a Roma nell’appartamento da lui affittato e avventurarsi nella gestione di un teatro. Ognuno di loro, vedendo il suo ruolo già stabilito a grandi linee comincia a sognare: Elio sarebbe stato l’amministratore, Sauro lo scenografo, Casablanca, forse, addetto alla regia e Paolo un mix tra gestore e attore quale era da sempre. Con vitto, alloggio e stipendio già fissato, gli amici partono per la capitale, con in tasca nessuna certezza, ma tanta voglia di emozionarsi ancora e... vivere!
Al loro arrivo scopriranno che il teatro, in realtà, è tutto da sistemare e pulire, ma la location all’interno di un’antica fontana del Seicento rende l’ambiente molto suggestivo e sprona gli amici a fare il massimo.
Con il passare dei giorni altri individui si aggiungeranno al gruppo, creando nuove alleanze, ma anche contrasti che alla fine avranno dei risvolti inizialmente positivi sugli spettacoli messi in scena dalla “compagnia”.
Sono sempre le parole di Casablanca che ci trasportano all’interno del romanzo e ci fanno assaporare l’atmosfera onirica e quasi felliniana che gli amici stanno vivendo:
«[…] il teatro, come il cinema, era soprattutto luce dentro buio [...]»
e in questa ritrovata luce, Casablanca scopre un altro se stesso, più forte e determinato, che riesce a prendere le giuste decisioni con la sua testa e non con quella degli altri.
Quando tutto sembra andare per il meglio la compagnia deve fare i conti con le spese e i problemi del teatro che, in un primo momento, verranno risolti dall’arrivo di un misterioso mecenate, chiamato N.N.
Un’altra fantastica esperienza attende i quattro amici, tra gite a St. Moritz e trasferte a Londra, finché, ancora una volta, i loro sogni si sgretolano piano piano davanti alla nuda realtà.
C’è molta malinconia, ma anche momenti più distesi e comici durante la narrazione, che Calligarich riesce abilmente a mescolare, senza far annoiare il lettore.
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In effetti ognuno si potrebbe riconoscere almeno in uno dei diversi protagonisti, poiché il filo comune che sta alla base della storia è la realizzazione personale che nessuno dei personaggi riesce a trovare nella vita, stretta, di paese.
Si va costantemente alla ricerca di emozioni ancora da vivere, esperienze incredibili e ambizione, sì, perché questo è in fondo la vita: trovare l’essenza delle cose in noi stessi.
Il finale resta quasi aperto e ci presenterà uno scenario diverso dal punto di partenza, poiché i protagonisti cambieranno il loro modo di agire e ognuno di essi prenderà nuove strade, tutte da sperimentare.
Per la prima foto, copyright: Kevin Lee.
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