Addio alle password
Prepariamoci a dire addio all'abbinata "username-password". Un gruppo di ricercatori londinesi sta studiando un sistema che permetterebbe di creare delle vere e proprie carte d'identità elettroniche, capaci di proteggere i nostri dati personali molto meglio di quanto facciano i sistemi attuali. Gli scienziati della Royal Holloway University di Londra hanno sviluppato un sistema che si chiama Uni-IDM, che consiste nel creare delle carte di identità elettroniche per accedere a ogni sito web e proteggere i dati sensibili da violazioni, spamming e phishing.
Ad ogni utente, nel prossimo futuro, potrebbe bastare "mostrare" la propria carta d'identità elettronica per accedere, ad esempio, alla sua e-mail o al suo profilo su un social network. Superando, in un colpo, anche la difficoltà del tenere a mente username e password spesso diversi, per eccesso di fantasia o per le richieste sempre più complesse che si incontrano in fase di iscrizione (stringhe alfa numeriche di almeno 8 caratteri... alternanza di lettere e numeri... inserimento di almeno una lettera maiuscola...).
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Si stima che siano state oltre sei milioni le password rubate di recente da un solo gruppo di cyber-criminali russi in uno degli ultimi attacchi di massa. Dati che sono poi stati resi pubblici. Ma sono all'ordine del giorno notizie di violazioni di profili Facebook (un incubo che fa nascere anche tante leggende metropolitane), Twitter (recentemente è capitato anche al sottoscritto, che si è trovato dalla sera alla mattina con qualche centinaio di sconosciuti "following" in più) e LinkedIn, per citare solo i principali. Nonostante questo, ad oggi la tecnologia dominante resta quella del nome utente+password. Ora però il sistema sviluppato dai ricercatori di Sua Maestà potrebbe portare a breve la speranza di una maggior tutela e di sonni tranquilli per noi e per la nostra privacy.
Certo, si apriranno altre questioni e ci sarà spazio per altri interrogativi: chi emetterà questi documenti elettronici? Sarà affidabile nel conservare le banche dati contenenti le informazioni (anche molto sensibili) di ogni utente? Chi garantirà la validità del documento? Quale valore avrà, in senso assoluto, visto che molte delle attività che attualmente compiamo nel mondo reale nel prossimo futuro saranno realizzabili anche, e sempre più, in rete (commercio, lavoro, incontri...)? Interrogativi che prima o poi dovremmo porci, ma intanto speriamo che gli scienziati della Royal Holloway University si sbrighino a regalarci qualche notte di tranquillità. Anche perché gli hacker (non tutti in tal caso, ma solo quelli cattivi, s'intende) saranno sicuramente già al lavoro.
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