Ai limiti della barbarie. “Dominio” di Andrea Esposito
Andrea Esposito ci spiazza con il suo nuovo romanzo, Dominio (Il Saggiatore), una struggente avventura nei quartieri di una non meglio precisata città. L’autore di Voragine torna a insistere su temi a lui particolarmente cari in una realtà distopicamente inquietante dove il Senso si smarrisce, si diluisce fino a diventare acqua sorgiva e correre via davanti ai nostri occhi umani, meramente umani. Il Senso di cui parliamo è indirizzo, ovverosia capacità di orientare l’azione nel contesto dell’esistenza; esso è anche sensibilità, capacità di percepire l’intorno ambientale; infine, possiamo anche considerarlo significato, inteso come orizzonte di contenuti cui rinvia l’orientamento operato dall’indirizzo teleologico. Queste tre componenti emergono in maniera forte nel romanzo come se fossero perdute, disgregate e disunite: i personaggi faticano a percepire coerentemente la realtà loro circostante, non considerano sé stessi come capaci di raggiungere fini validi per quella struttura che diciamo identità personale e, da ultimo, questa stessa identità muore, disaggregandosi, in seguito ai colpi delle vicende esogene che spengono il fuoco della vita.
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È interessante notare come Esposito faccia leva, per quanto concerne la mancanza di un Sé “riflettente” e inteso in maniera cosciente, alla moltiplicazione di soprannomi che rispecchiano, in maniera più o meno fedele, la personalità dei nominati; costoro – e, insieme, le loro essenze – vengono ridotti ai Nomi, alle apparenze che assurgono a montagne di pseudo-significatività impossibili da superare e oltrepassare.La società – intesa come insieme di individui che intrattengono relazioni interpersonali – in cui sono calati i protagonisti dell’opera è un insieme di etichette attribuite in maniera arbitraria e contingente e che determinano, in modo ultimativo, le possibilità future cui l’individuo può volgere la propria attenzione e il proprio interesse. Una società vacua di maschere in cui le vere identità restano celate e vengono obliterate, sia volontariamente che involontariamente. Possibile e, per certi versi, concesso è vedere in ciò una radicalizzazione estrema della realtà quotidiana alla quale ogni giorno ci assoggettiamo.
Connesso a questo tema è anche quello dell’oblio: siamo persone autocoscienti e aventi una certa identità soltanto in quanto possiamo oggettivare il passato e il futuro e annetterli al presente per poter meglio comprendere il senso della realtà che ci circonda; nel caso in cui la nostra mente non riuscisse a ritenere gli eventi passati significandoli in vista di possibilità future (come avviene in un contesto di oblio), a venire meno è, ancora una volta, il nostro Sé, la possibilità di scelta che è caratteristica precipua dell’umano agire. In quest’ottica emerge – come è ben evidente nell’opera di Esposito – un dominio degli istinti naturali legati all’hic et nunc senza prospettive future o rammemorazioni significative passate e, al tempo stesso, un determinismo imponente che permette al singolo di seguire un’unica via e nessun’altra – es muss sein, così deve essere!
L’orizzonte di Vita descritto in Dominio è oltremodo angosciante, nel senso di un’angoscia che pervade il lettore fin nelle zone più recondite della sua intellettualità portandolo a comprendere come la Vita autentica possa presentarsi soltanto in seguito alla comprensione del fatto che un vero Senso intrinseco alla realtà non esista. Una volta giunti a tale consapevolezza si può fare il passo ulteriore, quello che nessuno dei personaggi è stato capace di fare: capire che non si è in balìa di una forza superiore – sia essa la Natura o il Fato – che dà Senso alla realtà che ci circonda ma che la principale fonte di significazione siamo noi stessi, agenti di effetti tangibili nel Mondo che noi creiamo e all’interno del quale viviamo e prosperiamo.
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In conclusione, il romanzo Dominio di Esposito mostra una società ai limiti della barbarie in cui manca il Senso, in cui la progettualità esistenziale viene meno, in cui la luce sembra essere spenta: una realtà associata distopica, oculatamente descritta dalla penna dell’autore. L’alto e il basso, la strada in salita e quella in discesa, la destra e la sinistra sono ormai equipollenti, le medesime: la morte sembra essere l’unica via di uscita da un Mondo dominato da un’ottica deterministica, dalle apparenze e da identità fittizie. Dominio di Andrea Esposito è un richiamo audace a non scadere in questa condizione di vacuità onnicomprensiva.
Per la prima foto, copyright: chester wade su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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