Alieni e comunisti, il nuovo romanzo dei Wu Ming
Proletkult non è soltanto il titolo di questo libro, è un progetto reale, nato in Russia nel 1917. Aleksandr Bogdanov, il suo fondatore, nonché uno dei personaggi del romanzo, ha voluto istituire questo centro culturale e intellettuale, con lo scopo di creare cultura dai proletari per i proletari: un polo di arte e letteratura che organizzava corsi e seminari per i lavoratori in tutta la Russia. Un tentativo di avanguardia, un nuovo sguardo futurista per il nuovo secolo, la ricerca delle fondamenta di uno Stato nelle arti, nella fusione della bellezza dilettevole con il prodotto utile. Nel 1920 contava mezzo milione di iscritti, purtroppo però pochi anni dopo fu definitivamente abolito.
Uscito nel mese di ottobre per Einaudi Stile Libero, Proletkult è l’ultimo romanzo di Wu Ming, pseudonimo per un gruppo di autori che si occupano in particolare di fondere la narrativa al fatto storico. Alcuni dei loro titoli più importanti sono Q, nel 1999, con ancora il vecchio nominativo di Luther Blisset, 54 (2002), Manituana (2007) e L’armata dei sonnambuli (2014).
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La scrittura è ricercata, non pesante ma piena, concentrata, uno stile quasi cinematografico, fatto di periodi brevi e immagini mirate, che si unisce allo studio di più menti che lavorano insieme. Questi autori raccontano un episodio inverosimile, nato da un pianeta con ideali distopici, riuscendo a mischiare la storia con la fantascienza.
Nel 1927, vicino Mosca, proprio nel decennale della Rivoluzione d’ottobre, Denni, una fanciulla dai capelli biondi e chiarissimi, viene ritrovata da una famiglia di contadini nel loro terreno: una scena quasi cinematografica, di coniugi rustici che si ritrovano uno strano essere in giardino, in questo caso però senza ufo o qualche effetto speciale della tracotanza hollywoodiana. Il marito, insospettito dalla grande quantità di denaro che la giovane porta con sé, non vuole avere nulla a che fare con lei e preferirebbe abbandonarla al suo destino; la moglie invece decide per entrambi e ordina al compagno di portarla dentro. Così, dopo un bagno e una cena per poterla rimettere in sesto, la clandestina dichiara che di quei soldi non se ne potrebbero fare nulla, poiché coniati fuori dal nostro Sistema Solare. La ragazzina proviene da un altro pianeta, Nacun, su cui il comunismo è una realtà ormai assodata da tanti anni. Certo anche lì si è avuto il “periodo medievale” con signori, vassalli eccetera, ma ormai da secoli si è arrivati a una situazione di completa stabilità politica, una sinistra totale, utopica. Il viaggio della baby-comunista venuta dallo spazio nell’Unione sovietica accade nel 1927, anno in cui si festeggia il decennale della Rivoluzione. Verrà a contatto con Bogdanov, che in quegli anni lavora in una clinica di trasfusione di sangue, tecnica innovativa della scienza che porta con sé anche l’idea di fratellanza e uguaglianza tanto desiderata dal dottore idealista, principale rivale di Lenin nel partito. Il dottore è anche autore di un romanzo: Stella Rossa, edito da Sellerio nel 1989. La ragazza viene proprio dal pianeta che racconta in quest’opera: una società sì consolidata, ma con i suoi problemi, come ad esempio quello, grave e sempre attuale anche su questa terra, dell’autosufficienza, l’indipendenza dall’ambiente. Così gli alieni dibattono sulla soluzione da prendere: se sia giusto invadere una specie, la nostra, che è ancora arretrata oppure comunicare e collaborare con quest’ultimi –pensiero dei cosiddetti “interplanetaristi”.
Denni è alla ricerca del padre, un terrestre vero e proprio, che sembra sia nascosto a Mosca, e viene accompagnata da Bogdanov in questo dramma. Così allora gli autori ci presentano la capitale sovietica di fine anni Venti, una Russia rassegnata, in cui Stalin muove i primi passi nell’allontanare, per sterminare poi, i suoi oppositori. In queste pagine Bogdanov riflette sui suoi ideali, ricorda gli anni passati, la forza di pensieri ormai utopici, che sono evoluti in maniera differente rispetto al proprio credo: in un passo incontra alcuni amici di vecchia data, compagni. Anche loro ormai sono rassegnati. Sono impiegati.
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Un romanzo che miscela il fantascientifico con la storia, utilizzandolo come causa e pretesto per ridare luce a un periodo a noi quasi sconosciuto. Non solo, i Wu Ming riescono a rendere la lettura piacevole e forte, un ottimo passatempo intellettuale.
Per la prima foto, copyright: Akshay Paatil su Unsplash.
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