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Akram Aylisli: fermiamo le violenze contro lo scrittore azero!

Akram AylisliAkram Aylisli è uno scrittore dell'Azerbaigian, nato nel 1937. La sua vicenda, che negli ultimi tempi ha preoccupato non pochi cronisti internazionali, è legata, da un lato, alla nomina, nel novembre del 2005, a membro del Parlamento azero, dall’altro lato, alla sua ultima opera letteraria. Il romanzo, Daş Yuxular, sta scatenando un vespaio di polemiche in Azerbaigian, perché nella trama si racconta degli sforzi di due uomini azeri che tentano di proteggere i vicini armeni durante i massacri di Sumgait del 1988 e i pogrom di Baku del 1990. Come è possibile che un romanzo possa sfociare in tumulti?

Tutta l’area coinvolta è, dal punto di vista etnico, in latente tensione da tempo, non dimentichiamo il genocidio armeno del 1915 da parte dei Giovani Turchi, mai del tutto metabolizzato a livello istituzionale, oltre ad avere generato conflitti ancora oggi manifesti nella comunicazione politica e sociale. I pogrom più recenti hanno esasperato le diffidenze e minato la pace fra quei popoli.

Aylisli ha raccontato nel suo Daş Yuxular una vicenda umana che l’ha portato al centro di feroci condanne da parte degli azeri più estremisti.

Si è fatto un simbolico test del DNA a Baku per verificare se lo scrittore sia o meno Armeno e un gruppo di persone si è radunato di fronte alla sua casa per disegnare una croce nelle foto di Aylisli per poi bruciarle urlando «Traditore, vergogna!», fatto che avrebbe dovuto far preoccupare le autorità e invece Ilham Aliyev, Presidente dell’Azerbaigian, ha dichiarato nulli i tanti premi prestigiosi ottenuti da Aylisli nel suo Paese, oltre a bloccargli la pensione.  

Contattato via mail, lo scrittore ha dichiarato: «Non ho mai visto qualcosa di simile. Tutte queste cose sono una delle peggiori derivazioni dell’ideologia dell’Unione Sovietica. Stanno scatenando una propaganda del terrore contro di me. Attaccano perfino la mia famiglia». E aggiunge: «Coloro che discutono la mia identità sanno che non ho origini armene. Sostengo ancora che questa è una propaganda del terrore. Nessuno può parlare della mia spiritualità e dei miei principi morali». Quando Aylisli è interpellato sui diritti umani e sulla libertà di espressione in Azerbaigian, egli dichiara: «In un Paese dove un noto artista è coinvolto in quei grandi problemi, non ha più senso parlare di diritti umani. Tentano di zittire le persone dai punti di vista diversi e provano piacere nel farlo». «Il principale obiettivo del romanzo è un appello affinché si possa vivere assieme», aggiunge Aylisli, spiegando che la sua opera non ha nulla a che vedere con la politica.

Lo scrittore spiega che l’incipit del romanzo è un incidente: «Una decina di giovani azeri esiliati dall’Armenia raggiungono Baku, la Capitale dell’Azerbaigian, dove incontrano un signore anziano armeno; gli prendono gli indumenti, lo picchiano e lo gettano dentro una pozzanghera. Un famoso artista azero vede l’incidente e prova ad aiutare il signore anziano. I giovani azeri picchiano anche lui. Gli incidenti dopo questo evento hanno luogo nel mondo interiore dell’artista».

Il libro racconta i luoghi dove egli è cresciuto e ha vissuto la sua vita, toccando temi quali il genocidio del 1915 e le sue tragiche conseguenze: «Il mio libro è solo un messaggio. Rappresenta un messaggio da scrittore e da intellettuale. Volevo solo mostrare che gli Armeni e gli Azeri non sono nemici».

Nel frattempo il figlio di Aylisli, Necef Naibov, che lavorava per un ufficio doganale, e la moglie sono stati licenziati. Una seconda residenza di proprietà di Aylisli, che fu regalata al noto scrittore dallo Stato, è stata sequestrata dalle autorità competenti dell’Azerbaigian.

Una quantità rilevante di politici ha condannato Daş Yuxular, definendolo una giustificazione vergognosa del separatismo armeno che ha come principale conseguenza la creazione delle basi ideologiche per l’occupazione illegale dei territori azeri.

Human Rights Watch, un'organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ha dichiarato che il Governo dell’Azerbaigian dovrebbe subito bloccare la violenta campagna di intimidazione messa in atto contro lo scrittore Akram Aylisli, oltre a garantire la libertà di espressione.

Ma la tensione non sembra arrestarsi: ieri, Hafiz Hajiyev, leader di Modern Musavat, partito pro-governativo, ha dichiarato pubblicamente che ricompenserà con 10.000 manat (circa 9473 euro) chi riuscirà a tagliare via un pezzo di orecchio a Aylisli.

Lo scrittore settantacinquenne ha invitato le autorità a garantirgli la sicurezza necessaria, altrimenti sarà costretto, insieme alla famiglia, a lasciare il suo Paese.

Sul Romanzo invita gli scrittori, gli intellettuali e i cittadini italiani a non abbassare la guardia di fronte a questo vergognoso atto di prevaricazione a danni di un artista.

Diamo il via su Twitter all’hashtag #stopviolencevsAylisli

La soti

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